Toscana

Volontariato diviso per… bene

di Andrea FagioliPer Rosy Bindi è stata una «conferenza beffa». La responsabile per le politiche sociali della Margherita non ha esitato a tacciare la quarta Conferenza nazionale sul volontariato come semplice «parata di ministri», «operazione di facciata», «ennesima e deludente prova di come questo Governo affronta i temi del sociale».Alla parlamentare di Sinalunga, deputato alla Camera, ma non solo a lei, ha risposto la collega aretina dell’altro ramo del Parlamento, Grazia Sestini, sottosegretario alle Politiche sociali: «Esiste il preconcetto che un governo di centrodestra sia un governo delle imprese e quindi non possa capire il volontariato. Credo, quest’anno, di avere dimostrato l’opposto».

A mettere tutti d’accordo ci ha provato (senza successo) anche il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Gualtiero Bassetti, che nel suo saluto alla platea degli oltre 700 volontari riuniti per tre giorni ad Arezzo ha parlato di volontariato come accoglienza, «quell’accoglienza che deve far sì che le nostre città e il nostro Paese diventino la casa di tutti. Il volontariato, quando è tale, è sempre una pura espressione di amore gratuito». Ma «il mondo di oggi, così ricco di cose e di tecnologie, che producono beni di consumo, rischia di essere povero di umanità, di misericordia e di amore». Il volontariato, a giudizio del vescovo, deve diventare «esercizio concreto della prossimità (farsi prossimo), inclusione di chi è escluso, condivisione dei propri beni a cominciare dal tempo, dall’amicizia, dalle capacità professionali e umane. Il volontariato si pone così in un rapporto di collaborazione, ma anche di distinzione, rispetto a ciò che le istituzioni debbono assicurare ai cittadini in situazioni di povertà, bisogno, emarginazione». Ma insieme alla molta acqua sul fuoco, Bassetti non ha potuto evitare di sottolineare che le «recenti normative sull’immigrazione non sembrano muoversi nella direzione della solidarietà e del bene comune».

Al termine della tre giorni di confronto, che come detto non ha risparmiato polemiche, il ministro Roberto Maroni ha annunciato la sua svolta, che si sostanzia nella «fine della rappresentanza troppo elitaria e troppo poco rappresentativa, nella trasformazione del fondo sociale in indistinto, cioè senza vincolo di spesa per far fronte ai bisogni reali e alle emergenze; nella creazione di un organismo autonomo di autogoverno e di autocontrollo del volontariato, nella definizione dei livelli essenziali dei servizi prestati dalle associazioni, e infine, in un incontro annuale tra Governo e associazioni, subito dopo il varo della finanziaria, che dia voce a tutte le associazioni, senza filtri».

A questo si aggiunge, come strumento fondamentale, quanto il ministro aveva annunciato in apertura dei lavori, cioè la totale deducibilità fiscale delle elargizioni a favore delle associazioni del volontariato per dare autonomia e dignità di servizio pubblico alla sussidiarietà dell’associazionismo.La nuova stagione del volontariato registra anche il contributo di altri due ministri, quello dell’istruzione, Letizia Moratti, e quello della sanità, Girolamo Sirchia, oltre al vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini.

Dedicare il proprio tempo agli altri, soprattutto per i giovani, avrà d’ora in poi, secondo quanto ha annunciato la Moratti, anche una contropartita, cioè un “credito” da far valere nella valutazione scolastica. L’obiettivo è quello di creare un rapporto più diretto tra la scuola ed il mondo del volontariato anche incrementando l’apertura di sportelli dell’associazionismo negli istituti scolastici, per “insegnare ai giovani a fare il volontariato».

Il ministro Sirchia indica la strada del passaggio dalla collaborazione al partenariato, «per condividere progetti e far sì che ognuno giochi la sua parte per realizzarli». Per questo il ministro ha anche annunciato che sarà ricostituito presso il ministero un ufficio per il volontariato della Sanità.

Ma è proprio su questa presenza di ministri, più attenti, secondo alcuni, alla «parata» che non alle reali esigenze del volontariato, che si sono concentrate le critiche di una parte dei volontari.

Maria Eletta Martini, presidente del Centro nazionale per il volontariato, ricorda che al gruppo a lei affidato alla Conferenza di Arezzo hanno partecipato 240 volontari per discutere di volontariato ed enti locali, ma poi, al mattino successivo, nessun ministro era presente al momento delle relazioni in assemblea. Ed anche alla Moratti ricorda che è dal 1998 che i presidi considerano il volontariato come un «credito» da far valere nella valutazione scolastica.Anche monsignor Antonio Cecconi, direttore dell’Osservatorio giuridico-legislativo della Conferenza episcopale toscana, parla di «scollamento» tra volontariato e Governo, di «spazi residuali» concessi ad Arezzo alle organizzazioni di volontariato. Cecconi e la Martini mettono inoltre in guardia dal rischio che il volontariato si trasformi in impresa sociale. In questo senso le legge delega approvata dal Governo tende a regolare il volontariato con norme di carattere economico.Un’autocritica arriva infine dalle Misericordie. «È inutile – afferma il presidente della Confederazione nazionale, Gianfranco Gambelli – rifarsela sempre con le istituzioni perché non ci ascoltano e non ci seguono, quando la colpa più grossa delle difficoltà che il volontariato sta vivendo è nostra, perché non sappiamo essere credibili, come indica il calo di “vocazioni” per il volontariato tra i giovani. Se vogliamo capire il perché della crisi del volontariato, senza cercare facili capri espiatori – conclude Gambelli – dobbiamo guardarci dentro». Volontari: un esercito di nordistiSono circa 500 mila gli italiani impegnati in maniera continuativa in attività di volontariato, ma altri tre milioni e 200 mila lo sono in modo occasionale. Le associazioni, iscritte o meno ai registri regionali o provinciali, hanno invece raggiunto, al 2002, un totale di circa 30 mila.

Le organizzazioni di volontariato sono localizzate soprattutto al nord, anche se negli ultimi anni si è registrato un loro aumento nel Mezzogiorno. L’identikit del volontario corrisponde ad una persona attiva dal punto di vista professionale, con un livello culturale medio-alto e di età compresa tra i 30 e i 60 anni, che ha fatto una scelta di impegno solidaristico gratuito ma continuativo. Tra i giovani (32%), invece, l’attività di volontariato è vissuta come esperienza parallela senza vincoli particolari o complementare al proprio percorso formativo. Quanto alle motivazioni che spingono alle attività di solidarietà, al primo posto figurano le motivazioni di valore (50%), seguono le motivazioni solidaristiche (40%) e le ragioni di stampo «materiale» (possibilità di accrescere le competenze e trovare lavoro).

La legge 266/91 sul volontariato ha previsto un finanziamento annuale a livello nazionale da parte dell’ Osservatorio nazionale per il volontariato per progetti presentati dalle associazioni. Nel periodo 1992-2000 sono stati finanziati dal Fondo (circa due miliardi di vecchie lire) 64 progetti a livello nazionale.

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