Toscana
Quei francescani sono da Nobel
Per 39 giorni la speranza ha fatto a turno con la disperazione. Dal convento francescano e dalla Casa Nova attigua alla Basilica dapprima sono usciti alcuni giornalisti (anch’essi rimasti coinvolti nell’assedio), poi qualche frate anziano tra i 40 inizialmente presenti all’interno insieme alle quattro suore di Poggio a Caiano, infine anche alcuni palestinesi, mentre la maggioranza (123) è rimasta asserragliata fino al 10 maggio quando dopo lunghe ed estenuanti trattative si è giunti finalmente alla soluzione: 84 palestinesi liberi dopo l’identificazione, 26 mandati a Gaza e 13 (quelli accusati di terrorismo) spediti a Cipro in attesa di essere presi in consegna da alcuni Paesi europei.
A condurre le trattative dall’interno della Natività, ma anche a mantenere i contatti con l’esterno e con i media di tutto il mondo è stato sempre lui: padre Ibrahim, responsabile dello «statu quo» della Basilica e direttore della Terra Sancta school, che prima della guerra ospitava duemila ragazzi di Betlemme, cristiani e musulmani. L’immagine del francescano aveva già fatto il giro del mondo qualche mese fa attraverso la foto che lo ritraeva dietro alla sedia vuota di Arafat, che non aveva ottenuto il permesso dagli israeliani di partecipare alla Messa della notte di Natale. Ma questa volta, in foto o in video, tutti e in tutto il mondo lo hanno visto. E con lui hanno visto quello che, sia pure «dietro le quinte», hanno fatto gli altri frati e le suore: «Hanno scritto cioè una pagina importante della storia di questa terra ha detto all’agenzia Sir il Custode di Terra Santa, padre Giovanni Battistelli . Chi la giudicherà potrà capire l’importanza del loro operato e quello degli altri religiosi, in questa situazione. Sono riusciti, nonostante i morti, a salvare 140 persone. Non è poco avere evitato la tragedia. I frati hanno cercato di rendere calma la situazione senza creare ulteriori turbative, condividendo con i palestinesi quello che avevano da mangiare e da bere. Sono rimasti dentro perché non si aveva nulla da temere né da ebrei né dai palestinesi. Come Custode e frate aggiunge Battistelli sono orgoglioso di questi miei confratelli. Sia i militari israeliani che i palestinesi, al termine dell’assedio non hanno fatto altro che abbracciare i frati. Alcuni di loro hanno urlato il nome di padre Ibrahim».
«La Toscana dice ora padre Ibrahim (che sabato, tra l’altro, si collegherà in diretta con San Giovanni Valdarno per la fiaccolata della pace organizzata dalla diocesi di Fiesole) è sempre stata accanto a noi. Le vostre preghiere e le vostre telefonate ci hanno aiutato a resistere e a non perdere mai la speranza».