Toscana
Toscana in festa
«Dai primi Statuti medievali al Granducato di Toscana, dal Rinascimento ai moti risorgimentali alla Liberazione, la Toscana è sempre stata una terra di libertà e di diritti. Quest’anno, la Toscana vuole riconoscere la centralità della donna e dei suoi diritti nella storia». Con queste parole il presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini, ha aperto ufficialmente le celebrazioni per la Festa della Toscana 2002.
«La Festa della Toscana è nata per ricordare l’abolizione della tortura e della pena di morte, avvenuta per la prima volta nel Granducato di Toscana nel 1876 – ha ricordato Nencini – Ma quest’anno l’anniversario è doppio: nel 1302, settecento anni fa, Dante Alighieri fu condannato a morte dalla città di Firenze, condannato, di fatto, a non rivedere più la sua città». Per questo si è deciso di affiancare all’inaugurazione della Festa la lettura di brani della Divina Commedia. Alberto Severi, giornalista e autore di teatro, ha scelto di leggere il secondo canto dell’Inferno, in cui compaiono le figure di Beatrice, di Santa Lucia e della Madonna.
Quest’anno, anche grazie all’iniziativa della Comunità di S. Egidio, partecipano alla Festa ventidue grandi città del mondo, da New York a Barcellona, da Stoccolma a Parigi, con l’illuminazione dei loro monumenti più belli. Anche il Parlamento europeo ha assunto il 30 novembre come data simbolica. Negli interventi successivi, Alberto Brasca, presidente del Consiglio comunale di Firenze, ha sottolineato che la Festa della Toscana rappresenta una novità, dal momento in cui le feste sono generalmente nazionali o cittadine, che vuole essere la sottolineatura di una comunità; l’assessore alla comunicazione della Regione Toscana, Chiara Boni, ha invitato i numerosi ragazzi presenti a riflettere sul significato di questa celebrazione. Mara Baronti, presidente della Commissione regionale pari opportunità, ha posto l’accento sul fatto che, scegliendo come tema della Festa i diritti delle donne, i presidenti Martini e Nencini si sono assunti una responsabilità individuale e collettiva di impegno per il rispetto dei diritti umani e per le pari opportunità.
Applausi scroscianti all’intervento di Teresa Mattei, che ha fatto parte dell’Assemblea costituente. La Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro ha spiegato Teresa Mattei -. Io avevo proposto che si scrivesse fondata sulla giustizia e la libertà’, perché il lavoro è un compito, giustizia e libertà sono valori. Non a caso giustizia, libertà, pace sono parole di genere femminile, così come lo è sovranità: la sovranità appartiene al popolo, e voi ragazzi potete esercitarla, mettendovi al posto del Granduca di Toscana, e combattendo per eliminare la pena di morte sancita dalla guerra, dalla miseria e dallo sfruttamento.
Una caratteristica delle donne è il pensiero orizzontale e non verticale, gerarchico ha detto ancora Teresa Mattei ed è una caratteristica da affermare con forza. Indira Nath, scienziata indiana premio Women for science 2002 per le sue ricerche sulla lebbra, ha concluso la cerimonia ricordando come nel suo paese le donne siano scese per la prima volta in piazza, sollecitate da Gandhi, per lottare per l’indipendenza; e come oggi l’India sia un paese che sta fronteggiando il bene e il male del progresso, e che ci sono zone dove i diritti delle donne si stanno affermando, altri in cui si è molto più indietro. Spero di tornare qui fra dieci anni ha commentato alla fine Indira per parlare dei diritti degli uomini.