Toscana
Fecondazione assistita, un polverone contro la nuova legge
Eppure tutto si può dire di questa legge, giunta in porto dopo un iter assai travagliato, tranne che sia una «legge cattolica». Per un cattolico la scienza può solo aiutare l’atto di amore tra marito e moglie, non sostituirsi ad esso. Quindi nessuna tecnica di procreazione artificiale può essere lecita. Ma nessun cattolico pensa di poter imporre per legge la sua norma morale. Come ha ben spiegato Angel Rodriguez Luño sull’Osservatore Romano (14 febbraio) «non tutto ciò che è moralmente negativo deve essere vietato o punito dalla legge civile… Le leggi civili vanno valutate in rapporto al bene comune». E in questa materia «il bene comune esige che vengano garantiti, completamente e per ogni singolo embrione, i tre diritti seguenti: il diritto ad essere trattato come soggetto e non come oggetto; il diritto inviolabile alla vita; e, infine, il diritto di nascere da e in una stessa coppia eterosessuale unita in matrimonio». Tutto quello che si può dire è che questa legge si avvicina «per quanto possibile, alla tutela di quei tre diritti». Si avvicina, perché, ad esempio, le tecniche di fecondazione vengono offerte anche a coppie legate da un rapporto affettivo stabile, ma non necessariamente sposate.
Il punto davvero importante di questa legge è l’aver messo per la prima volta sullo stesso piano i diritti della madre, del padre e del concepito, raccogliendo il parere del Comitato di Bioetica del 1996. È da questa tutela dell’embrione che derivano tutte le conseguenze, come il divieto di clonazione, di sperimentazioni, di selezione eugenetica, di produzione di embrioni in soprannumero con la conseguente crioconservazione…
Anche il divieto di diagnosi preimpianto uno dei punti sui quali più ci si scaglia rientra in questa logica. Forse non tutti sanno che per farla è necessario prelevare una delle 8 cellule che compongono in quel momento l’ovulo fecondato, in una fase nella quale non sono neanche distinti i possibili gemelli. Non è un semplice test, è una pratica invasiva, sulla cui efficacia vi sono anche dubbi e che in definitiva equivale a fare sperimenti sull’embrione. Nulla vieta che dopo l’impianto la madre richieda i normali test prenatali.
Altro punto contestato è il divieto della fecondazione eterologa (cioè utilizzando un donatore esterno alla coppia). Bisogna riconoscere che nel resto d’Europa è permessa quasi ovunque. Ma anche qui c’è dietro una logica umana, non confessionale. La nostra Costituzione (art. 30) pone a carico dei genitori l’obbligo di mantenere, educare, istruire i figli. E come può mantenere quest’obbligo un padre che dona il suo seme, o una madre che dona il suo ovulo, e poi, necessariamente, si disinteressa del figlio? Ma anche nell’adozione, si dice, non sono i genitori biologici ad occuparsi dei figli. Ci si dimentica che l’adozione non è uno strumento per dare un figlio a chi non ne ha, ma al contrario, uno strumento per dare dei genitori ad un bambino che ne è privo. In altre parole è un rimedio ad un male: l’abbandono (materiale o morale) di un minore da parte dei genitori biologici. E non dimentichiamo neanche la possibile deriva eugenista. Il seme o l’ovocita esterno alla coppia può essere selezionato in base alle presunte caratteristiche somatiche preferite. Il figlio voluto ad ogni costo diverrebbe solo un «prodotto» possibile oggetto di manipolazione e di selezione.
Certo, la fine del «far west della provetta» è un duro colpo per chi sul desiderio di un figlio a tutti i costi ha costruito una carriera scientifica o, peggio ancora, un business. Con la nuova legge i centri di fecondazione assistita dovranno essere regolati e vigilati e, forse vedranno diminuire i loro guadagni. E allora forse si spiega perché tanto polverone su una legge attesa da anni e che i cattolici difendono solo perché, per dirla ancora con l’Osservatore Romano, «non permette nulla di ingiusto, che prima fosse vietato e invece dichiara illegali e punibili molte ingiustizie gravi che prima erano permesse».
Professor Bigozzi, l’idea di fondo di questa legge è che anche l’embrione è un soggetto da tutelare. Lei è d’accordo?
«È una regola fondamentale che in Italia arriva adesso, ma il Consiglio d’Europa, già nel 1986 emanò la raccomandazione n° 1046 nella quale dichiarava che l’embrione ed il feto umani devono beneficiare in ogni caso del rispetto dovuto alla dignità umana».
Da genetista cosa ne pensa di chi dice che l’ovulo fecondato non è ancora vita…
«Io ritengo invece che sia vita».
Lo dice come scienziato o come credente?
«Lo dico come professore di genetica medica, anche se adesso in pensione. Non è un dogma di fede è un qualcosa di concreto, perché dal momento in cui si è formato un nuovo corredo genetico nell’ovulo fecondato quello rimane a determinare in maniera preponderante le caratteristiche individuali della persona che si sta sviluppando».
C’è però chi distingue tra embrione e pre-embrione…
«Dire che il pre-embrione non è vita umana è un discorso inconsistente dal punto di vista scientifico. Del resto la raccomandazione sopra citata afferma che: dalla fecondazione dell’uovo la vita umana si sviluppa in maniera continua senza che si possa fare alcuna distinzione nel corso della prime fasi dello sviluppo: C’è chi dice: finché l’embrione non si è annidato (circa al 14° giorno) non ha cominciato una relazione con la madre e non è vera vita. Senza voler disconoscere che esistono delle relazioni madre-feto, che sono peraltro di natura essenzialmente biochimica, questa affermazione è una grossa esagerazione».
Questa distinzione serve in alcuni paesi, come l’Inghilterra, per permettere esperimenti genetici o la clonazione che poi sono vietati per gli embrioni.
«Il termine pre-embrione è stato inventato ad hoc per poter utilizzare a piacere gli embrioni precoci. È un artificio le cui motivazioni sono del tutto infondate come: la blastocisti è un insieme di cellule di cui solo una piccolissima parte diventa embrione perché ed è vero tutto il resto diventa placenta e altri annessi della gravidanza ma certamente contiene anche le cellule proprie dell’embrione. Oppure non c’è individualizzazione perché con la gemellanza gli individui possono diventare due, per cui invece di uccidere un solo individuo ne uccido due, e altri ragionamenti del genere».
Proprio in questi giorni è giunta la notizia della prima clonazione umana a scopo terapeutico. Cosa ne pensa?
«È orrenda, perché si fabbrica un embrione e poi si distrugge, sia pure molto precocemente, per procurarsi delle cellule che, per ora è solo speranza, possano curare varie malattie. Poiché questo embrione è stato fatto clonando la stessa persona che deve essere curata è come dire: io mi fabbrico un gemello identico e poi lo uccido per prendergli le cellule. Questa è la sostanza anche se sto facendo un discorso brutale…».
Però c’è chi sostiene che impedendo queste ricerche si limita la scienza.
«La scienza è una divinità alla quale tutto si deve sacrificare? Lo scienziato e io mi ritengo, modestamente, uno di quelli è forse onnipotente? Può fare tutto quello che gli sembra utile? Gli è lecito fare tutto quello che è tecnicamente possibile? Conoscere è giusto e lecito, fare è tutt’altra cosa».
Uno dei punti controversi della nuova legge italiana è il divieto di produrre più di tre embrioni alla volta.
«Mi pare essenziale per evitare di congelare degli embrioni che poi rimangono inutilizzati ma vitali. Non sono un ginecologo e quindi non posso dire se tre sia effettivamente il numero perfetto. Comunque mi sembra un buon compromesso tra l’esigenza di non produrre embrioni soprannumerari e la speranza di ottenere almeno una gravidanza».
In Italia ci sono 24 mila embrioni congelati, che dovrebbero venir concentrati in un unico centro. Cosa ne pensa?
«Per quanto riguarda la concentrazione ritengo sia indifferente. La distruzione di embrioni ancora vitali è un delitto, anche se è fatta a scopo di ricerca o di terapia. Ma, se ad un certo punto un’autorità decidesse che la conservazione è durata troppo a lungo e che alcuni embrioni sono da distruggere, tanto vale che siano utilizzati per qualche scopo utile. Purché sia giunto un momento ragionevole e ci sia una autorità che abbia competenza a decidere. È una responsabilità che io non vorrei a nessun costo».
Altro punto controverso è il divieto della fecondazione eterologa.
«È vero che se una persona fa fecondare la moglie con lo sperma di un altro uomo il figlio non è suo biologicamente. Però sappiamo anche che quando c’è una sterilità maschile, la fecondazione omologa non serve quasi a nulla e, d’altra parte, non vedo grossi problemi morali in un’operazione del genere».
Ma nel caso di donazione di seme il padre poi si può anche pentire…
«Se si ammettesse la fecondazione eterologa ci dovrebbe anche essere un impegno sottoscritto e irrevocabile da parte del padre che il figlio è suo a tutti gli effetti e per sempre».
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