Toscana

L’Italia commossa saluta i suoi caduti

Cinquecentomila persone hanno reso omaggio ai caduti di Nassiriya nella camera ardente allestita al Vittoriano; circa 50 mila, quelle che hanno partecipato ai funerali dentro e fuori la Basilica di San Paolo fuori le Mura. Queste le stime, secondo fonti ufficiali, della grande partecipazione popolare all’ultimo saluto alle vittime dell’attentato. Le bare dei soldati erano già andate via da un pezzo, ma la gente continuava ancora ad arrivare alla basilica di San Paolo fuori le Mura per lasciare biglietti, deporre fiori, girare tra le corone appoggiate nel porticato, leggendo le scritte. Mentre si smontano i palchi e se ne vanno le ultime file di carabinieri e di soldati, arrivano soprattutto moltissimi ragazzi e gente che abita nei dintorni. Grande commozione nella basilica per i funerali celebrati dal card. Ruini e trasmessi in diretta televisiva.

La partecipazione dei militariAssieme alla gente comune e ai politici, il mondo delle forze armate si è stretto commosso dentro e fuori la basilica di San Paolo per piangere i caduti di Nassiriya. Già dalle prime ore della mattina il piazzale antistante la chiesa brulicava di uniformi. Tutte le forze erano rappresentate: il nero dei carabinieri ed il verde dell’esercito erano naturalmente i più numerosi, ma a rendere omaggio alle vittime c’erano anche uomini e donne con la divisa della Marina, dell’Aeronautica, della Polizia, della Guardia di Finanza, del Corpo forestale.

A testimoniare la solidarietà, inoltre, le associazioni di ex combattenti e partigiani. Per ognuno di loro, il momento più emozionante all’ingresso delle bare avvolte nella bandiera tricolore nella basilica. La prima è stata quella del tenente Massimiliano Ficuciello, sorretta dai suoi compagni dell’esercito, seguita da quella dei 12 carabinieri, portate in spalla da uomini dell’Arma; poi gli altri tre soldati e infine i due civili, le cui bare erano sorrette da esponenti dell’Aeronautica militare e della Marina. È stato in questi lunghissimi minuti che molti degli uomini e donne in divisa non hanno saputo trattenere l’emozione. Sull’attenti al passaggio delle bare tra gli applausi della gente, gli occhi lucidi fino al pianto, ricordando uno dei giorni più neri della storia delle forze armate italiane.

Piangeva la giovane poliziotta in divisa, piangeva il carabiniere con la fascia della K-For, la missione multinazionale in Kosovo, piangeva il parà che la prossima settimana sarà a Nassiriya, “perché – spiega – voglio raggiungere al più presto i miei compagni che rischiano la vita», piangevano quasi tutti i feriti dell’attentato, dimessi in tempo dal Celio proprio per partecipare, come avevano fortissimamente voluto, all’ultimo saluto ai compagni più sfortunati.

Tra i familiari delle vittime, anche il figlio del maresciallo Filippo Merlino con la divisa dell’Arma. Ma anche all’arrivo del corteo funebre fuori dalla basilica c’ era stato un momento di forte commozione quando, sul piazzale, un picchetto interforze ha suonato il silenzio.

Le bare dei 19 italiani caduti in Iraq sono state quindi allineate ai piedi dell’altare maggiore della Basilica di San Paolo. Su ciascuna bara dei militari, un cuscino di velluto sul quale sono poggiati la spada ed il berretto d’ ordinanza. Durante la cerimonia soldati e carabinieri si sono alternati alla lettura di passi: verso la fine un uomo dell’esercito ha recitato ‘La preghiera del soldatò, mentre il maresciallo Marilena Iacobini, rimasta ferita nell’attentato di Nassiriya, ha letto “La preghiera del carabiniere”.

«Per un comandante – ha detto il generale Giorgio Cornacchione, comandante del contingente italiano in Iraq – vedersi sfilare davanti le bare di 17 suoi uomini, più due che erano amici del contingente, è qualcosa di molto difficile da spiegare. La tristezza è enorme». Questa notte, ha aggiunto, «tornerò a Nassiriya e riporterò sicuramente al contingente le emozioni che ho provato in questo abbraccio corale del popolo che c’ è stato stamattina a San Paolo”.

La politica si inchina ai cadutiQuando l’acqua benedetta bagna le bare dei soldati di Nassiriya Carlo Azeglio Ciampi si fa più curvo, Silvio Berlusconi congiunge le mani e si copre il viso; c’è un silenzio attonito tra i politici che assistono ai solenni funerali di Stato nella Basilica di San Paolo. Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi siede vicino alla moglie Franca. Poi c’è l’ex capo dello Stato Scalfaro, il presidente del Senato, Marcello Pera con la moglie; il presidente della Camera, Pier Ferdinando CasiniSilvio Berlusconi e Riccardo Chieppa.

Quando il cardinale Ruini legge ad uno ad uno i nomi delle vittime allineati ai piedi dell’altare Berlusconi tira fuori dalla tasca il santino della cerimonia per seguire più attento l’elenco. Ciampi e Pera restano sull’attenti per quasi tutta la durata della messa solenne e tutti applaudono dopo le preghiere del soldato e del carabiniere, ma soprattutto quando le bare escono e tutto finisce. In prima fila c’è anche il ministro della Difesa, Antonio Martino, e le più alte cariche militari. Poi c’è il governo, schierato a ranghi compatti. Bossi arriva per ultimo e siede davanti a TremontiAlemanno resta impietrito e a braccia conserte per quasi tutta la cerimonia.

L’elenco dei parlamentari presenti è lunghissimo: Fassino e Rutelli siedono vicini; D’Alema più avanti accanto a Fini; Andreotti recita il rosario; Storace parla a lungo con Veltroni. Poi ci sono i vice presidenti di Camera e Senato; tutti i capigruppo a Montecitorio e a Palazzo Madama.

È il momento del segno della pace: Casini è il primo a tendere la mano a Berlusconi, mentre Ciampi, dopo un momento di esitazione, si avvia lentamente verso i familiari dele vittime e tende loro la mano. Di nuovo applausi dopo che la tromba suona il silenzio. Berlusconi, affranto, si siede un momento, ma poi con Casini si alza di nuovo. I politici seduti in fila stanno attoniti a guardare le bare. Ciascuno raccolto nella sua personale riflessione. La messa è finita e le bare sfilano fuori dalla Basilica. Ciampi fa un sospiro profondo davanti ai feretri che passano. Poi si mette in fila dietro al corteo funebre con la moglie Franca, seguito da Berlusconi e dagli altri. La folla li stringe e li trascina fuori, nel grande applauso che saluta i soldati di Nassiriya.

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