Toscana

Traffico e smog, vita dura nelle città

È allarme polveri nelle città italiane. Il «Pm10» (le polveri fini) continua a far registrare livelli ben oltre in livelli di guardia (fissati in 40 microgrammi per metro cubo); concentrazioni preoccupanti se si pensa che per ogni aumento di 10 microgrammi si registra una crescita dell’1% nella mortalità generale e del 2,5-3% nei ricoveri ospedalieri per malattie cardiovascolari. Il dato lo ha fornito Roberto Bertollini, direttore dell’ Ufficio europeo ambiente e salute dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), nel corso di un convegno organizzato da Legambiente. In Europa, recenti studi indicano che circa 100 mila morti all’anno (il 5% dei decessi totali) potrebbero essere correlati all’esposizione a lungo termine al particolato prodotto dal traffico. E sono alcune città italiane, ha sottolineato Bertollini, «ad avere concentrazioni particolarmente preoccupanti di questi inquinanti. Basti pensare che in un giorno di smog come quelli che si sono verificati in molti nostri centri urbani nello scorso gennaio, abbiamo calcolato 14 morti in più attribuibili all’aumento dei livelli del Pm10 a Milano, Torino, Roma e Bologna. Bisogna poi considerare – ha proseguito Bertollini – che le morti ed i ricoveri sono solo la punta dell’iceberg dei danni provocati dal Pm10; ad essi vanno infatti associati assenze da scuola e da lavoro, acquisto di farmaci, ecc., tutti elementi che hanno un costo pesante per la società». Inoltre, ha aggiunto, «se il Pm10 è pericoloso, effetti ancora più nocivi si hanno dall’esposizione alle particelle con diametro minore (Pm2,5 ed inferiori); mentre il Pm10 si ferma alla gola, le polveri ultrafini arrivano nei polmoni e penetrano anche nel sangue». L’ esponente dell’Oms ha quindi espresso dubbi sulle possibilità di migliorare la situazione ricorrendo alla tecnologia. «I motori piu’ puliti – ha spiegato – in realtà emettono particelle più fini e quindi gli effetti possono essere addirittura peggiori. Bisogna dunque pensare a provvedimenti più strutturali».

Anche per Ivo Allegrini, responsabile Dipartimento qualità dell’aria del Cnr, le polveri sono il nemico numero uno. «In questi anni – ha osservato – sono stati fatti molti progressi e complessivamente si può dire che la qualità dell’aria nelle città è migliorata, ma il Pm10 crea ancora problemi anche perché mentre per il benzene e per altri inquinati sappiamo che sono attribuibili al traffico, per il Pm10 le fonti sono diversificate e di più difficile controllo: c’ e’ il traffico autoveicolare, ma anche riscaldamento domestico, emissioni industriali e sorgenti naturali». Per quanto riguarda il traffico, sul banco degli imputati sono in particolare i motori diesel. «Occorre intervenire sul traffico di merci in città ed anche sui mezzi pubblici – sottolinea Allegrini – che sono tra le principali fonti di particolato».

Per il presidente di Legambiente, Ermete Realacci, «non esistono più dubbi sul fatto che l’inquinamento atmosferico rappresenti un rischio per la salute umana, così come è ormai accertato che a produrre l’inquinamento nei centri urbani è in massima parte il traffico automobilistico. Occorrono dunque politiche più coraggiose e provvedimenti più radicali sia da parte del Governo che degli amministratori locali».

«Ormai è chiaro a tutti che lo smog – dice il presidente toscano di Legambiente, Piero Baronti – sta diventando un problema insostenibile e che i centri urbani rischiano di trasformarsi in delle caotiche ed intasate camere a gas. Ma purtroppo spesso si preferisce l’apparente comodità della macchina alla salute dei polmoni. Per questo è fondamentale che le amministrazioni comunali si attivino con particolare sollecitazione per dare l’opportunità ai cittadini di poter liberare i centri urbani dalla morsa del traffico e i polmoni dagli effluvi dannosi e maleodoranti».

E a Massa è allarme polveriOggi l’inquinamento atmosferico ha certamente cambiato natura, assumendo caratteristiche che «Legambiente» definisce «fotochimiche»: dai particolati finissimi come il temutissimo Pm10, agli idrocarburi o agli ossidi di azoto rilasciati dai gas di scarico delle nostre auto. Per quanto riguarda il Pm10 («Particolato fine sottile»), si tratta di un nuovo indicatore che prende in considerazione una polvere finissima ma estremamente pericolosa. In base al Pm10, considerato il rilevatore più attendibile dell’inquinamento, è stata stilata la tabella sopra dalla quale risulta AREZZO come la città meno inquinata della Toscana, seguita da Grosseto, Pisa, Lucca e Pistoia. Per questo indicatore non è disponibile il dato di LIVORNO (che comunque Legambiente considera tra le «città virtuose» per le politiche ambientali), mentre MASSA fa registrare la peggior situazione non solo in Toscana, ma addirittura in Italia. Nella città apuana, una centralina ha segnato la media annuale di 88 microgrammi di Pm10 per metro cubo.Livelli preoccupanti, pari a quasi il doppio del valore limite da raggiungere entro il 2005 (40 mcg/m3) si sono avuti anche a Torino (76), Napoli (75,3) e Genova (72). Il dato è rilevato da Legambiente nel rapporto «Ecosistema urbano 2003», che evidenzia una situazione particolarmente critica per le concentrazioni di questo inquinante. Sono infatti soltanto 22 le città con valori inferiori al valore di 40 mcg. In riferimento invece ai superamenti orari, sono ben 43 i comuni che hanno superato per più di 35 volte il valore limite relativo ai superamenti orari di 50 mcg/m3.Il dato anomalo di MASSA comunque, precisa Legambiente, molto probabilmente è influenzato dal fatto che la centralina mobile ha funzionato soltanto per un numero limitato di giorni.

I trasporti (ovvero il traffico, soprattutto nelle città) sono responsabili dell’80% dell’inquinamento atmosferico.

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