Toscana
Se il lavoro è nero
Un’ampia varietà di forme di sommersione «grigia» è rappresentata dai contratti di collaborazione coordinata e continuata i famosi co. co. co. ormai prossimi alla scomparsa un settore delicato poiché è molto difficile distinguere l’uso lecito dall’abuso. In Toscana l’utilizzo dei rapporti di collaborazione è ampio e crescente, in particolare nella grande e piccola distribuzione, nel terziario (laboratori di analisi mediche, studi professionali, ecc.). Più in generale, rileva l’indagine, molte delle forme contrattuali atipiche si prestano ad abusi che determinano lo sconfinamento del rapporto di lavoro nel «grigio».
Tutto bene dunque? Il governo parla di «stabilizzazione del rapporto di lavoro» mentre la Confindustria lancia l’allarme rigidità. Sono di tutt’altro avviso sono gli economisti della Voce.info, secondo i quali solo un quinto degli attuali co.co.co. è riconducibile, oggi, a un lavoro «a progetto». Per gli altri ci potrebbe essere un’assunzione a tempo indeterminato oppure, secondo l’articolo 86 del decreto, contenuto nelle norme transitorie e finali, il datore di lavoro ha un anno di tempo per decidere se assumere o licenziare il lavoratore. Per molti il futuro rischia di essere «nero».
I co. co. co sono molto diffusi in Toscana. Firenze è la seconda provincia in Italia, dopo Trieste, secondo uno studio della Cgia di Mestre che ha elaborato i dati Inps e Istat, per numero di collaboratori coordinati e continuativi: 60 mila 800, il 15,92 per cento della forza lavoro. Nove province toscane su dieci sono nei primi 38 posti della graduatoria nazionale per il rapporto con gli altri lavoratori. Solo Grosseto è a metà classifica con 8 mila 874 contratti, ma con una crescita altissima tra il 2001 e il 2002 seconda solo a Siena (13 mila 217 co. co co.). Pisa è, dopo Firenze, la provincia che ha il maggior numero percentuale (13,35) di contratti (21 mila 095) che la pone al nono posto della graduatoria nazionale.