Toscana
Fimer, il caso a Roma. Giani: “Ora basta, in ballo centinaia di posti di lavoro”
Lo conferma Eugenio Giani da Roma, dove partecipa al tavolo convocato dal Mimit e dove incontra a fine mattina anche il ministro Urso. “Siamo qui per l’azienda di Terranuova Bracciolini che produce inverter, i trasformatori che da pannello fotovoltaico trasformano il sole in energia elettrica, un prodotto che va e ha mercato, ma chi ha avuto la proprietà e guida l’azienda l’ha resa in crisi. Basta, non ne possiamo più, vogliamo chi sappia investire e guidare, sono in ballo 280 posti di lavoro, con l’indotto 500,600. Il lavoro in Toscana è fondamentale, la Fimer deve avere un’altra direzione. Le istituzioni sono a fianco dei lavoratori”.
Il ministero del Made in Italy, il Ministero del lavoro, le Regioni Toscana e Lombardia, il Comune di Terranuova Bracciolini (il sindaco Sergio Chienni ha parlato anche per la crisi che minaccia l’indotto di piccole medie imprese in tutti i Comuni del Valdarno) si sono ritrovati questa mattina, da remoto, al tavolo condotto dal sottosegretario Fausta Bergamotto, accompagnata da Giampiero Castano del Mimit.
Presente l’azionista, Ambrogio Carzanica, Luca Bertazzini del cda e i legali dell’azienda. E mentre a Roma la Toscana era presente con Giani, a Terranuova il consigliere Valerio Fabiani, con le strutture di Arti unità di crisi, partecipava collegato dallo stabilimento occupato dai lavoratori, con sindacati e rsu. Un segno di vicinanza e partecipazione per una vertenza che mese dopo mese, dice Fabiani, “Ricorda un classico della commedia dell’arte: il teatro dell’assurdo”.
Ora si fanno i conti con l’avvicinarsi dell’udienza del 14 giugno alla quale il Ministero è invitato dal Tribunale di Arezzo a presentarsi con i nomi dei tre commissari che potrebbero guidare l’amministrazione straordinaria. “L’azienda ha proposto una ricostruzione dei fatti sui quali mi rifiuto di commentare – dichiara Fabiani -: addossano i loro fallimenti agli investitori e agli amministratori: peccato che i primi siano stati proposti dall’azionista, i secondi direttamente nominati dal medesimo. Per questo serve discontinuità nella proprietà e nella gestione per salvare l’azienda”. A fare da ‘controcanto’ la ricostruzione dell’intera vicenda da parte dei commissari attuali. Sono emersi riconoscimenti per le competenze, il senso di responsabilità e di appartenenza dimostrati dai lavoratori in tutto questo periodo.