Toscana

G8, per l’Africa solo promesse?

“Sulla carta è tutto molto bello. Ma dai resoconti del vertice non sembra emergere una stagione nuova. Il riferimento all’Africa c’è e non si può che salutare favorevolmente, ma i punti interrogativi rimangono: è di nuovo un annuncio di impegni che non saranno rispettati”.

Così commenta i risultati del vertice dei G8 a Kananaskis (Canada), in particolare l’approvazione del Nepad (il piano d’azione per l’Africa), l’economista Riccardo Moro, direttore della Fondazione “Giustizia e solidarietà”, la fondazione che accompagna la realizzazione dei progetti in Guinea Conakry e Zambia in seguito alla Campagna ecclesiale per la remissione del debito estero. Moro giudica scarso e vago “il contributo annunciato dai G8 di destinare all’Africa 20 miliardi di dollari in dieci anni per favorire lo sviluppo”, anche perché “se si prendono in considerazione i bisogni per salute, scuola, infrastrutture le cifre necessarie sarebbero molto più alte”. Anche il miliardo di dollari stanziato per la remissione del debito “è una briciola e nulla più”. Inoltre, aggiunge Moro, “nei resoconti c’è una enfasi ancora eccessiva sul ruolo del mercato, si parla nel Nepad e dell’importanza dell’educazione, però nell’introduzione si focalizza tutto sulla crescita economica come motore per la riduzione della povertà. Invece non c’è una parola sul ruolo della società civile africana e questo ci preoccupa”.

Anche Volontari nel mondo-Focsiv definisce il Nepad “il piano di ‘inazione’ dei G8 per l’Africa” per la “sua vuotezza e l’assenza di impegni o scadenze concrete”. Inoltre, oltre al fatto che la società civile africana non è stata consultata, si aggiunge “l’allarmante concezione per cui gli aiuti per l’Africa sono considerati alla stregua di un premio per i ‘primi della classe’, ossia per quei governi che dimostreranno di essersi scrupolosamente attenuti alle regole dettate dai Paesi ricchi”. Di questo passo, afferma Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv, “Kananskis diventerà l’effigie di 8 potenti, ritiratisi in cima alla montagna, sempre più distanti dai loro cittadini e dai bisogni dei poveri della terra”.

Il testo dell’Appello (25 giugno 2002)

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