Toscana

Betori: dalla guerra in Ucraina al naufragio di Cutro, “non possiamo tacere di fronte alla disumanità delle tante tragedie”

“Come comunità religiosa – ha detto Betori – non abbiamo il potere politico e tantomeno militare di fermare una guerra, ma possiamo e dobbiamo richiamare ai valori della pace e del diritto dei popoli a difendere la propria libertà e identità. Possiamo e dobbiamo però fare appello alla conversione dei cuori. E questo chiediamo qui al Signore. Le preghiere sono più potenti delle bombe, affermava Giorgio La Pira. Anche noi lo crediamo e per questo la nostra speranza resta viva”.

“Dobbiamo pensare – ha detto ancora Betori – che il no alla guerra sia possibile, proprio perché all’umanità è dato il dono della libertà con cui rifiutare il male e scegliere il bene. Occorre però contribuire a creare le condizioni perché la coscienza di tutti sia orientata a scoprire le ragioni del bene e come esse siano più forti di ogni possibile affermazione di sé, persona o popolo”.

“Frutto di questa fede e di questa speranza – ha proseguito – è la carità, la compassione, la solidarietà, atteggiamenti e gesti che contrastano la folle logica delle armi e della disumanità. Siamo stati e siamo testimoni, in questi mesi, della natura diabolica della violenza, ma anche del volto di Dio che è Misericordia, sorgente di salvezza dell’umanità. Ho in mente tante immagini di storie di generosità, gesti di altruismo e di accoglienza, di lacrime e sorrisi, che alimentano concretamente la speranza del bene che sempre prevale. Lo è verso le vittime della guerra in Ucraina. Questo dobbiamo pensare anche di fronte alle altre tragedie che si abbattono sui popoli. Parlando di morte non possiamo dimenticare la tragedia del terremoto in Turchia e Siria, come pure le ricorrenti stragi di poveri esseri umani, spesso piccoli fanciulli, che sono l’esito della mancata assunzione di responsabilità delle nazioni di fronte al fenomeno migratorio, spesso connesso anch’esso a scenari di guerra, come da ultimo nel naufragio a Cutro”.