Toscana

Mettere il naso nell’infanzia

Prima di tutto rafforzare le politiche familiari: questo il messaggio che il sottosegretario alle Politiche sociali Grazia Sestini ha inviato da Pescia aprendo la seconda Conferenza nazionale sull’infanzia e l’adolescenza. «È necessario – ha affermato il sottosegretario parlando dei compiti del governo – rafforzare le politiche familiari sia dal punto di vista delle politiche fiscali che dei servizi, dalla riforma fiscale agli asili nido. Dall’altra bisogna perseguire la strada già iniziata della tutela dei diritti dei minori, che vuol dire – ha proseguito – vivere in un ambiente sano, vuol dire lotta al lavoro minorile, ma anche a qualunque tipo di abuso e di sopraffazione e creare intorno ai minori delle possibilità educative». A giudizio della Sestini, infatti, «le politiche dell’infanzia devono essere inserite in un quadro più generale di politiche sociali» ed in questo quadro deve essere riaffermato «il diritto di ogni bambino a crescere e ad essere educato in una famiglia». A questo proposito la senatrice aretina ha difeso la legge che prevede la chiusura degli istituti per minori entro il 2006 e che interessa complessivamente 10.621 ragazzi e 500 strutture. La chiusura, che è uno degli obiettivi del governo, è stata chiesta a chiare lettere anche da don Oreste Benzi, presente alla Conferenza che si è svolta tra Pescia e Collodi. «Basta con gli interessi politici ed economici – ha detto il fondatore dell’Associazione Giovanni XXIII –, bisogna lavorare da subito per chiudere gli istituti per minori».

Attenzione ai minori è stata chiesta dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che in un messaggio ha ricordato che «i bambini rappresentano il futuro e la speranza» e quindi occorre «garantire i loro diritti con legislazioni condivisie e applicate a livello internazionale e con progetti concreti». «Nelle politiche sociali, quelle per l’infanzia e per l’adolescenza – ha scritto Ciampi – richiedono interventi collegati alla famiglia, al lavoro, alla scuola e alla rete complessiva dei servizi sociali, attraverso un dialogo attento e una collaborazione intensa fra istituzioni e associazionismo».

Della situazione in Toscana, ha parlato il vicepresidente della Giunta nonché assessore alle Politiche sociali, Angelo Passaleva. «Nella nostra regione – ha detto – sono state compiute scelte prioritarie per i minori e le famiglie. Esiste in Toscana – ha proseguito Passaleva – un impegno costante, con l’obiettivo di costruire una rete di servizi capace di fornire risposte qualificate a esigenze diverse, con la volontà di perseguire buone pratiche che vede unite, almeno qui da noi, le istituzioni pubbliche e le varie articolazioni della società civile: il volontariato, la cooperazione e il privato sociale». Ma si avvertono anche «preoccupanti scricchiolii».

L’assessore ha usato la metafora di un film di Fellini, Prova d’orchestra, per spiegare meglio il concetto: «La gara fra tutti gli strumenti a dirsi superiori l’uno sull’altro, la contestazione verso le regole di un direttore sempre più autoritario nella sua autoglorificazione, una musica sempre più meccanica, la volgarità di atteggiamenti egoistici che si fa strada rispetto all’armonia di un’orchestra che, se dimentica la solidarietà, tradisce anche se stessa. Con il rischio di far crollare tutto l’edificio». Quella è la strada, per Passaleva, da non percorrere e da evitare.

L’incontro a cui è intervenuto Passaleva aveva un titolo stimolante: «Mettiamoci il naso», che nella patria di Pinocchio è carico di evidenti suggestioni. «Su questo tema e su questo incontro organizzato dal ministero delle politiche sociali – ha spiegato Passaleva – le Regioni avrebbero volentieri voluto “metterci il naso” meglio, oggi che le competenze in materia sociale sono affidate alle Regioni e sullo sfondo di una grande scelta che si chiama sussidarietà. Ma tutto ciò vorrei dirlo – ha concluso l’assessore – con la massima sincerità senza calcare i toni della polemica».

La Conferenza di Collodi e Pescia, che ha avuto qualche momento di tensione per la scambio di battute polemiche tra il ministro della giustizia Roberto Castelli e l’assessore fiorentino Daniela Lastri a proposito della maggiore severità per i minori che commettono reati, si è conclusa mercoledì scorso con la celebrazione della Giornata per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza alla presenza del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Roberto Maroni, che ha parlato, tra l’altro, di «tolleranza zero» nei confronti dello sfruttamento del lavoro minorile e del lavoro nero.

Lavoro minorile, Toscana terza a sorpresaIl lavoro minorile è stato uno dei temi all’ordine del giorno della seconda Conferenza nazionale sull’infanzia e l’adolescenza, che si è svolta da lunedì 18 a mercoledì 20 novembre tra Pescia e Collodi. A sorpresa, la Toscana è risultata terza in una classifica che non le fa certo onore, sia pure di gran lunga distanziata dalle prime due, Lombardia e Puglia. Ma vediamo i dati sulla vigilanza del lavoro minorile diffusi nel corso della Conferenza.

Per i minori gli ispettori del lavoro nel corso del 2001 in Italia hanno accertato 3.018 violazioni (erano state 2.525 nel 2000) su un totale di 4.912 aziende controllate tra quelle che occupano giovanissimi.

Le principali violazioni, in tutto 1.047 contro le 1.011 dell’anno precedente, riguardano il mancato rispetto dell’obbligo delle visite mediche periodiche, una cifra che, secondo il coordinatore degli ispettori del Ministero del lavoro Paolo Pennisi, offre la dimensione della consistenza del lavoro nero.

Le tabelle, non ancora ufficiali, indicano anche 755 violazioni dell’ orario di lavoro, dei riposi e delle ferie (551 nel 2000), 69 violazioni per esposizione dei minori a sostanze chimiche inquinanti o a fonti di rumore eccessivo (articolo 5 della normativa), mentre sono 283 le violazioni per assunzione prima dell’età minima prevista (15 anni). In tutto sono 864 invece le violazioni non meglio specificate.

Tra le Regioni italiane con le maggiori violazioni ci sono la Lombardia con 618 casi, seguita dalla Puglia con 582 e dalla Toscana con 260. Per la Lombardia le maggiori violazioni (216) sono relative agli orari, seguite dalla mancanza di visite mediche periodiche (189), mentre per la Puglia sono 186 le violazioni per le visite mediche ed altrettante per gli orari.

In Toscana sono indicati in 117 i casi di mancato rispetto delle visite mediche periodiche.

Pennisi, nel corso della Conferenza, ha quindi evidenziato che nella maggior parte dei casi la violazione della legge riguarda ragazzi italiani e non extracomunitari: solo 63 stranieri su 1.718 «irregolari». l Secondo il capo degli ispettori inoltre, per quanto riguarda i minori impiegati ad esempio nel settore dello spettacolo, con la modifica della legge, le autorizzazioni sono passate da 3.295 nel 1999 a 2.241 nel 2000.

Miglioramenti si sono avuti anche per quanto riguarda l’impiego dei minori in sport agonistici, dopo la firma del protocollo d’intesa tra ministero e Federazione gioco calcio per evitare lo sfruttamento dei cosiddetti «baby calciatori». Diversa però la situazione relativa ad altri sport.

In totale sarebbe circa 200 mila i minori che in Italia lavorano, anche se di questi solo una minima parte, a giudizio di Pennisi, può essere considerata sfruttata.