Toscana
Ospedali toscani, venti anni di tagli
Gli ospedali pubblici in Toscana sono passati dai 91 dei primi anni ’70 agli attuali 41. Molti avevano origini antiche: il più delle volte erano nati per iniziativa di comunità religiose in quelli che erano i nodi viari del tempo. Poi avevano trovato il loro sostegno e potenziamento in interessi e orgoglio di campanile. Spesso, il tradizionale municipalismo toscano si rifletteva nella condizione ospedaliera.
«Gli ospedali stanno morendo in silenzio», così scriveva Pierandrea Vanni che alla crisi del sistema ospedaliero ha dedicato due libri «Ospedali perché» (Edizioni la Nuova frontiera) e «Breve viaggio nella sanità toscana» (Etruria nuova editrice).
Si arrivò nei primi anni ’80, al piano sanitario regionale che si poneva tre obiettivi: eliminazione degli squilibri esistenti nei servizi e nelle prestazioni nel territorio regionale. Il secondo era quello di raggiungere il massimo di efficacia degli interventi: organizzare cioè un servizio sociosanitario in grado di modificare effettivamente la «storia naturale» delle malattie e di conquistare più elevati modelli di salute.