Toscana
Uniti dalla pace, divisi dall’Iraq
E non sono mancate neanche le polemiche come quelle innescate dall’area dei «disobbedienti» (Caruso, Casarini…) che hanno promesso «schiaffoni umanitari» ai parlamentari dell’Ulivo se avranno l’ardire di scendere in piazza il 20 marzo, dopo l’astensione in Parlamento sul decreto di proroga della missione italiana in Iraq. «Gli schiaffoni non li condivido assolutamente, precisa Piana anzi come Rete Lilliput invitiamo tutti a partecipare secondo la propria coscienza… Ma almeno sono serviti ad attirare un po’ di attenzione sulla manifestazione».
Ma per la rete Lilliput (fatta di associazioni e singoli che, come i lillipuziani vogliono «ingabbiare» il «gigante» dei grandi interessi economici), più importante delle grandi manifestazioni è il lavoro di sensibilizzazione delle persone e di valorizzazione delle iniziative locali. Per questo lo scorso 28 febbraio sono partite dalla Sicilia, dal Friuli e dal Piemonte tre «Carovane della pace». In Toscana passeranno dal 12 (Sant’Anna di Stazzema) al 18 marzo (Grosseto) con sosta a Firenze il 14, dove per tutta la settimana precedente saranno tante le iniziative di riflessione e di dibattito.
Per l’oggi l’Mcl non ha una posizione ufficiale sulla missione italiana «ma come sensibilità diffusa c’è il sostegno ad una scelta che in questo momento non potrebbe essere diversa: pur con tutti i problemi, e nonostante il tributo pesante pagato dai nostri soldati, bisogna cercare di ricostruire un sistema sociale e democratico in un paese che se fosse abbandonato a se stesso finirebbe in condizioni anche più gravi di quando è iniziato l’intervento». Certo, l’ottimo sarebbe che la missione fosse «sotto l’egida dell’Onu anche se in questa fase forse è difficile perché non ci sono le condizioni».
A Roma l’Agesci invece ci sarà, anche perché è tra i promotori della Tavola della Pace. Ma, come ci spiega il responsabile regionale, il pratese Marco Barni, «in questa fase preferiamo stare un po’ a vedere». Su questi temi non c’è una posizione ufficiale dell’associazione: «sui principi siamo assolutamente d’accordo precisa ma nel campo delle analisi specifiche è molto difficile entrare». A metà aprile è in programma un’assemblea regionale: «non so se discuteremo di questi temi, però mi sembra che il comune sentire dei capi scout sia di essere meno schierati». Del resto ultimamente, osserva ancora Barni, «anche la Tavola della Pace ha assunto una posizione più critica verso il movimento per la pace che è apparso molto schierato su posizioni, per altro rispettabili, ma meno adatte per un coinvolgimento di tipo associativo. Personalmente imbarazza me e anche la mia associazione quando le posizioni diventano di un certo tipo. Esiste un limite oltre il quale le associazioni come la nostra non si possono spingere e questo limite lo si sta passando: non è più una battaglia sui principi… quando si critica il voto al finanziamento delle missioni si fa un’affermazione di logica e strategia politica. A quel punto un’associazione come la mia non ha titolo di entrare».
Qualche motivo di dissenso con i «pacifisti» però c’è: «Noi preferiamo essere definiti operatori di pace precisa Nicolò e non intendiamo il pacifismo come coloro che non prevedono nessun tipo di intervento militare: noi siamo anche per l’uso della forza, però il problema è chi prende queste decisioni».
Anche l’Azione Cattolica chiede di far chiarezza sui termini: «Noi siamo operatori di pace ci dice il delegato regionale Enzo Cacioli un termine che ci distingue dal pacifismo senza concretezza, ma ci distingue altrettanto, e con maggior ragione, dai cosiddetti pacificatori, cioè da coloro che con questo termine intendono l’imposizione della pace anche con la forza, la prevaricazione, il disprezzo del diritto internazionale».
Alla manifestazione romana l’Azione Cattolica ci sarà e senza imbarazzi nel trovarsi insieme a persone di diversa sensibilità ed estrazione perché «i cristiani condividono con tutti gli uomini di buona volontà la prospettiva della pace, dello sviluppo e dell’unità del genere umano, al di là di ogni scontro e di ogni imposizione forzata…».
Ma nell’adesione vuol portare anche un suo contributo specifico: «Come Delegazione regionale aggiunge Cacioli condividiamo pienamente gli obiettivi della manifestazione del 20 marzo, riaffermando contestualmente il valore delle due prospettive che il Papa ci ha indicato nel messaggio del 1° gennaio 2004: la prima è quella della centralità e priorità della formazione della coscienza degli uomini per la realizzazione della pace, dello sviluppo e dell’evoluzione del processo storico di unità del genere umano; la seconda è la riaffermazione del diritto internazionale come strumento centrale e prioritario per la realizzazione della pace. È chiaro che in questa logica l’Onu e tutti i soggetti che hanno un’azione internazionale o addirittura planetaria sono gli strumenti per la realizzazione dell’azione di negoziazione e di pace».
ACTIVE ENDEAVOUR – Forza navale Nato nel Mediterraneo Orientale per sostenere la campagna contro il terrorismo internazionale. L’Italia partecipa con circa 180 militari.
ALBANIA 2 – Il compito è di pattugliare le acque territoriali albanesi ed il mare Adriatico per prevenire e contenere l’emigrazione clandestina. Iniziata nel 1997, vi partecipano circa 150 uomini della Marina.
ALBIT – Nata per ristrutturazione la scuola di volo dell’Aeronautica albanese. Vi partecipano circa 110 militari dell’Aeronautica italiana.
ANTICA BABILONIA – Alla missione in Iraq partecipano oltre 2.700 militari.
EUPOL PROXIMA – Missione di Polizia dell’Unione europea in Macedonia.
JOINT GUARDIAN – Operazione in Kosovo, a guida Nato, su mandato Onu, per verificare i termini del Military Technical Agreement tra Nato e i rappresentanti della Rfj: 3.937 uomini
MIATM – Missione a Malta attuata a seguito di accordi bilaterali con compiti di assistenza tecnica alle Forze armate maltesi. Circa 50 militari.
NATO HQ SKOPJIE – Dal 2001 le autorità della Fyrom (Former Yugoslav Republic of Macedonia) hanno chiesto alla Nato consulenza e sostegno per la stabilizzazione del Paese: 40 militari.
NHQT – Comando multinazionale a base italiana in Albania con il compito di promuovere il coordinamento tra il governo albanese e la Nato, assistere le autorità albanesi e monitorare le linee di comunicazione di interesse del comando Kfor in Kosovo. 360 militari italiani.
TIPH 2 – Monitorare e favorire i rapporti fra residenti palestinesi e coloni israeliani nella città di Hebron, in Cisgiordania.
UNIFIL – Missione Onu per il controllo del ritiro delle truppe israeliane dal Libano: 51 militari e 4 elicotteri.
UNMEE – Missione Onu (dal 2000) per verificare l’osservanza degli accordi sottoscritti tra Etiopia ed Eritrea. 50 militari circa.
UNMIK – Missione Onu in Kosovo con il compito di monitorare l’attuazione del cessate il fuoco, alla quale l’Italia partecipa oggi con una sola unità.
UNMOGIP – Missione Onu (dal 1949) per supervisionare il cessate il fuoco lungo il confine tra India e Pakistan, nelle aree dello Jammu e del Kashmir: 7 osservatori.
UNTSO – Missione Onu con il compito di controllare il rispetto della tregua tra Israele, Egitto, Libano, Giordania e Siria, come concordato nell’armistizio del 1949. Gli italiani vi partecipano dal 1958, attualmente con 6 militari.
Le missioni italiane da www.difesa.it