Toscana
Livorno, un sogno durato poco
Da quella data sono state ben 11 le navi costruite interamente dal Cantiere labronico, mentre altre due sono pronte alla consegna, ma nel meccanismo qualcosa si è inceppato.
Le motivazioni affermano dall’apparato dirigenziale della cooperativa sono molteplici e si possono distinguere in ragioni esterne al Cantiere ed interne. Sicuramente i problemi del Cantiere Orlando sono la punta di un iceberg di una crisi ben più profonda: quella di tutta la cantieristica italiana ed europea in genere, che fa le spese di un «far east» a dir poco competitivo. Cina, Corea e Vietnam, nonostante una qualità mediocre dei prodotti rispetto a quelli europei ed uno sfruttamento palese della manodopera, stanno offrendo agli armatori navi ad un costo più basso del 65%, ed i cantieri del vecchio continente, spesso privi di contributi statali, non riescono a far fronte a questa concorrenza.
A livello interno invece le gravi difficoltà del Cantiere Orlando sono imputabili ad una mancata saturazione dei due scali Umbria e Morosini. Il piano di 2 milioni di ore lavorative l’anno, che avrebbero permesso la copertura dei costi fissi, non è stato raggiunto e questo ha deteriorato il sistema finanziario, producendo un rallentamento nella produzione perché i fornitori non potevano essere pagati: una spirale verso il basso che ha toccato il fondo a dicembre 2001. È stato allora che la cooperativa si è rivolta alla Compagnia Finanziaria Industriale e agli organi cooperativistici e istituzionali, decidendo di avvalersi di un esperto in campo di salvataggi industriali, quale è Angelo Rosi.