Toscana
Sui banchi toscani i colori del mondo
Dal Ministero dell’istruzione si guarda alla Toscana e una volta tanto non per le manifestazioni contro la Moratti bensì per l’esperienza maturata nell’integrazione scolastica degli alunni stranieri. Mariolina Moioli, direttore generale delle politiche giovanili e braccio destro del ministro, lo lascia intendere: «Compito del Ministero è anche quello di portare a sistema le migliori esperienze realizzate dalle scuole nella loro autonomia».
Nella nostra regione ed in particolare nelle scuole fiorentine ci sono una tale quantità di differenze e di provenienze da essere considerati, a giudizio di Vinicio Ongini, esperto di intercultura del Ministero dell’istruzione, «un osservatorio privilegiato per l’Italia». Da qui la «tre giorni» nazionale «Se la scuola incontra il mondo» (25-27 febbraio), ospitata al Convitto della Calza e promossa dal Comune di Firenze e dall’Anci toscana.
«Non a caso, proprio qui a Firenze spiega l’assessore Daniela Lastri , è stata avviata da quattro anni l’esperienza dei centri di alfabetizzazione dove gli alunni stranieri, in aumento di anno in anno, possono imparare l’italiano come seconda lingua e al tempo stesso coltivare la loro lingua di provenienza, grazie a uno staff di operatori molto qualificati. In questo modo si combatte l’abbandono scolastico e si arricchiscono le nostre scuole di culture e saperi provenienti da tutto il mondo».
«I nostri centri di alfabetizzazione rappresentano un’esperienza guida a livello nazionale», ribadisce il sindaco Leonardo Domenici, anche in qualità di presidente dell’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia. «Inoltre dice Domenici una migliore integrazione degli alunni ha un effetto positivo sui genitori».
Per quanto riguarda le politiche d’integrazione scolastica, «l’ottica oramai non può più essere quella dell’emergenza: la presenza degli stranieri dice ancora la Moioli è un dato strutturale della nostra scuola. Al momento gli alunni che non hanno cittadinanza italiana sono 285 mila. La stabilità assunta dal fenomeno immigratorio evidenzia la necessità del rispetto dell’autonomia scolastica e di una programmazione delle risorse e degli interventi».
Sulle risorse si dice che sono affidate agli Uffici scolastici regionali di tutte e 20 le regioni italiane (prima solo di 14). Resta il silenzio sulla cifra.
In quattro anni di attività i centri hanno rappresentato uno strumento di inserimento scolastico importante per centinaia di bambini: in questo anno scolastico sono al momento 604 e di 44 nazionalità diverse (39% cinesi, 16% rom, 9% albanesi, 6% romeni, 5% marocchini, 4% filippini e peruviani) gli alunni stranieri che li hanno frequentati. Attualmente i laboratori organizzati dal team dei centri registrano 1.173 frequenze settimanali alle attività.
Al Giufà (collegato con il Centro La Pira) ci sono 171 alunni seguiti, dei quali il 42% sono rom e gli altri rappresentano 22 nazionalità differenti, all’Ulysse 160 alunni seguiti, che risultano divisi in 29 nazionalità fra cui le più rappresentate sono la cinese, l’albanese e la marocchina. Al Gandhi 273 alunni seguiti, dei quali il 73% sono di origine cinese e gli altri rappresentano 17 nazionalità differenti.