Cosa significa essere “come bambini”? Riconoscersi inutili e incapaci
Cosa intende Gesù quando dice che per entrare nel Regno dei Cieli dobbiamo diventare come bambini?
Risponde don Francesco Carensi, docente di Sacra ScritturaPer rispondere a questa domanda leggiamo il Vangelo, in particolare il capitolo 10 di Marco, versetti 13-16: «Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva».Nei versetti precedenti questo testo Gesù veniva interrogato sul divorzio dove Gesù dimostra la sua opposizione rifacendosi al progetto originario di Dio. Questo episodio dell’arrivo dei bambini si situa subito dopo il discorso di Gesù con i discepoli.Siamo ancora «nella casa» dove Gesù insegna ai discepoli cosa significa seguirlo. Non dimentichiamo che in questi testi Gesù per tre volte annuncerà la sua passione morte e risurrezione e questo provoca lo sconcerto degli apostoli che non possono accettare di seguire un messia che va verso la morte. La missione che egli deve compiere secondo il loro modo di pensare deve essere forte e potente per ottenere i risultati sperati. Gesù invece ripete che chi vuole seguirlo non deve accettare le logiche mondane ma abbracciare un modo di vivere che non mette il centro sulla sua auto conservazione ma sul donare la propria vita per la causa del Vangelo.La casa dove si trova Gesù ha una dimensione comunitaria e indica la Chiesa, la comunità di coloro che sono riuniti per ascoltare la parola del Signore. Particolare importanza dunque assume l’arrivo di persone dall’esterno che portano dei bambini per la benedizione. Abbiamo l’intervento dei discepoli che sgridano. Ma chi sgridano, i bambini o i genitori? Il testo non lo precisa. Il contesto ci dà degli elementi. Marco vuole sottolineare l’atteggiamento dei discepoli che non dovevano avere una tale reazione ed è segno che non hanno ancora compreso l’insegnamento di Gesù e sono ancora all’interno della logica del potere e del primo posto. Non riescono ad accettare la logica del dono ma rimangono sempre in una situazione di difesa, di conservazione per preservare i loro privilegi e i loro compiti all’interno della comunità.«Lasciate che i bambini vengano a me» cosa significa? Si tratta di entrare nel regno di Dio. L’accesso a Gesù non è dunque una questione di capacità, di forza, di potere, di privilegio, ma di incapacità (i bambini vengono portati), di dipendenza, di inutilità (si pensi allo stato del bambino a quell’epoca).Chi vuole entrare nel regno di Dio deve accoglierlo in questo senso con l’atteggiamento di chi come un bambino non può appunto rivendicare nulla. Il bambino nel mondo moderno viene considerato attraverso le immagini di purezza e innocenza. Per gli antichi del tempo di Gesù i bambini non contavano niente e non potevano essere sufficiente a sé stessi. Uno dei rischi è interpretare questo testo secondo i criteri della psicologia moderna a partire dal ruolo dominante e talora forse eccessivo che viene assegnato ai bambini nella nostra società. Nella mentalità dell’epoca i bambini erano considerati come incapaci di comprendere la Torah (cioè la volontà di Dio) e portarli a Gesù era fondamentalmente inutile. Con il loro atteggiamento i discepoli sembrano voler dire che per accostarci a Gesù bisogna avere delle conoscenze preliminari, delle competenze religiose e intellettuali.Anche l’indignazione di Gesù non deve essere interpretata secondo i criteri che nel mondo odierno sono alla base dei sentimenti. L’affermazione che il regno di Dio è accessibile a coloro che lo accolgono come un bambino non rimanda all’innocenza e alla purezza ma è da comprendere secondo i criteri in vigore all’epoca: è appunto perché sono nell’impossibilità di comprendere qualunque cosa di Dio e della Torah che ai bambini è possibile entrare nel regno di Dio che Gesù indica, indirettamente, che va accolto come un dono e non conquistato con lo sforzo fisico intellettuale o spirituale.Solo coloro che si riconoscono bambini, cioé incapaci e incompetenti, sono in grado di accogliere e di entrare nel regno di Dio, perché l’unico atteggiamento possibile è quello della fiducia totale in lui. Il bambino, più dell’adulto, è anche colui che riceve passivamente la sua identità dalla parola degli altri (in primo luogo da quella dei suoi genitori). Si deve però affermare e precisare che «diventare come bambini» nella logica di Gesù è il contrario di una regressione all’infantilismo, simile a quella che si può talora discernere nella nostra società occidentale. Al contrario il modo di procedere di Gesù nei confronti dei discepoli fin dall’inizio del Vangelo mira alla loro responsabilizzazione. Si potrebbe forse esprimere questa differenza parlando, sul versante del mondo moderno di infantilismo e, nel versante del Vangelo di «spirito di infanzia», come sostengono alcuni studiosi.