Toscana

Missioni, quattro cuori e una capanna

di Marco LapiMissionari non si nasce, si diventa. Anzitutto con battesimo e cresima, poiché l’annuncio è tra i compiti primari del cristiano. Ma non solo: missionari si diventa anche andando a scuola. Soprattutto se non si è sacerdoti ma laici, padri e madri di famiglia, nonché… figli, disposti a lasciare tutto – casa, lavoro, scuola, parenti e amici – per andare in qualche Paese del Terzo Mondo a parlare di Cristo e di Chiesa. Una decisione profonda, radicale, da prendere tutti assieme, e non certo a cuor leggero, perché cambia la vita.Per una famiglia, la scelta di andare in missione assume infatti un rilievo tutto particolare, facilmente immaginabile, richiedendo al tempo stesso grande coraggio nonché grandissima fede. E tanta preparazione, da tutti i punti di vista. Per questo esiste, appunto, una scuola: è in Toscana, a Piombino, presso il Centro fraternità missionarie della parrocchia del Cotone. Responsabile è il parroco, padre Carlo Uccelli. «Proponiamo – afferma – una cosa molto semplice: vivere la comunione e la missione da veri discepoli di Gesù. La missione cristiana non è generico “aiuto umanitario” in casi di emergenza, né “aiuto allo sviluppo” dei popoli poveri e nemmeno “fare il bene” in qualche modo. La missione è “dire e testimoniare Gesù Cristo e il suo Amore per tutti, Amore che salva la persona e la realtà in cui si vive”». Il tutto, attraverso la vita in «fraternità» formate da sacerdoti e laici, pienamente inserite e radicate nella Chiesa locale in cui sono state inviate pur mantenendo, attraverso i loro componenti, profondi legami anche con le Chiese di origine.Attualmente fanno capo al Centro piombinese quattro coppie «in formazione», una delle quali toscana. Vengono qui un fine settimana al mese e proseguiranno finché non saranno pronti per partire. Sono ormai diversi anni che questa esperienza va avanti: le famiglie partite per la missione dopo l’esperienza del Cotone sono in tutto cinque. Due si sono impegnate in Ciad nella comunità missionaria di cui fanno parte anche i sacerdoti toscani don Francesco Guarguaglini e don Marco Giovannoni, quest’ultimo referente per i progetti sanitari. La prima, milanese, è ormai rientrata dopo sei anni di permanenza, uno in più del periodo minimo richiesto, ed è attualmente impegnata in una parrocchia milanese. La seconda, composta da due medici – biellese lui, milanese lei – con tre figli, è tuttora in piena attività nel Paese africano.Una terza famiglia – riminese, con una figlia appena nata – è da un paio di anni in Cina per lavorare all’interno di un progetto sanitario. Nella comunità mozambicana di Chibututuine era invece impegnata fino a poco tempo fa l’unica coppia toscana che ha frequentato per intero la «scuola» piombinese, formata da Enrico e Desi Ceccarelli. Hanno avuto la comodità di «andare a lezione» a due passi da casa, visto che abitavano proprio qui. Poi il grande passo, compiuto assieme a don Gianluca Emidi di Pitigliano e padre Giuseppe di Milano. Con loro, le due figlie Giulia, ora diciassettenne, e Caterina, di sette anni, che come le altre bambine della zona hanno frequentato le locali scuole con lezioni, ovviamente, in portoghese. Per una scelta di condivisione delle condizioni di vita degli abitanti, la famiglia piombinese – così come i due sacerdoti – non si era concessa nessuna comodità «occidentale» tipo energia elettrica o telefono, ad eccezione di una cannella con acqua corrente fuori dall’abitazione. Culmine dell’impegno di quattro anni in Mozambico è stato il dramma dell’alluvione, affrontato e vissuto con il massimo impegno e risultati tangibili. Lo scorso anni, prima di Natale, il ritorno a casa per una breve vacanza, poi l’imprevisto. Per motivi di salute riguardanti Enrico, l’intera famiglia ha dovuto rinunciare a raggiungere di nuovo Chibututuine, dove nel frattempo era giunta anche la quinta famiglia «diplomata» al Cotone, originaria di Ascoli Piceno e attualmente in attesa del secondo figlio. Enrico, Desi, Giulia e Caterina (nella foto, un compleanno a Chibututuine) sono quindi stati chiamati a cambiare di nuovo luogo, vita, lingua, stavolta a prescindere dalla loro volontà. Ma non per questo lo spirito missionario è venuto meno: così i Ceccarelli hanno accettato di assumersi la responsabilità della parrocchia piombinese di San Bernardino, attualmente priva di sacerdoti. Anche qui, in fondo, c’è tanto da dissodare e da arare per veder germogliare qualcosa nel campo della fede. Forse più che in Mozambico. Con loro lavorano i sacerdoti della comunità pastorale del Cotone: l’esperienza di Chibututuine si ripete qui. Anche l’Africa, in fondo, è stata una scuola: e la missione continua.

Altri servizi:

Volontariato diviso per… bene

Il volontariato e il malessere del consumo — di Bruno Frediani

Volontariato, attenti a non fare confusione — di Antonio Cecconi

Caritas, arrivano i volontari

Come cambia il volontariato

Cooperazione, Chiese e Regione in aiuto dei popoli