Toscana
Intese legittime. I vescovi toscani replicano ai consiglieri del centrodestra
«Del tutto sorprendenti per metodo e per oggetto»: così i consiglieri regionali di Forza Italia e dell’Udc avevano giudicato l’incontro del primo aprile scorso tra il vescovo di Pisa e presidente della Cet, monsignor Alessandro Plotti, con il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, e le due intese raggiunte con Martini sui beni culturali e sull’assistenza religiosa nelle realtà sanitarie firmate dalla Conferenza Episcopale Toscana (Cet). Intese che rientrano «correttamente nel quadro del rapporto fra Chiesa e Istituzioni civili» e rispondono «pienamente ai compiti del ministero episcopale, come i recenti interventi in difesa della pace, in sintonia col magistero del Papa», replicano i vescovi. Ecco il testo completo della risposta.
In applicazione della normativa concordataria, lo Stato italiano, con vari Decreti e leggi nonché con la modifica del Titolo V° della Costituzione, ha conferito funzioni in materia di valorizzazione e di amministrazione su questo argomento alle Regioni e agli Enti locali, specificando la disciplina degli atti e delle procedure della programmazione e degli interventi finanziari regionali nei settori delle attività e dei beni culturali.
La Conferenza Episcopale Italiana ha demandato alle Conferenze Episcopali regionali, che hanno veste giuridica per farlo, la formulazione di Intese con il rispettivo Governo regionale, previa la «recognitio» della Santa Sede sul testo definitivo.
La stragrande maggioranza dei beni culturali della nostra Regione è di proprietà di Enti ecclesiastici: Basta pensare alle biblioteche, agli archivi diocesani, ai musei, alle cattedrali e alle migliaia di chiese di interesse artistico con le opere pittoriche e scultoree che contengono.
Sono un patrimonio ingente e prezioso che non può andare perduto. La firma di una Intesa di collaborazione e di reciproca integrazione, in riferimento a precise disposizioni legislative, tra le Diocesi toscane, riunite in Conferenza regionale e la Giunta regionale è un atto «istituzionale» corretto e dovuto.
Il Vescovo è il rappresentante legale e responsabile di questi beni ecclesiastici ed è suo precipuo dovere di codificare un rapporto con la Regione, chiedendo all’Ente pubblico di erogare contributi, previsti dalla legge, per la conservazione e il restauro di questi beni, di sostenere «percorsi di formazione professionale degli addetti ai relativi servizi», per la possibilità di accedere e di godere di questo patrimonio ai turisti che vengono in Toscana per visitare i nostri monumenti o agli innumerevoli studiosi che desiderano attingere dai nostri archivi storici e dalle nostre biblioteche materiale per la ricerca e lo studio.
L’Intesa, quindi, sia per il metodo sia per i contenuti è, sul piano giuridico e amministrativo, ineccepibile.
Per quanto riguarda la seconda Intesa per la disciplina del servizio di assistenza religiosa cattolica nelle strutture di ricovero delle Aziende sanitarie, il significato dell’Accordo è ancora più ovvio ed evidente:
C’è una legge dello Stato Italiano,art. 38,della legge del 23/12/1978 n°833 che prevede che presso le strutture di ricovero del Servizio sanitario nazionale sia assicurato il servizio di assistenza religiosa e che debba realizzarsi attraverso specifiche intese tra l’Unità sanitaria locale e gli Ordinari diocesani.
Il Piano sanitario regionale 199/2001 parte IV° lett. A prevede che le Aziende sanitarie disciplinino l’ordinamento del servizio di assistenza religiosa cattolica e stabilisce che la Giunta regionale predisponga, d’intesa con la Conferenza Episcopale Toscana, apposito schema di convenzione.
L’Intesa concordata tra il Presidente della CET Mons. Plotti e il Presidente della Giunta Regionale Dott. Martini non è altro che la conferma e l’aggiornamento di una Intesa già in atto, firmata a suo tempo dal Card. Piovanelli e dal Presidente Chiti.
È dovere ineludibile dei Vescovi assicurare che nelle strutture di ricovero pubbliche siano presenti e operanti degli Assistenti religiosi che assicurino l’esercizio della libertà religiosa, l’adempimento delle pratiche di culto e il soddisfacimento delle esigenze spirituali proprie della confessione cattolica, nel rispetto della volontà e libertà di coscienza dei cittadini.
Anche questa Intesa è dunque ineccepibile per metodo e contenuto, come lo sono le Intese stipulate nelle Regioni dove governa il Centro-destra (v. per es. Lazio e Puglia).
Da quanto fin qui illustrato, appare evidente che la stipula delle due Intese rientra correttamente nel quadro del rapporto fra Chiesa e Istituzioni civili e risponde pienamente ai compiti del ministero episcopale, come i recenti interventi in difesa della pace, in sintonia col magistero del Papa.
Intesa Cet-Martini: la lettera aperta dei consiglieri regionali di Fi e Udc