Toscana
Acqua, bollette sempre più care
Iniziamo dal carobollette. La rivoluzione, già iniziata, ha portato da circa 300 tariffe a solo sei in tutta la Toscana a seconda dell’ambito di appartenenza. Ma questo porterà, secondo le stime, a raddoppiare nel corso degli anni i costi dell’acqua. Infatti oggi un cittadino di Pisa paga l’acqua 1,13 euro al metro cubo che, tra vent’anni, diventeranno circa 2 euro. E così anche per un abitante del comune di Arezzo: oggi spende 0,96 euro che lieviteranno fino 1,95. Gli aumenti delle tariffe? Sono dovuti agli ingenti investimenti necessari per adeguare la rete idrica toscana. Lo sostiene Sirio Bussolotti, presidente della Commissione ambiente e territorio del Consiglio regionale. «Per modernizzare acquedotti, fognature e depuratori spiega nei prossimi venti anni saranno spesi oltre 2 miliardi di euro, pari quasi a 800 euro a testa per ogni cittadino toscano. Inoltre l’85% degli investimenti dovrà essere fatto nei prossimi otto-dieci anni».
La Toscana è stata la prima Regione italiana a dare attuazione alla cosiddetta «legge Galli» che prevedeva l’affidamento della gestione delle acque ad un solo gestore a partecipazione mista pubblicoprivata per ogni ambito territoriale. La Toscana ha individuato sei ambiti: il nº 1 Toscana Nord (che comprende, tra gli altri, i comuni di Massa e Lucca), il nº 2 Basso Valdarno (Pisa), il nº 3 (Firenze e Prato), il nº 4 Alto Valdarno (Arezzo), il nº 5 Toscana Costa (Livorno), il nº 6 Toscana Ombrone (Siena e Grosseto). Di questi Ato ben cinque hanno già individuato il gestore unico di ambito: Acque spa per il 2, Publiacqua spa per il 3, Nuove Acque spa per il 4, Asa spa per il 5 e Acquedotto del Fiora per il 6. Solo l’ambito 1 non ha ancora individuato il gestore unico. La modalità prescelta è stata quella dell’affidamento diretto ad una società per azioni a prevalente capitale pubblico con l’obbligo di indire la gara per la selezione del socio privato di minoranza (non meno del 40%) entro il 2002, pena la revoca dell’affidamento. La durata dell’affidamento è ventennale per quattro casi su cinque: solo l’Ato 6 ha scelto di affidare il servizio per 25 anni.
Ora è arrivato quindi il momento della scelta dei partner privati. Sono in definizione i bandi e i capitolati di gara nell’ambito 3 (Firenze, Prato, Pistoia), nel 2 (Pisa) e nel 6 (Siena, Grosseto). È già in corso la gara nell’Ato 5 (Livorno). Mentre ha bruciato le tappe l’ambito aretino che, primo in Italia, ha già individuato anche il socio privato e costituito la società pubblicoprivata fin dal 1999. E ha fatto da battistrada, nel bene e nel male, per tutti gli altri. «Oggi siamo gli unici in Italia osserva Carlo Schiatti, presidente dell’Ato 4 a poter fare un confronto tra i dati della programmazione e quelli della gestione. L’analisi dei risultati evidenzia che Nuove Acque Spa presenta costi superiori a quelli previsti alla pianificazione».
Un fronte di discussione è stato aperto con il Ministero dell’ambiente e con il Comitato di vigilanza. Sul banco degli imputati il metodo dell’affidamento del servizio al gestore pubblico che dovrebbe essere sostituito da una pubblica gara alla quale possa concorrere da subito i soggetti privati. «Obiettito del legislatore regionale risponde Sirio Bussolotti è invece difendere il modello toscano dai rischi sia di centralismo statale che dalla subalternità alle multinazionali. Ad un vecchio monopolio pubblico non deve sostituirsi un monopolio privato. Se è giusta la separazione delle proprietà delle reti e degli impianti, che resterebbero pubblici, dalla gestione delle società di servizi, non è corretto che lo Stato imponga come modello unico quello della privatizzazione in toto anche se al termine di un periodo di transizione». Contrario alla «svendita del patrimonio tecnologico ed umano dei servizi del pubblici toscani» si è dichiarato anche il presidente dell’Ato 3 Luciano Baggiani. Che ha aggiunto: «Il mercato dell’acqua ha bisogno di un disegno di politica industriale che lo accompagni verso il pieno sviluppo della competizione, perché è immaturo in termini di soggetti ma non in termini di competense professionali e tecnologiche. A partire dall’esistente occorre favorire la formazione di nuovi e più grandi soggetti per dar vita all’industria toscana delle acque».
Ma le critiche arrivano anche da sinistra. «Dicono che l’acqua è un bene di tutti. Di fatto è gestito da pochi che guadagneranno molto. L’acqua è un diritto che deve essere garantito ai cittadini in misura equa e a un costo giusto e solidale, per questo è necessaria la gestione pubblica». Questa la posizione del gruppo consiliare in Regione di Rifondazione comunista che sull’argomento ha presentato una mozione con cui intende sensibilizzare il Consiglio sul tema che secondo Rifondazione diventerà decisivo nel prossimo futuro anche in Toscana. Secondo Rifondazione comunista occorre «rimettere in discussione le politiche di privatizzazione seguite dalla Giunta e sfidare il presidente Martini ad assumere il tema dell’acqua come prioritario sia in chiave sociale che ambientale».