Toscana

Sadam, se lo zucchero diventa… amaro

di Andrea BernardiniSindacati in fermento e bieticoltori toscani preoccupati per la decisione dei vertici dello zuccherificio Sadam di Castiglion Fiorentino (Arezzo) di sospendere la lavorazione per un anno. Lo zuccherificio di Castiglion Fiorentino raccoglie quasi tutte le bietole di Toscana ed Umbria (tre milioni e mezzo di quintali di prodotto, provenienti da un bacino di coltivazione di oltre 8mila ettari) destinate, con la trasformazione, a divenire zucchero bianco. Dà lavoro a 96 dipendenti ed a circa duecento stagionali nel periodo della campagna bieticola (tra agosto e settembre).

Il gruppo Sadam ha annunciato lo stop della produzione per un anno: il pesante deficit dichiarato nel 2003 e la contrazione del numero di ettari investiti, hanno suggerito ai proprietari di convogliare le barbabietole in zuccherifici del gruppo presenti fuori regione. Il risparmio sugli avventizi e sulle spese di manutenzione e di energia ed il riconoscimento di 100 euro a tonnellata di saccarosio che le aziende del gruppo garantiranno allo stabilimento di Castiglion Fiorentino – secondo i vertici aziendali – dovrebbero riportare il pareggio di bilancio per la stagione saccarifera del 2005.

Intanto però, un dipendente su due – se non ci saranno fatti nuovi – andrà in cassa integrazione, mentre agli avventizi è prospettata la possibilità di lavorare per gli altri zuccherifici del gruppo. Secondo il piano Sadam le bietole provenienti dalle province di Pisa, Livorno, Prato e Firenze dovrebbero confluire negli stabilimenti di San Quirico (Parma) e Russi (Ravenna), quelle di Siena ed Arezzo a Jesi (Marche), quelle di Grosseto a Celano (dove peraltro già arrivavano le bietole autunnali). Lo scarico del prodotto in questi siti richiede mezzi ribaltabili (per Castiglion Fiorentino non erano necessari).

Le destinazioni, dunque, saranno mediamente più lontane, e per garantire un servizio efficiente senza toccare i diritti al riposo per i camionisti, i mezzi che Sadam dovrà mettere a disposizione dovranno essere più numerosi.

«Stiamo verificando la capacità dei quattro zuccherifici a gestire l’emergenza – commenta il coordinatore di bacino dell’Associazione nazionale bieticoltori (Anb) Salvatore Montanaro – anche perché quelle strutture accolgono un loro target tradizionale di bieticoltori del territorio, che certo avranno un potere contrattuale maggiore dei toscani».Sul piede di guerra Cgil Flai, Cisl Fai ed Uil Uila preoccupati per la sorte dei lavoratori e che nei giorni scorsi hanno dato vita ad una manifestazione di protesta a Castiglion fiorentino (concentramento in piazzale Garibaldi e corteo lungo le vie del centro). Ma al loro fianco Coldiretti Pisa, quella regionale, Unione agricoltori e Cia regionale, contrari alla chiusura dello stabilimento. Si contesta, tra l’altro, il modo con cui è stata data la notizia della chiusura: «Condanniamo l’atteggiamento del gruppo che, a differenza di quanto accade in altri settori, si è permesso di annunciare un provvedimento di grande portata senza alcun confronto con la filiera e le organizzazioni professionali agricole territoriali» si legge nella nota delle tre organizzazioni.Chiesto ed ottenuto, nei giorni scorsi, un incontro con l’assessore all’agricoltura Tito Barbini, dove sono state espresse le preoccupazioni per il settore e chiesto un tavolo attorno a cui devono sedere (e far sentire la loro voce) tutti i soggetti della filiera: dal Gruppo Sadam agli agricoltori, passando per i rappresentanti delle istituzioni e dei lavoratori.

«La mancata apertura dello stabilimento nel 2004 – commenta il direttore di Coldiretti di Pisa Claudio Bovo – evidenzia il rischio del possibile disinteresse dell’azienda per il bacino dell’Italia Centrale e può innescare una caduta di fiducia e propensione per la coltivazione della barbabietola in Toscana».

«La rinuncia ad investire terreni in barbabietole – gli fa eco Paolo Nacci, produttore bieticolo di San Miniato e consigliere di bacino dell’Anb – determinerebbe la perdita di posti di lavoro nelle attività legate a questo prodotto e nell’indotto». Non solo: avrebbe un impatto ambientale da non sottovalutare. La rotazione culturale, infatti, fino ad oggi ha garantito produzioni di qualità. Se venisse a mancare un anello della rotazione, anche questa caratteristica verrebbe meno. Del resto, però, l’azienda potrà mantenersi in vita solo se potrà servire un bacino di utenti sufficientemente corposo: servono almeno diecimila ettari di terreno, mentre quest’anno la superficie investita a barbabietola nell’area servita dallo zuccherificio di Castiglion fiorentino era di soli 8200 ettari.

La schedaSono circa 5500 gli ettari della nostra regione destinati alla produzione di barbabietole da zucchero. Intorno a questa coltura sono impegnate un migliaio di aziende. La leadership regionale spetta alla costa: le province di Pisa e di Livorno dispongono di 3270 per la produzione di bietole (produzione stimata per la campagna 2004: 140mila tonnellate di bietole lorde, ovvero da pulire ) segue l’area tra Arezzo e Siena (1480 ettari, 70mila tonnellate ). Il resto è spartito tra Firenze e Prato (320 ettari, 13mila tonnellate) e Grosseto (130 ettari, 5500 tonnellate). La buona stagione fa ben sperare anche per il grado di polarizzazione (cioè quanto saccarosio viene ricavato da un quintale di bietola) che si spera superiore al 16%. La barbabietola, una volta arrivata allo zuccherificio, è lavata, tagliata e, nell’impianto di diffusione, ne è ricavato il sugo, parte del quale si cristallizza e diviene, appunto, zucchero bianco.