Toscana

Toscana del benessere ma cresce l’insicurezza

di Ennio CicaliUna regione anziana, la Toscana, una ridotta presenza di famiglie con un figlio minore o un più basso numero di bambini per donna. Più elevati, invece, i tassi di occupazione e di attività, anche femminile, misurati sul complesso della popolazione. Un particolare che si spiega con il sistema produttivo toscano fatto di medie e piccole imprese, spesso a conduzione famigliare, che impiega una parte rilevante di lavoratori presenti nella regione. Un buon reddito è la conseguenza della elevata occupazione: il reddito medio annuo disponibile delle famiglie toscane è di 30 mila 931 euro. Il reddito medio pro capite è di 11 mila 748 euro, mentre quello medio per percettore è di 17 mila 308 euro. La Toscana, rispetto all’Italia centrale e alla media nazionale, è caratterizzata da livelli di benessere piuttosto alti. È questo il ritratto che emerge dalla ricerca «Le condizioni di vita delle famiglie toscane» curato dall’Irpet in collaborazione con la Regione Toscana e le tre università di Firenze, Pisa e Siena. Ricerca svolta nel 2000 su di un campione di 2625 famiglie per un totale di 6 mila 867 persone. Tutto bene, dunque. Non proprio, perché dalla ricerca risulta un senso di insicurezza, non diverso dal resto d’Italia. Insicuri i giovani che credono sempre meno a un futuro migliore di quello dei loro padri. Insicure molte famiglie che attualmente godono di un benessere più o meno relativo, ma temono di scivolare verso la povertà. Timore alimentato dalla crisi economica generale, riduzione del potere di acquisto del reddito, precarietà crescente del lavoro. Un’eventualità che riguarda la parte più corposa della società, in pratica il ceto medio prevalentemente a reddito da lavoro dipendente o pensionato. La povertà esiste anche in Toscana, nonostante i favorevoli indicatori economici. Nel 2000 erano circa 234 mila le famiglie relativamente povere, corrispondenti a 602 mila persone in condizioni di povertà relative. In percentuale, 17 famiglie e persone su 100 erano poveri. A questi sono da aggiungere i poveri assoluti, circa 41 mila famiglie corrispondenti a 132 mila persone. Persone con un reddito inferiore a quello necessario per l’acquisto di beni e servizi essenziali, che nel 2002 era di 823,45 euro mensili. I più esposti al rischio povertà sono i genitori soli con figli, le famiglie con più bambini, i disoccupati, chi abita in una casa in affitto, i pensionati, chi ha la licenza elementare rispetto ai laureati, i giovani, le donne più degli uomini. L’indagine, illustrata dai ricercatori dell’Irpet, Giovanni Maltinti e Nicola Sciclone, affronta anche due temi di stretta attualità: la condizione dei lavoratori flessibili e il problema della non autosufficienza. A proposito della flessibilità del mercato del lavoro risulta che il reddito annuo medio dei lavoratori con contratto indeterminato è di circa 19 mila euro, quello dei lavoratori flessibili è di circa 12 mila euro. Il problema della non autosufficienza è già oggi molto consistente, dato che coinvolge almeno il 20 per cento delle famiglie toscane: l’80 per cento dei non autosufficienti ha più di 65 anni e circa il 50% più di 80 anni Ed è un problema molto serio per le famiglie, dato che solo il 7% dei non autosufficienti vive in case di cura o di riposo, il resto grava sulle famiglie. Un problema che discrimina inoltre fra famiglie ricche e povere: le prime dedicano alla cura dei propri cari circa 16 ore la settimana; le seconde, non potendo avvalersi di aiuti esterni, vi dedicano circa 32 ore. «Dalla ricerca le condizioni di vita delle famiglie toscane appaiono buone – commenta Angelo Passaleva, vice presidente e assessore alle politiche sociali della Regione Toscana –. Anche da noi si è però eroso il potere di acquisto del ceto medio: sono aumentati i soggetti a rischio povertà, assoluta e relativa. Le risorse statali sul fondo delle politiche sociali, non vincolate, sono diminuite, ma la Toscana non ridurrà il proprio impegno». Le case, chi le abitaLa stragrande maggioranza delle famiglie toscane possiede una casa in proprietà. Sono proprietari di una abitazione, infatti, il 72% dei nuclei famigliari, mentre il 17% abita in affitto e il rimanente 11% dimora in abitazioni di cui dispone a titolo gratuito. La ricerca dell’Irpet dedica un capitolo alla situazione abitativa in Toscana. Proprietari e affittuari hanno caratteristiche diverse. Fra i primi si rileva un’età media più elevata, una quota maggiore di coniugati, un più alto grado di scolarizzazione, una più elevata frequenza di dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, molti più pensionati, meno single e una più bassa incidenza di popolazione in condizione non attiva. Fra proprietari e affittuari mutano significativamente anche le condizioni economiche: il reddito medio annuo delle famiglie in proprietà è di circa 34 mila 483 euro, quello dei nuclei in affitto è di 18 mila 508 euro. La scelta della casa in affitto deriva, più che da una preferenza individuale, da una scelta obbligata dettata dalle limitate risorse economiche. Una situazione, quest’ultima, dovuta in larga parte all’ingresso troppo recente sul mercato del lavoro, desumibile dall’età più bassa degli affittuari, o a condizioni personali che non hanno consentito di risparmiare, quali la bassa specializzazione professionale, la precarietà occupazionale, lo scioglimento del legame coniugale.