Toscana
Le guerre possibili, ma evitabili
A parlare è Samuel P. Huntington, lo studioso americano salito alla ribalta in tutto il mondo per uno dei maggiori best-seller degli ultimi tempi, Lo scontro delle civiltà, appunto, edito in Italia da Garzanti.
Lo incontriamo all’Istituto Stensen di Firenze, che ha organizzato la visita in Italia del professore statunitense ora tradotto in ben 37 lingue (dato dell’ultim’ora) e considerato uno degli interpreti più innovativi e influenti dell’orizzonte geopolitico mondiale.
Inevitabile partire dalla domanda se il mondo è cambiato o meno dopo la guerra in Iraq. «Sicuramente il mondo è cambiato dalla caduta di Baghdad, ma non credo precisa Huntington che ci siano stati cambiamenti cruciali. A mio giudizio il cambiamento vero è avvenuto nel decennio scorso quando si è verificata la fine di un modello mondiale, che era sostanzialmente bipolare, a favore dell’affermazione di un sistema con una grande superpotenza affiancata da una miriade di poteri regionali a loro volta divisi in primari e secondari, che costituiscono una base naturale per un conflitto tra gli Stati Uniti e alcune potenze regionali comprese quelle europee come la Germania e la Francia, oppure la Russia, la Cina, il Brasile o l’Iran».
Nel complesso, la visione di questo scontro di civiltà, non le sembra un po’ catastrofista? «Io ritengo che sia importante cercare di identificare e conoscere i pericoli che esistono nel mondo in modo da ridurli replica Huntington alla nostra contestazione . Spero pertanto che si prenda molto sul serio il mio avvertimento del pericolo di uno scontro fra civiltà e si faccia il possibile per evitarlo».
E come valuta la posizione del Papa che ritiene comunque evitabile uno scontro di questo tipo? «Mi auguro sinceramente che abbia ragione e comunque lo apprezzo per quello che di recente ha detto in proposito».
Per concludere, l’Italia. «A mio giudizio dice Huntington l’Italia può giocare un ruolo molto importante soprattutto se si considerano i recenti contrasti tra gli Stati Uniti e Paesi come Francia e Germania. L’Italia puà svolgere un ruolo di mediazione. Per quanto riguarda poi il conflitto più in generale tra mondo occidentale e mondo musulmano, l’Italia è sicuramente in prima linea. Toccherà all’Italia costruire dei ponti tra i Paesi dell’Europa del Sud e i Paesi dell’Africa del Nord».