Il film: “Marcel the Shell”, lezioni di vita da una conchiglia con le scarpe
La tecnica dello stop motion utilizzata per dare vita a Marcel e agli altri membri della sua bizzarra famiglia è un lavoro titanico di artigianato e di animazione, e ha fatto sì che ogni giorno di ripresa corrispondesse grossomodo a dieci secondi di girato: nessuna sorpresa quindi che ci siano voluti più di dieci anni perché quello che era ormai diventato un beniamino di internet approdasse al cinema con un lungometraggio tutto suo.
Dean Fleischer Camp imposta «Marcel the Shell» più come un videodiario che come un documentario, e racconta della propria convivenza con la buffa conchiglia che dispensa perle di saggezza dall’alto (o meglio, dal basso) di una spiazzante semplicità e di un cuore ben più grande del suo guscio. Nel frattempo, il regista si è lasciato con la doppiatrice Jenny Slate, ma non solo i due continuano a collaborare per il film, ma includono la propria rottura al suo interno, trasformandola in un nodo di trama che diventa per il giovane autore, e per il pubblico con lui, quasi terapeutico.
I precedenti cortometraggi sono inclusi nel film, ottenendo un buffo effetto di falso dietro le quinte che racconti l’amicizia tra un uomo, Dean Fleischer Camp che interpreta se stesso, e il piccolo Marcel, che ha sul mondo un occhio nuovo, limpido, puro. La prospettiva del minuscolo protagonista permette alla fantasia dell’autore di sbizzarrirsi nel reinventare oggetti di tutti i giorni in buffi attrezzi che aiutino la minuscola conchiglia e sua nonna Connie – Isabella Rossellini nella versione originale, una vecchia conchiglia italiana che chiama il figlio “Marcello” come Anita Ekberg fa con Mastroianni in «La dolce vita».
Portato in vita da un’animazione squisitamente artigianale, Marcel diventa una specie di Principe Myškin, un osservatore che con acuta intelligenza e spontaneo candore guarda al nostro mondo e ne vede tutti i limiti, le contraddizioni, le storture, dalle inutili complicazioni che costruiamo nelle relazioni all’ambiguità dei social network (“Questa non è una comunità, è un pubblico”, afferma dopo pochi minuti passati in rete).
«Marcel the Shell» è un film semplice, che proprio di questa caratteristica fa il suo punto di forza. Con una discreta forza poetica, un’inaspettata profondità e una disarmante tenerezza, il buffo protagonista prende per mano (si fa per dire) il pubblico e lo porta a (ri)scoprire assieme a lui la struggente bellezza delle piccole cose, i tesori nascosti nel mondo e nelle persone che troppe volte non notiamo o lasciamo ai margini delle nostre vite.
Coinvolgente, fantasioso e intelligente, «Marcel the Shell» è una bellissima sorpresa.
MARCEL THE SHELL di Dean Fleischer Camp. Con Jenny Slate, Dean Fleischer Camp, Isabella Rossellini, Lesley Stahl. USA, 2021. Fantastico.