Vita Chiesa
Don Andrea, prete da record: è parroco di 21 parrocchie
Siamo oltre Pontremoli, all’estremità nord della Toscana, nei boschi della Lunigiana. Don Andrea può contare sull’aiuto e la collaborazione di molte persone che lo aiutano a gestire e portare avanti questa realtà: «Ho delle persone che mi aiutano, anche se non hanno un incarico ufficiale: un accolito, un diacono e un sacerdote. Senza di loro tutto questo non sarebbe possibile». Non tutte le parrocchie hanno le messe tutte le domeniche, alcune vengono aperte solo durante il periodo estivo: «il periodo più impegnativo è proprio l’estate, quando c’è il rientro, e più persone tornano in paese durante le vacanze». Don Andrea celebra più Messe: «Cerco di dare tutto il possibile nei limiti delle mie capacità. Per quanto riguarda le Messe alcune parrocchie si accorpano e a seconda delle domeniche le persone sono invitate a spostarsi verso una o verso l’altra. Un esempio sono le parrocchie di Gravagna Montale e Gravagna San Rocco, dove la Messa viene celebrata un sabato in una e un sabato nell’altra».Don Andrea può contare sull’aiuto anche di persone laiche, gruppi più o meno grandi che tengono aperte le parrocchie e che si curano della chiesa: «È una cura materiale e un servizio essenziale di gestione della chiesa. Le persone sono poche ma dimostrano interesse e questo è un aspetto positivo. Poi c’è anche un altro aspetto, il rovescio della medaglia: curandosi della propria chiesa le persone fanno più fatica a muoversi e andare alla parrocchia vicina per la Messa. Le persone però si dedicano molto alla parrocchia, e questo è fondamentale».Ogni parrocchia ha le proprie feste, per quanto riguarda le attività come incontri o celebrazione durante la settimana, don Forni presenzia in quelle che vedono maggiore affluenza, nonostante i numeri siano comunque piuttosto bassi: «L’obiettivo è essere partecipe, assicurare una presenza così che non si sentano abbandonati, perché tutti hanno diritto a un servizio ecclesiastico».In queste piccole parrocchie avvengono anche celebrazioni di battesimi, quando i genitori portano i loro bambini nel paese di origine; anche i matrimoni vengono celebrati, ma la maggior parte restano funerali in quanto c’è una preponderanza di popolazione anziana. Seguire personalmente 21 parrocchie non è facile, afferma don Forni: «La gente avrebbe piacere che ci fosse sempre un prete, ma è anche vero che non è così fondamentale». Il numero dei preti si è fatto più esiguo negli anni e il futuro appare anche meno roseo. «I motivi di questa riduzione sono dovuti dalla diminuzione di natalità, è una questione materiale e un dato di fatto, ma principalmente è l’allontanamento dalla vita di fede, in generale si sente meno il desiderio di mettersi in ascolto della volontà di Dio. C’è una visione non positiva della vita consacrata perché non corrisponde ai canoni della vita di oggi, manca l’aspetto di avere successo, di fare soldi, e quindi questa strada non viene vista in un’ottica positiva. Però la ragione ultima e il fulcro di tutto è la fede, quella che spinge a un progetto di vita». Per don Andrea il cristianesimo di oggi è di tradizione, del «si è sempre fatto così», però «non c’è un futuro in questo tipo di impostazione e le cose non cambieranno se non riusciamo a realizzare un cristianesimo di testimonianza. La situazione necessita di una conversione del cristianesimo di oggi, che va verso l’esaurimento di un cristianesimo di massa. Dobbiamo ripensare alla nostra presenza cristiana ed è proprio quello che il Papa ci chiede: ripartire da un nuovo annuncio, partire e costruire piccole comunità e vita di fede».