Toscana
Sadam, se lo zucchero diventa… amaro
Il gruppo Sadam ha annunciato lo stop della produzione per un anno: il pesante deficit dichiarato nel 2003 e la contrazione del numero di ettari investiti, hanno suggerito ai proprietari di convogliare le barbabietole in zuccherifici del gruppo presenti fuori regione. Il risparmio sugli avventizi e sulle spese di manutenzione e di energia ed il riconoscimento di 100 euro a tonnellata di saccarosio che le aziende del gruppo garantiranno allo stabilimento di Castiglion Fiorentino secondo i vertici aziendali dovrebbero riportare il pareggio di bilancio per la stagione saccarifera del 2005.
Intanto però, un dipendente su due se non ci saranno fatti nuovi andrà in cassa integrazione, mentre agli avventizi è prospettata la possibilità di lavorare per gli altri zuccherifici del gruppo. Secondo il piano Sadam le bietole provenienti dalle province di Pisa, Livorno, Prato e Firenze dovrebbero confluire negli stabilimenti di San Quirico (Parma) e Russi (Ravenna), quelle di Siena ed Arezzo a Jesi (Marche), quelle di Grosseto a Celano (dove peraltro già arrivavano le bietole autunnali). Lo scarico del prodotto in questi siti richiede mezzi ribaltabili (per Castiglion Fiorentino non erano necessari).
Le destinazioni, dunque, saranno mediamente più lontane, e per garantire un servizio efficiente senza toccare i diritti al riposo per i camionisti, i mezzi che Sadam dovrà mettere a disposizione dovranno essere più numerosi.
«La mancata apertura dello stabilimento nel 2004 commenta il direttore di Coldiretti di Pisa Claudio Bovo evidenzia il rischio del possibile disinteresse dell’azienda per il bacino dell’Italia Centrale e può innescare una caduta di fiducia e propensione per la coltivazione della barbabietola in Toscana».
«La rinuncia ad investire terreni in barbabietole gli fa eco Paolo Nacci, produttore bieticolo di San Miniato e consigliere di bacino dell’Anb determinerebbe la perdita di posti di lavoro nelle attività legate a questo prodotto e nell’indotto». Non solo: avrebbe un impatto ambientale da non sottovalutare. La rotazione culturale, infatti, fino ad oggi ha garantito produzioni di qualità. Se venisse a mancare un anello della rotazione, anche questa caratteristica verrebbe meno. Del resto, però, l’azienda potrà mantenersi in vita solo se potrà servire un bacino di utenti sufficientemente corposo: servono almeno diecimila ettari di terreno, mentre quest’anno la superficie investita a barbabietola nell’area servita dallo zuccherificio di Castiglion fiorentino era di soli 8200 ettari.