Se la Messa è «frazione del pane» quando si è diffuso l’uso delle ostie?
Ho sentito che l’Eucaristia viene chiamata anche «frazione del pane». Da quando si usano, per la comunione, le ostie piccole? E perché non si usa una forma più grande, da frazionare come appunto era in passato? «Spezzare il pane» sarebbe un bel gesto da fare durante la Messa, che richiamerebbe quello fatto da Gesù.
Risponde don Roberto Gulino, docente di liturgiaRingrazio la nostra amica lettrice che ci dà la possibilità di approfondire un aspetto molto importante della celebrazione eucaristica.Tra in nomi che nel corso dei secoli sono stati utilizzati per la «Messa» troviamo tra i più significativi e sicuramente tra i più antichi «frazione del pane», utilizzato già da san Luca negli Atti degli Apostoli (sia con questa precisa terminologia, in At 2,42, sia con altre che declinano l’espressione «spezzare il pane», in At 20,7.11; 27,36).Il termine «frazione del pane» richiama al gesto della condivisione del cibo durante il pasto (si spezza il pane per distribuirlo ai commensali) e diventa da subito un termine tecnico dei cristiani per indicare il rito della celebrazione eucaristica, rimandando di conseguenza anche a un significato spirituale molto profondo: condividere/offrire quanto abbiamo e, ancor meglio, quanto siamo (le nostre capacità, i nostri doni, tutta la nostra vita) a Dio e agli altri.Nel contesto dell’ultima cena Gesù, oltre che seguire il rituale della condivisione del pane azzimo previsto dalla pasqua ebraica, ha istituito un rito completamente nuovo consegnando profeticamente attraverso quel pane e quel vino il suo corpo e il suo sangue agli apostoli.In questo memoriale della nuova ed eterna alleanza il Signore ha anticipato ritualmente quanto avrebbe vissuto fisicamente il giorno successivo – donando il suo corpo e versando il suo sangue sulla croce – e al tempo stesso ciò che sarebbe avvenuto il terzo giorno, quando è risorto per la nostra salvezza: in quella cena Gesù ha consegnato veramente il suo corpo come pane vivo e cibo di vita eterna, e il suo sangue come fonte e bevanda di salvezza.Gli apostoli, e i loro successori, hanno continuato a celebrare il memoriale istituito dal Signore nello stesso modo.Gradualmente, dal VII secolo in poi, per motivi di praticità, si iniziò – quasi sicuramente in ambienti monastici – a utilizzare un pane azzimo già preparato prima della celebrazione in piccoli pezzetti, le ostie, per evitare il rischio della possibile dispersione di frammenti durante la frazione di un unico pane più grande.Tale uso si diffuse enormemente ed è arrivato fino ai nostri giorni, ma occorre ricordare come nella celebrazione eucaristica si sia sempre valuto mantenere anche il gesto della frazione del pane.Ancora oggi, sull’esempio di Gesù, il sacerdote prima di comunicarsi spezza l’ostia durante il canto o la recita dell’invocazione «Agnello di Dio», evocando al tempo stesso sia la frazione del pane consacrato in vista della distribuzione ai fedeli, sia il sacrificio del Signore, unico vero Agnello che toglie i peccati del mondo, che si «spezza» e si dona per la nostra salvezza.L’ipotesi di tornare all’unico grande pane da spezzare in pezzi più piccoli per tutti è molto interessante, ma sicuramente meno pratica e ci espone ancora di più al rischio di disperdere qualche frammento dell’Eucaristia.Come ci ricorda l’Ordinamento generale del Messale Romano al numero 321, niente ci vieta di utilizzare ostie un po’ più grandi e di distribuire parte di esse ai fedeli per manifestare ancora più chiaramente la nostra unità in Cristo: «Conviene quindi che il pane eucaristico, sebbene azzimo e confezionato nella forma tradizionale, sia fatto in modo che il sacerdote nella Messa celebrata con il popolo possa spezzare davvero l’ostia in più parti e distribuirle almeno ad alcuni dei fedeli. Le ostie piccole non sono comunque affatto escluse, quando il numero dei comunicandi o altre ragioni pastorali lo esigano. Il gesto della frazione del pane, con cui l’Eucaristia veniva semplicemente designata nel tempo apostolico, manifesterà sempre più la forza e l’importanza del segno dell’unità di tutti in un unico pane e del segno della carità, per il fatto che un unico pane è distribuito tra i fratelli».