Toscana
Giorno della memoria, la Toscana i suoi lager
La Repubblica italiana, con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, ha proclamato il 27 gennaio “Giorno della Memoria”. Il 27 gennaio, infatti, è la data dell’abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz. In questo giorno, la legge prevede che vengano “organizzate cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
Una serie di iniziative, con mostre, incontri, concerti, spettacoli teatrali sono stati organizzati anche in Toscana. Il Consiglio regionale ha tenuto lunedì 26 gennaio una solenne seduta straordinaria ad Arezzo, nella «Sala dei Grandi» della Provincia. Un incontro simbolico per ricordare che le tremende radici dell’olocausto erano piantate anche nei più diversi angoli della Toscana. Quattro i campi di concentramento disseminati nel territorio aretino: Villa Oliveto, allestito nel 1940 nel comune di Civitella Val di Chiana, che accolse prevalentemente ebrei stranieri; Renicci, funzionante dal 1942 nel comune di Anghiari, dove furono deportati migliaia di slavi e un consistente numero di anarchici; Villa Ascensione, allestito nei pressi di Poppi nel 1942, che accolse ufficiali britannici fatti prigionieri in Africa; Laterina (nell’omonimo comune), realizzato nel 1941 per imprigionare migliaia di militari delle truppe Alleate ed utilizzato anche dopo la Liberazione prima per collaborazionisti e civili ex-fascisti e successivamente al 1948 come centro di raccolta per i profughi dell’Istria e delle ex colonie d’Africa. In altre undici località dell’aretino, durante la seconda Guerra Mondiale, furono ospitati gli internati liberi, cioè condannati dal Tribunale speciale fascista che avevano terminato di scontare la pena od accusati di reati minori, provenienti sia dal resto d’Italia che da altre nazioni occupate.
In apertura della seduta, il presidente del Consiglio regionale della Toscana Riccardo Nencini ha ricordato che ogni anno per celebrare la giornata della memoria viene compiuto un viaggio dell’orrore e contemporaneamente della salvezza. La memoria è il salvadanaio dello spirito ha commentato Nencini e uno dei concetti secondo cui si può declinare il dramma della Shoah è quello della libertà. La Toscana ha un rapporto particolare con la libertà, perché è stato Dante a spiegarne il significato nel Paradiso: libertà è libero arbitrio. Questa giornata deve insegnare che la libertà non è una conquista definitiva, come dice il poeta Mario Luzi, ma si guadagna ogni giorno in una palestra’. Si è detto che in Italia le leggi razziali siano state applicate con minore severità che altrove – ha proseguito il presidente del Consiglio regionale -: . Ma le leggi razziali erano leggi razziali punto e basta.
Il saluto della città, alle autorità civili, religiose e militari ed ai ragazzi delle scuole presenti, l’ha portato il Sindaco Luigi Lucherini. I cittadini di Arezzo furono testimoni di fatti gravissimi durante la seconda mondiale e per questo la memoria’ ha dichiarato Lucherini- è stata coltivata per tramandarla ai giovani. Ma non c’è solo l’olocausto ha detto- e per questo occorre testimoniare tutti uniti il rifiuto totale contro gli atti che violano i diritti umani. La Toscana, in questo senso, è una regione che si sta impegnando bene ed iniziative come la Giornata della memoria’ ad Arezzo ne sono una positiva dimostrazione.
Le motivazione della scelta di tenere ad Arezzo, nella Sala dei Grandi’ della Provincia, la seduta solenne del Consiglio regionale sono state illustrate dal presidente Vincenzo Ceccarelli. Le tante sofferenze, distruzioni, stragi rappresentarono gli eventi drammatici per la comunità provinciale. Anche per questo ha affermato il presidente della Provincia di Arezzo noi ci siamo mossi con larghissimo anticipo sull’adozione della legge nazionale di istituzione del Giorno della memoria’, con l’organizzazione di eventi come il convegno In Memory, svoltosi nel 1995; mostre, presentazione di libri sulla Shoah come quelli di Rosetta Loi. Incontri tra i giovani delle scuole e i testimoni di quelle atrocità, quali Liliana Segre.
Del resto sono state pesantissime le sofferenze ed il contributo della provincia di Arezzo all’opposizione al nazifascismo: 10 medaglie d`oro, 28 d`argento, 49 di bronzo e 36 croci di guerra; medaglia d`oro per attività partigiana al gonfalone della Provincia di Arezzo, medaglia d`oro al valor civile ai Comuni di Bucine e Civitella della Chiana; medaglia di bronzo al valor militare al Comune di Cavriglia, croce di guerra al valor militare al Comune di Pieve Santo Stefano. Tra l’8 settembre 1943 ed il 16 luglio 1944 (giorno della Liberazione del capoluogo) le vittime furono: oltre 3000 civili, 221 partigiani e 1.800 militari alleati, che riposano nel cimitero di Indicatore. Ed anche il sistema repressivo dell’esclusione fu pesante, perché in provincia di Arezzo vennero organizzati 11 centri di internamento libero’ e 4 campi di concentramento.
E’ poi intervenuto Enrico Cecchetti, vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana. Egli ha spiegato che in queste ore un treno con oltre settecento ragazzi toscani sta percorrendo la Polonia per visitare il ghetto di Varsavia e i campi di concentramento, e che in tutta la regione in questi giorni si assiste a un fiorire di iniziative: A colpire è la qualità e la coralità, oltre che la quantità, di questi impegni, in cui sono state coinvolte tantissime persone, soprattutto giovani.
Molto intensa e toccante la testimonianza di Gianfranco Maris, presidente dell’associazione nazionale ex deportati, che ha ricordato alcuni tremendi episodi di quegli anni, vissuti in prima persona. Il 27 gennaio, giorno della liberazione di Auschwitz, era nel campo di Mathausen, e vide arrivare i vagoni con i quali le donne deportate ad Auschwitz furono trasferite lì, più morte che vive. Quando, nel successivo aprile, anche Mathausen stava per essere liberato, i prigionieri furono passati in rassegna; molti finirono fucilati, a pochi giorni dalla fine della guerra. Ma, per Maris, il ricordo non basta. La memoria ha detto non è conoscenza vera se enuclea una serie di episodi ma manca della necessaria visione complessiva. Perché oltre ai campi di concentramento molte altre furono le atrocità, come la deportazione degli oltre 10 mila lavoratori che nel ’44 scesero in sciopero o come tanti altri episodi. E soprattutto, secondo Maris, perché non ci si può esimere dal porsi la domanda: perché? Com’è stato possibile? Solo andando a fondo, capendo le cause e le responsabilità dei fascismi che portarono all’Olocausto, ci può essere la conoscenza; e solo la conoscenza dà agli uomini la libertà.
Difficile proseguire, dopo una testimonianza così vibrante – ha commentato il presidente della Regione, Claudio Martini, cui era affidata la chiusura della celebrazione una testimonianza che invita alla riflessione e al silenzio più che alle parole. Ma se bisogna parlare, ha proseguito, è per rispondere ad una domanda oggi fondamentale: perché ricordare? Tre le ragioni menzionate da Martini. La prima: perché i semi di quell’odio e di quella violenza sono ancora vivi e presenti nella nostra società. Ormai guardiamo quasi con indifferenza ai troppi episodi di antisemitismo, ma anche di antiislamismo e di anticristianesimo che avvengono ha detto – ecco una delle ragioni per ricordare. La seconda: perché sono in circolazione delle revisioni della nostra storia, approssimative, interessate, assolutamente negative per la nostra cultura. Una cosa è approfondire la conoscenza della storia ha precisato il presidente un’alta è stravolgerla e sminuire le responsabilità. Terza ragione: perché ancora su tanti fatti non è stata accertata la verità e non è stata fatta giustizia. E la parola giustizia porta con sé la parola pace ha commentato in chiusura L’unico vero auspicio che oggi possiamo fare, l’unico vero modo per chiudere quella pagina della nostra storia, è continuare a lavorare per la pace in Terra Santa.
Montevarchi Esposizione d’arte di Raffaele Barscigliè, Palazzo del Podestà. Fino al 1° febbraio. Orario: 16-19.
Montevarchi Per non dimenticare… mostra degli elaborati grafico-pittorici degli studenti della II e IV dell’Istituto «Magiotti», Auditorium comunale. Fino al 1° febbraio. Orario: 16-19.
Sestino Mostra di lettere e altri documenti conservati nell’archivio storico, Sala consiliare. Fino all’8 febbraio.
Reggello Mostra dedicata alla memoria della Shoah, Pieve di San Pietro a Cascia. Fino a metà febbraio. Orario: martedì e giovedì 15-19, sabato e domenica 10-12 e 15-19.
Follonica Viaggi della memoria: Elisa Springer, testimone della Shoah, scrittrice, sopravvissuta ai lager di Auschwitz, Bergen Belsen e Terezin, incontra gli studenti e i cittadini, Salone convegni civica Pinacoteca. Il 3 febbraio.
Capannoli Treni per vivere, treni per morire, gli anziani organizzano una visita guidata alla Sinagoga di Firenze e una visita al Museo della deportazione di Prato. Nella settimana dal 2 al 7 febbraio.
Capannoli Mai più reticolati, mostra di corrispondenza dai campi di prigionia, Teatro Comunale, 7 febbraio, ore 16.
Cascina Rassegna di film di guerra «Per ricordare…» (ore 21), Casa della cultura (viale Comaschi, 67). 30 gennaio; 6, 13, 20 e 27 febbraio; 5, 12, 19 e 26 marzo; 2 aprile.
Pistoia Mostra La Gioconda di Lvov, locali ex Copi, piazza San Francesco. Fino al 14 febbraio (lunedì-sabato 9-13).