Toscana

Diritti ai gay, Martini annuncia una legge regionale

di Simone PitossiLa Toscana potrebbe essere la prima regione italiana ad adottare una legge per riconoscere i diritti degli omosessuali. È stato lo stesso presidente Claudio Martini ad annunciare anche i tempi di approvazione: entro la fine dell’anno. «Una legge – ha spiegato – che non concede favori a nessuno ma che fa cadere barriere di discriminazione in una regione, come la Toscana, che ha sempre risconosciuto le diversità».

La prima uscita sulla proposta di legge, Martini l’ha voluta fare in agosto in un luogo simbolo della «diversità»: Torre del Lago, presso il locale «Mama mia». Lì il presidente ha illustrato la bozza presentata alla Giunta da Arcigay Toscana. Testo, che finirà per essere la base sulla quale la Regione elaborerà la prossima legge. Ma i distinguo, interni alla stessa Giunta, non hanno tardato ad arrivare. «Alcuni passaggi del testo presentato da Arcigay lasciano molti dubbi», ha sottolineato Angelo Passaleva, vicepresidente della Regione.

La bozza di legge presentata da Arcigay Toscana – in collaborazione con Ireos Firenze, con Agedo (associazione genitori, parenti ed amici di omosessuali) e con il movimento Identità transessuali – è composta da 29 articoli. Si va dalla sanità al lavoro, dalla formazione all’informazione per arrivare fino al turismo.Nella parte dei principi ispiratori si afferma che la «Regione riconosce e garantisce il diritto di ogni persona alla libera espressione e dichiarazione del proprio orientamento e/o identità sessuale, valorizza le manifestazione affettive che ne rappresentano la compiuta realizzazione nei rapporti tra gli individui». Sempre l’ente regionale individua poi quale «obiettivo permanente» delle attività di formazione del personale «l’adozione di modalità linguistiche e comportamentali ispirate alla considerazione e rispetto per ogni orientamento e identità sessuale».Per quanto riguarda poi il mondo dell’informazione la bozza di legge prevede da parte della Regione – tramite il Corecom – il «monitoraggio sull’informazione locale» per controllare eventuali contenuti discriminatori dei media. I casi di discriminazione dell’identità sessuale andrebbero poi «segnalati agli organi politici».

Nelle disposizione in materia sanitaria si afferma la libertà di ciascuno di designare la persona a cui fare riferimento per ricevere il consenso ad un determinato trattamento terapeutico. Ciò permetterà alla coppie omossessuali di scegliere che a decidere della propria vita sia il partner. Non solo. È previsto anche che i consultori delle Asl favoriscano «l’eguaglianza di opportunità di ogni genitore nell’assunzione di compiti di cura ed educazione dei propri figli». Il testo parla poi anche di trattamenti sanitari per cambiare identità sessuale, vietati sui minori di 16 anni. La richiesta di questi interventi deve provenire dall’interessato e l’eventuale dissenso «di chi esercita la potestà» non costituisce «condizione ostativa alla produzione dei suoi effetti».

E così arriviamo alla formazione e al lavoro. «Nell’ambito della formazione professionale – si legge in un articolo – la Regione promuove e realizza interventi specificamente rivolti alle persone che hanno mutato identità sessuale». Quanto alle imprese che operassero discriminazioni verso i propri dipendenti o clienti, per via dell’orientamento o dell’identità sessuale, sono previste sanzioni amministrative e saranno escluse da qualsiasi contributo pubblico. Infine, la Regione promuoverà una politica delle «differenze» anche nel turismo, indicando attraverso i servizi di informazione e assistenza turistica i locali «gay friendly».

Dunque, il cammino per arrivare all’approvazione della legge è stabilito. Ma i dubbi su certi punti di questa proposta rimangono. «È quanto meno singolare ed anche complicato sul piano pratico pensare che la Regione “valorizzi le manifestazioni affettive”», osserva Passaleva. «Mi chiedo anche – continua – se sia davvero moderno e utile proporre “riserve” in favore di persone omosessuali e prevedere privilegi per chi ha mutato identità sessuale». E il monitoraggio sull’informazione? «Trovo poco avanzato e anche piuttosto pericolosa – risponde il vicepresidente – la proposta di monitorare l’informazione resa sui mass media con segnalazioni, addirittura al potere politico, rispetto a programmi giudicati non rispettosi della “par condicio” o non in regola con l’ambito assai scivoloso del “politicamente corretto”».

Ma la conclusione di Passaleva è sul punto fondamentale che sta alla base della legge. «Non sarei d’accordo, comunque, – conclude il vice presidente della Regione – se si volesse utilizzare una richiesta più che giusta il deciso e fermo stop davanti a comportamenti di discriminazione verso persone omosessuali per sostenere che non vi sono differenze fra le varie tipologie di famiglia: fra chi assume un onere formale, importante anche rispetto a un impegno sociale prezioso per la società (generare e educare i figli nella stabilità del rapporto) e chi convive per motivi di affetto o anche di mutuo aiuto: funzione sociale anche questa ma che deve trovare altre modalità di riconoscimento e di supporto».

Omosessuali, dubbi e perplessità sulla proposta di legge regionale – DI ALBERTO MIGONE

Proposta di legge Arcigay toscana

Il sito dell’Arcigay toscano