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Israele: colpi d’arma da fuoco a Nazareth contro scuola e convento francescano e attacco alla Tomba di Maria a Gerusalemme
Sono gli ultimi due attacchi alla comunità cristiana di Terra Santa registrati in questi ultimi giorni in Israele. Episodi subito condannati dai leader della comunità cristiana locale. Il Vicario patriarcale latino in Israele, mons. Rafic Nahara, ha inviato una lettera al Ministro dell’Educazione (con copia al Ministero degli Interni, al Ministero degli Affari Esteri e ad altri responsabili), a seguito dell’incidente alla scuola e al convento delle Suore Francescane, a Nazareth, chiedendo che venga fatta piena luce sull’accaduto, per evitare che si ripeta.
Nazareth. Una lettera che, fanno sapere dal Patriarcato latino di Gerusalemme “esprime la posizione di tutta l’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa”. Nella lettera mons. Nahara parla di “precedente molto pericoloso, dal momento che questa è la prima volta che un simile incidente si è verificato contro una scuola della Chiesa in Israele. Prendiamo questo incidente molto seriamente – si legge nel testo – perché i monasteri e le scuole cristiane sono sempre stati al di fuori del ciclo di violenza che si verifica nella società araba. Miracolosamente nessuno è rimasto ferito ed è stato evitato un grave disastro”. Nella lettera si chiede al Ministro dell’Educazione di svolgere, in collaborazione con il Ministro della Sicurezza Nazionale, “un’indagine approfondita e rapida per trovare i responsabili, in modo che un simile caso non si ripeta in nessuna scuola in Israele, e soprattutto nelle scuole della Chiesa”.
Gerusalemme. Dura condanna dell’attacco alla Tomba di Maria è venuta dal patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme e dal patriarca Teofilo III che parlano di “atroce attacco terroristico” che ha visto i responsabili, due estremisti ebrei, secondo testimoni uno indossava uno “yarmulke” (il tradizionale copricapo) e l’altro uno “tzitzit” (lo scialle), fare irruzione nel luogo santo con una sbarra di ferro cercando di colpire il celebrante, “l’arcivescovo Joachim ed un sacerdote che era con lui, rimasto ferito alla testa, e di distruggere oggetti sacri conservati all’interno del luogo”. Nel pomeriggio la polizia ha annunciato di aver arrestato “un 27enne originario del sud”, senza fornire ulteriori informazioni in merito all’identità del fermato. I due episodi vanno ad allungare una striscia di violenze che i leader cristiani ritengono siano frutto di discorsi di odio portati avanti da alcuni politici del nuovo Governo.
Lunga scia di attacchi. Molti in Israele ricordano, a inizio anno, la profanazione di un cimitero cristiano sul Monte Sion da parte di estremisti ebrei, la violenza contro alcuni turisti scatenata da un gruppo di ebrei religiosi a Porta Nuova (New Gate), vicino alla sede della Custodia di Terra Santa, che ha trasformato il quartiere cristiano in un campo di battaglia, la camminata del ministro Itamar Ben-Gvir, esponente della destra radicale di ‘Otzma Yehudit’ (Potenza ebraica), alla Spianata delle moschee, i graffiti “Morte ai cristiani” scritti sui muri di un monastero nel quartiere armeno e i locali usati come chiesa nel centro maronita di Ma’alot completamente vandalizzati. Risale ai primi di febbraio, l’attacco contro la Chiesa della Flagellazione, prima tappa della Via Dolorosa, nella Città Vecchia di Gerusalemme, da parte di un estremista ebreo che ha abbattuto la statua di Gesù e deturpandone il volto. Allora la Custodia di Terra Santa aveva condannato fermamente questa sequenza “crescente di gravi atti di odio e di violenza nei confronti della comunità cristiana in Israele”.
“Non è un caso – sottolineava il comunicato firmato da padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa e da Alberto Joan Pari, Segretario di Terra Santa – che la legittimazione della discriminazione e della violenza nell’opinione pubblica e nell’attuale scenario politico israeliano si traduca poi anche in atti di odio e di violenza contro la comunità cristiana. Ci aspettiamo e chiediamo che il governo israeliano e le forze dell’ordine agiscano con decisione per garantire la sicurezza per tutte le comunità, per garantire la tutela delle minoranze religiose e per sradicare il fanatismo religioso, questi gravi fenomeni di intolleranza, questi crimini d’odio, e gli atti di vandalismo diretti contro i Cristiani in Israele”. Anche i Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, in un comunicato successivo ai fatti, avevano “messo in guardia da un ciclo di violenza sempre più crescente e insensato che causerà per tutti solo dolore e sofferenza. Un tale stato di cose porterà quasi certamente ulteriore atti efferati, allontanandoci dalla tanto ricercata pace e stabilità che tutti noi cerchiamo”.