Toscana
Piccoli comuni arrancano
Hanno spento le luci delle loro piazze. Hanno alzato la voce a più riprese. La speranza è che il governo modifichi la Finanziaria che, secondo loro, è molto penalizzante. Di chi stiamo parlando? Dei piccoli comuni, ovvero quei paesi che non superano la soglia dei 5000 abitanti. Se la Finanziaria è drammatica per tutti i comuni d’Italia, per i piccoli comuni diventa quasi impossibile. Parola di Francesca Vogesi, sindaco di Sambuca Pistoiese e responsabile della consulta dei piccoli comuni per l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Toscana.
«Con la Finanziaria 2004, così come è adesso, spiega l’agguerito sindaco i piccoli comuni si troveranno in difficoltà ad approvare il bilancio. Faccio l’esempio di Sambuca che avrà un taglio del 10,34%, più di 55 mila euro su poco più di un milione di bilancio, il taglio più alto in provincia di Pistoia. Non sappiamo più che servizi tagliare, piccole realtà come le nostre hanno solo i servizi fondamentali che non possono essere decurtate».
Qualcuno pensa che andrete a toccare le tariffe… «Le tariffe? Abbiamo già effettuato aumenti continua e non è giusto continuare ad aumentare, soprattutto a parità di prestazione, cioè se il servizio non migliora». Secondo l’Anci saranno 1.700 i milioni di euro che verranno a mancare nelle casse comunali. «E come sempre spiega Vogesi saranno i più deboli ad avere la peggio. Ai comuni più piccoli , quelli che non possono contare né su un grande potere contrattuale né su vaste risorse alternative, verrà meno fino al 20-30% dei contributi». Oltre ai tagli ci saranno inoltre cifre ulteriori da togliere dal bilancio: cioè quelle dell’aumento dei costi dei servizi e del nuovo contratto nazionale dei lavoratori, i cui costi cadono interamente sui bilanci delle amministrazioni locali.
«Ci sono tra l’altro delle questioni di principio che vengono messe in discussione osserva il sindaco di Sambuca Pistoiese da questa legge: viene limitata l’autonomia finanziaria, cosicchè i comuni si trovano impossibilitati ad effettuare qualsiasi tipo di azione e a fronte di questa situazione si continua a dire che i comuni sono spreconi. Non è così, la nostra attenzione verso qualsiasi tipo di spesa è sempre alta».
Ancora. Con la legge finanziaria 2004 non sono solo i tagli diretti a pesare ma anche quelli indiretti, ad esempio i tagli sul settore sociale che vengono fatti per le regioni e che ricadono a cascata sui comuni. «Ci troviamo di fronte non solo a scelte difficili sottolinea Vogesi ma proprio impossibili. La questione dei tagli ai trasferimenti era già grave da un paio di anni, ma oggi si aggrava ancora di più perché non si è voluto affrontare una vera e propria riforma fiscale, senza la quale i piccoli comuni avranno meno possibilità: se si guarda la tabella preparata dall’Anci Toscana su quanto inciderà la finanziaria comune per comune, si vede che le piccole realtà sono quelle maggiormente penalizzate».
E la tassa di scopo e quella commutativa annunciate dalla Regione? «Sicuramente la tassa di scopo è un punto importante risponde ma a mio avviso non è quello che risolve i problemi finanziari dei comuni soprattutto quelli piccoli, noi abbiamo bisogno di una riforma strutturale. Avevamo molte aspettative nella Riforma del Titolo V e nell’art.119 , che avrebbe permesso la costituzione di un fondo perequativo a favore di quelle realtà dove c’è un tessuto socioeconomico debole».
I piccoli comuni, tra l’altro, vanno a soffrire maggiormente nel momento in cui l’attenzione sulla cosiddetta Italia minore è sottolineata anche dal Presidente della Repubblica e in Parlamento viene discussa la legge BocchinoRealacci sulla valorizzazione dei piccoli comuni. «In questo momento conclude il sindaco Vogesi dobbiamo soprattutto sensibilizzare i cittadini, perché i tagli cadranno pesantemente proprio su di loro».
C’è poi il sindaco di Rosignano Marittimo e presidente dell’Anci Toscana Gianfranco Simoncini che punta l’indice su un’altra questione. «L’importanza strategica delle forme di associazionismo tra i comuni spiega in particolare quelli più piccoli, non trova sostegno adeguato nelle risorse previste a livello nazionale, a cominciare dalla Finanziaria. L’Anci ha registrato un calo di circa il 60% dei fondi messi a disposizione lo corso anno per l’associazionismo».
Non solo. «Le conseguenze dei tagli della Finanziaria conclude Simoncini finiranno col riflettersi persino sui servizi essenziali dei comuni che sono a rischio, soprattutto nei centri minori. Molti infatti sono già costretti a tagliare sull’illuminazione pubblica e sui servizi ai disabili, o a ridurre drasticamente le azioni di contrasto alla tossicodipendenza giovanile, con ripercussioni facilmente immaginabili anche in termini di prevenzione e di sicurezza del territorio».
Questi piccoli centri hanno prodotto nei secoli un patrimonio straordinario di beni culturali ed ambientali, abilità manifatturiere, saperi e sapori, che oggi appaiono (almeno nel 50% dei casi) realmente poco competitive da un punto di visto economico, vedono contrarsi da un anno all’altro servizi, scuole, presidi sanitari, esercizi commerciali. Mentre con tutta evidenza la manutenzione del territorio, minacciata proprio dalla spopolamento, il turismo rurale e naturalistico, l’agricoltura di qualità, l’artigianato ed il commercio possono fornire gli strumenti più adeguati per investire su queste aree.
«In queste zone spesso i servizi pubblici mancano e, se ci sono, costano di più, perché si tratta di rispondere ai bisogni di poche persone distribuite su territori più vasti, magari difficili da raggiungere. Così anche gli esercizi pubblici, come uffici postali e distributori di benzina, chiudono ha commentato il presidente della commissione, Sirio Bussolotti (Ds) . In Consiglio regionale sono già in discussione due proposte di legge per far fronte alla situazione. Le informazioni che ora ci fornisce l’Irpet sono fondamentali per capire come adattare le politiche alle esigenze reali».
Le caratteristiche sfavorevoli del territorio, la scarsa densità della popolazione ed il basso indice di sviluppo economico sono i principali indicatori di disagio individuati nello studio. Tre caratteristiche che si presentano congiunte nel 70% dei comuni con meno di 1000 abitanti, concentrati soprattutto in Lunigiana e Garfagnana, ma anche in Alto Mugello, Casentino, Valtiberina, Amiata e nei territori collinari nel Sud della regione.
Dall’indagine escono anche dati a prima vista controintuitivi; ad esempio, nei comuni minori, in percentuale, vivono molti più extracomunitari che nei comuni medio-grandi. «In effetti anche nei piccoli comuni si ampia il ventaglio dei servizi richiedibili ha notato il vicepresidente della commissione, Franco Banchi (Udc) non dobbiamo pensare infatti che la qualità della vita si misuri solo sui servizi essenziali: altri aspetti entrano in gioco, come ad esempio la cultura; più che della qualità del vivere dovremmo iniziare a parlare della prospettiva del vivere, ed è questo che spesso manca nei piccoli comuni, ecco perché i giovani se ne vanno».
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