Toscana
La diplomazia parallela tra Prato e Baghdad
Il Vescovo di Prato, mons. Gastone Simoni, che subito si è messo in contatto con la S. Sede, ha fatto capire che il Nunzio apostolico, l’unico diplomatico rimasto a Baghdad sotto i bombardamenti, rappresenta uno dei pochi interlocutori credibili agli occhi degli islamici. Non è un caso che la S. Sede, senza clamori, si sia messa subito in moto ad esplorare le strade percorribili per la liberazione degli ostaggi. Certo, nessuno ha soluzioni magiche. Sabato 17 aprile il Nunzio affermava con molta cautela: «Mi pare che in questo momento abbiamo bisogno di valutare un po’ tutti questi aspetti (la situazione militare in Iraq e l’apprensione dei familiari, ndr), di ragionarvi sopra in modo da evitare che vi siano ancora situazioni che aggravino, che rendano più penoso il momento stesso». Ben cinque giorni prima della mossa del Governo italiano che, con l’autorizzazione del Comando americano ha allestito una spedizione umanitaria della Croce Rossa, Nunziatura e Patriarcato sono penetrati nell’assedio della città di Falluja. «I cristiani davanti all’assedio racconta il nunzio nell’intervista – si sono posti il problema di cosa fare. E anche i musulmani se lo sono posto. Abbiamo pensato opportuno intervenire con gli aiuti umanitari, abbiamo raccolto parecchi viveri, alimentari e medicinali, e li abbiamo trasportati a Falluja. Insieme al vescovo mons. Warduni (caldeo cattolico, ndr), vi era un imam sciita ed un capo religioso sunnita. La gente è stata molto contenta di non essere stata abbandonata. La città praticamente era semivuota». Quale significato questa coraggiosa iniziativa possa aver avuto nella vicenda del rapimento è ancora tutto da capire.
L’Arciconfraternita della Misericordia, di cui Maurizio Agliana era «capoguardia», aveva subito attivato i propri canali con la Chiesa caldea. Mons. Simoni, invece, è stato costantemente in contatto con la Segreteria di Stato vaticana e con la Nunziatura a Baghdad. Contatti che non si sono limitati, ovviamente, a semplici informazioni. Lo stesso Simoni si era detto disponibile a raccogliere aiuti nel caso si rendessero utili per sbloccare la situazione. Domenica 19 aprile, poi, era giunto l’appello del Papa durante il «Regina Coeli».