Toscana
Sì alle unioni di fatto. E il centrosinistra si spacca
Il resto della maggioranza Ds, Sdi, Verdi con l’appoggio di Rifondazione comunista e il Pdci che non ha partecipato ha votato compatta per l’approvazione. Anche nell’opposizione di centrodestra, per la verità, ci sono state due defezioni. Al momento del voto, Anna Maria Celesti (Forza Italia) è uscita dall’aula, chiaro segnale di disaccordo dalle indicazioni di voto del proprio gruppo. La seconda defezione, molto più evidente, è stata quella del capogruppo di Alleanza nazionale. La sinistra ha votato due emendamenti presentati da Maurizio Bianconi sulle conseguenze dei quali poi si è aperto un giallo e lui, lasciando libero il gruppo di An, ha votato a favore della legge Ciucchi. Il giallo riguarda l’emendamento all’articolo 2 che prevede nell’accordo dell’unione di fatto pena la nullità la «volontà di regolare la propria unione secondo quanto previsto nella Costituzione circa i principi fondanti della famiglia, pur senza volersi congiungere in matrimonio». Questo farebbe fare una parziale retromarcia (negata però da Ciucchi) al provvedimento: dall’accordo verrebbero escluse le unioni tra persone delle stesso sesso. Tutti gli altri l’Udc compatta, e i restanti consiglieri di An e Forza Italia hanno votato contro.
La proposta di legge di Ciucchi si rivolge al Parlamento, come previsto nella Costituzione italiana per quanto riguarda l’iniziativa legislativa dei Consigli regionale. E prevede norme per facilitare il diritto all’abitazione, per il lavoro e la previdenza, per l’assistenza e le decisioni in caso di morte, per facilitazioni di accesso a servizi socioassistenziali. Il Consiglio ha scelto, tra i due rami del Parlamento, che la legge arrivi alla Camera. Dove ha commentato uno dei consiglieri contrari al provvedimento la legge non ha nessuna possibilità di passare considerata la maggioranza schiacciante della Casa delle libertà. E allora perché si è voluto a tutti costi votare questa legge? Per effettuare «una fuga in avanti» come l’hanno definita Zirri (Forza Italia), Carraresi (Udc) e Monaci (Margherita). Insomma, per forzare la mano al dibattito sullo Statuto regionale. Un punto chiave, all’articolo 4, riguarda infatti proprio la famiglia e la sua definizione. E qui Monaci è stato chiarissimo e deciso. «L’approvazione di questa proposta di legge ha detto il capogruppo della Margherita pregiudica il lavoro del Consiglio sullo Statuto. La scelta fatta, senza il nostro consenso e senza una preventiva valutazione sull’opportunità del provvedimento da parte della maggioranza, non può che essere portatrice di divisioni e di un grave allontanamento da ogni ipotesi di mediazione».