Vita Chiesa

Pasqua, messaggio dell’arcivescovo Benotto alla diocesi di Pisa: apriamoci “all’accoglienza e all’amore fraterno verso tutti”

I vangeli testimoniano che il saluto di Cristo risorto è: Pace a voi!

Un saluto che anche quest’anno sfida credenti e non credenti, in un mondo che sembra sempre più sprofondare nella violenza, nella guerra e nel disconoscimento di ogni fraternità fra uomini e donne, tra culture diverse, soprattutto tra bene comune e di tutti e interessi inconfessabili che sono alla base di ogni sorta di malvagità, tanto che viene da domandarci: ha sempre valore il saluto di Cristo risorto, oppure l’augurio di pace è soltanto un modo di dire, irreale e inefficace?

È la seconda Pasqua che stiamo vivendo in uno scenario internazionale di distruzione e di morte: da una parte bombe e minacce sempre più ricorrenti di ricorso ad armi di distruzione di massa; da altre parti la distruzione di ogni umana dignità che costringe popolazioni intere ad emigrare a causa della fame e di guerre combattute senza mai essere state dichiarate; da altre parti costruzione di muri e rifiuto di accoglienza per chi cerca un minimo di speranza in luoghi meno infettati dalla violenza e dalla sopraffazione; da altre parti ancora, il ricorso sistematico all’imbroglio e alla corruzione impediscono soprattutto ai giovani e alle persone più fragili di costruirsi un futuro di serenità.

È ovvio che venga da chiederci: perché tutto questo? Perché questa crescita esponenziale di una barbarie che pensavamo sepolta per sempre? Perché il sempre più massiccio arroccamento su interessi corporativi che calpestano quel senso di umanità che dovrebbe affratellare uomini e donne di ogni condizione, lingua, popolo e nazione? Non è che tutto questo accade perché si sta perdendo o si è già persa la consapevolezza dell’origine comune di ogni essere umano? Non si sta forse perdendo anche il rispetto per la persona perché l’unica «verità» accettata dalla cultura odierna è quella dell’individualismo esasperato che sfocia immancabilmente nell’egoismo più becero in nome delle libertà individuali? O detto in altre parole: l’esasperazione dell’io non ci ha forse condotto alla cancellazione del noi?

Gesù risorto, apparendo agli apostoli ha spesso ripetuto: «Pace a voi!». Non si tratta forse di rimettere al centro della attenzione personale e comunitaria questo «noi» così tanto maltrattato solo per dare unica cittadinanza all’io individuale ed egoista?

È esperienza quotidiana quella di una contrapposizione crescente fino a diventare esecrazione violenta nei confronti di chi cerca di affermare come valore comune irrinunciabile la dignità di ogni persona in tutte le fasi della vita, dal concepimento fino alla morte naturale, così come il valore della famiglia che ha il suo nucleo generativo nell’amore tra un uomo e una donna, quasi che l’affermazione di questi valori sia una forma di limitazione della libertà di ciascuno.

Quando questo accade è perché ci si dimentica che la libertà vera non è mai la possibilità di fare tutto ciò che si vuole o si desidera, ma essa stessa ha bisogno di limiti e punti di riferimento per cui la «libertà» di uno non diventi mai «schiavitù» per un altro o negazione del bene comune.

Soprattutto ci si dimentica che il vero bene personale e comunitario non è mai separabile dalla responsabilità personale e sociale e che senza il sacrificio e la gratuità del dono di se stessi, non è mai possibile costruire una società a vera dimensione umana.

La Pasqua ci richiama a tutto questo e ci dice chiaramente che se la croce è una dimensione necessaria che riguarda tutti, essa, con il suo peso di sacrificio e di sofferenza, non è mai una «maledizione», quando l’amore e il dono di sé nella gratuità le danno significato ed efficacia di salvezza.

L’appello è dunque ad aprirci all’accoglienza e all’amore fraterno verso tutti; a considerare ogni persona come un «altro noi stesso» da abbracciare nella fraternità e se necessario anche nel perdono; a saper riconoscere in ogni persona la presenza stessa di Gesù crocifisso e risorto che non soltanto ci augura, bensì ci dona efficacemente la sua pace che è ben diversa da quella che il mondo propone o molto più spesso impone addirittura con la violenza.

Invito tutti ad accogliere la pace di Cristo come dono pasquale: essa offre sempre l’esperienza della serenità e dell’amore vero che solo è capace di farci crescere nella speranza.

Su tutti e su ciascuno invoco la benedizione del Cristo crocifisso e risorto.

+ Giovanni Paolo Benottoarcivescovo