Toscana

Iraq, strage di sciiti in preghiera

di Daniele RocchiIl 2 marzo, giorno dell’Ashura, una delle massime ricorrenze dell’Islam sciita, il terrorismo ha seminato strage in Iraq fra i seguaci di questa confessione, la maggioranza nel Paese diviso da rivalità e odi etnici e religiosi. Una serie di ordigni è esplosa a Karbala, nel centro del Paese, e in una moschea di Baghdad, uccidendo almeno 120 pellegrini. Centinaia i feriti. Gli attacchi sono avvenuti alla vigilia della firma – ora rimandata ad altra data – della Costituzione provvisoria. Il testo che consta di circa 60 articoli dovrebbe essere il punto di riferimento giuridico per l’Iraq in attesa dell’effettivo passaggio di poteri agli iracheni.

“Le stragi che a Baghdad e Karbala hanno provocato decine di morti e centinaia di feriti, sono opera di persone che non hanno in nessuna considerazione il valore della persona umana”. E’ quanto ha dichiarato al Sir mons. Shlemon Warduni, vescovo caldeo ausiliare di Baghdad. “Hanno voluto colpire uomini in preghiera, riuniti per l’Ashura, una delle massime ricorrenze dell’Islam sciita, ha detto mons. Warduni. Questi sono giorni cari all’uomo che si rivolge a Dio. Invece siamo testimoni di scene terribili e che fanno paura. Dov’è la cultura, dov’è la religione, dov’è il timore di Dio? Per questo motivo invito tutti a pregare perché queste tragedie non accadano più”. “La religione non può essere usata per dividere ma per unire i popoli – ha aggiunto – Tutti dobbiamo amare Dio perché il nostro Dio è unico. Invece c’è chi vuole dividere gli uomini usando la religione”. Nonostante la gravità degli attentati mons. Warduni si è detto convinto che “non c’è relazione tra le due stragi e la firma della Costituzione provvisoria” approvata dal Consiglio di governo transitorio iracheno dopo molte discussioni. “Queste stragi coinvolgono in particolare la popolazione sciita e luoghi cari alla sua tradizione” come Karbala e la moschea della capitale dell’imam Mussa Al Khazem.

Circa la Costituzione provvisoria mons. Warduni si è augurato che questa “possa essere rivista soprattutto dove si richiama alla sharia islamica. Non si possono stabilire delle regole dettate dalla religione”. Per l’ausiliare di Baghdad, infatti, “il problema non è solo di culto ma investe quello più ampio della libertà umana”. Come dire non si può imporre a tutti, per esempio, “di indossare il velo o di non bere alcolici”. “Deve essere garantita libertà di parola, di culto e parità di diritti”. Ben venga allora “il 25% di donne nel futuro parlamento iracheno”. “Per risolvere questo problema cercheremo di dialogare con i nostri connazionali per tentare di tenere separati politica e religione perché la religione è per Dio, la nazione è per tutti. Una cosa è avere delle regole religiose e un’altra regole politiche. Ne parleremo con le parti sociali e religiose più aperte. Questa clausola dovrà essere rivista”. “Le future elezioni nel Paese – ha concluso – dovranno essere ben preparate. Se le cose restano così sarà difficile rispettare questo termine. Bisogna ricercare senza sosta pace, sicurezza e dialogo tra la popolazione e le religioni”.

La schedaAshura. Ogni anno, tra il 1° e il 2 marzo, in Iran, Iraq, Afghanistan si ricorda la morte dell’imam Hussein – figlio di Alì, il genero del profeta Maometto – sconfitto dalle truppe del califfo omayyade Yazid e decapitato nell’attuale Iraq nell’anno 680. A quell’episodio risale lo scisma islamico fra sunniti e sciiti. Questi ultimi sono oggi poco più del 10% dei musulmani nel mondo, ma sono la maggioranza in Iran, Iraq (oltre il 60%) e Bahrein. In occasione dell’Ashura uomini e bambini in camicia nera sfilano in corteo al suono di tamburi percuotendosi il petto o colpendosi con vari oggetti (fino a ferirsi la testa con coltelli), in segno di lutto e di espiazione per non aver mantenuto la promessa di aiutare Hussein, lasciandolo solo, con 72 compagni, a soccombere agli omayyadi nella piana di Kerbala, più di tredici secoli fa.

Costituzione. Con un accordo raggiunto all’alba del 1° marzo è stata approvata la Costituzione provvisoria irachena che dovrà traghettare il Paese alle prossime elezioni. Tra i punti principali: elezioni alla fine del 2004, garanzia delle libertà fondamentali (culto, pensiero e parola), parlamento provvisorio composto per il 25% da donne, struttura federale del nuovo Stato, Islam religione ufficiale e fonte, non unica, di legislazione. Non potranno, pertanto esserci leggi contrarie all’Islam ma i principi religiosi non dovranno contrastare con i diritti individuali e le regole della democrazia.