Toscana

Artigianato in crisi: segno rosso per l’edilizia

di Rebecca RomoliCome è andato l’artigianato toscano nel primo semestre 2004? In questi primi sei mesi la fase congiunturale negativa che ha colpito duramente il settore dell’artigianato toscano non è rientrata. Anzi. La crisi ha colpito in maniera rilevante anche il settore edilizio.

Questi sono alcuni dati che vengono fuori dall’indagine dell’Osservatorio regionale sull’artigianato, condotta su un campione di circa 6000 aziende, realizzata da Regione e Unioncamere Toscana, in collaborazione con le organizzazioni regionali della Cna, Confartigianato, delle Associazioni Sindacali Cgil-Cisl-Uil e con l’apporto scientifico dell’Irpet.

Quest’anno l’artigianato toscano ha segnato una media negativa del –5,9%, ed in questa situazione, sono le micro–imprese, con meno di 4 addetti, quelle che mostrano i risultati di fatturato peggiori rispetto ad imprese più grandi e più strutturate.

Dal rapporto si vede anche che il comparto più vulnerabile e problematico, resta quello manifatturiero con il –18% della maglieria che si conferma ancora una volta il settore della moda più colpito da questa crisi, seguito subito dopo dalle calzature con –16,2% e dalle concerie con –13,2%.

Il settore che risulta meno colpito è quello delle pelletterie con un –4%. Ma non è solo il sistema moda a destare preoccupazioni, perché anche nella metalmeccanica i dati non sono migliori. Anzi desta molto stupore la battuta d’arresto della cantieristica con un –6,9%, che fino ad ora era riuscita ad arginare gli effetti di questa crisi. Anche tutti gli altri settori registrano segni negativi, compreso quello alimentare (–3%). Da queste percentuali si capisce la generalità della crisi, la quale non abbraccia solo il sistema moda ed i suoi settori, ma attacca anche gli altri comparti manifatturieri. Fra questi il più colpito è il settore orafo con un –12,4%, seguito dalla ceramica con un –11,1%.

La dinamica di questo primo semestre, dimostra quali sono i limiti strutturali della tipologia imprenditoriale artigiana, soprattutto quella tradizionale, che non è capace di far fronte al mutamento qualitativo degli scenari economici. Questo in breve vuol dire che gli artigiani hanno perso progressivamente competitività, sia per ragioni legate alla svalutazione del dollaro che per l’appesantimento del costo dei fattori produttivi, ma soprattutto perché sono stati poco disponibili a recepire le nuove funzioni richieste dal mercato come ricerca e sviluppo, marketing, commerciale ect. anche a causa di una capacità finanziaria troppo limitata per supportare questi profondi processi di sviluppo.

Il perdurare di una crisi pesante nell’artigianato toscano ha influenzato anche il livello occupazionale, che negli anni passati aveva segnalato una tenuta migliore rispetto all’andamento generale, ma che già nel 2003 aveva portato a termine il processo positivo di trasformazione dei lavori flessibili in contratti a tempo indeterminato. Questo vuol dire che se nel secondo semestre non ci sarà un cambiamento di rotta si perderanno oltre 15 mila posti di lavoro a tempo pieno, quasi il 10% dell’occupazione dell’artigianato toscano. Fra tutti questi segni negativi, spicca un importante segnale di vitalità del nostro artigianato: è cioè l’aumento del numero delle aziende ed il comportamento delle aziende artigiane più strutturate e con un più alto numero di addetti che hanno un andamento migliore di quelle piccole.

Nelle città toscaneSud e Costa ridono Arezzo e Pisa nel tunnelLa situazione delle province toscane mostra che l’artigianato dell’area sud–costiera (Siena, Grosseto e Livorno) è ancora una volta la realtà più reattiva e superiore a quella dell’artigianato della costa settentrionale.

Maggiori difficoltà si registrano nelle province pratese, pistoiese, fiorentina, aretina e pisana, soprattutto nei settori legati ai beni di lusso ed alla moda. Solo l’artigianato livornese ha una percentuale positiva, grazie al saldo della componente edile (+6,8%), mentre Grosseto e Siena perdono in maniera contenuta in tutti i settori, e la variazione media di fatturato migliore del dato regionale è a Siena.

Nella provincia di Lucca, l’artigianato si comporta meglio della media regionale, anche se registra variazioni medie molto negative, nei servizi alle imprese e alle persone. Variazioni di fatturato mediamente peggiori della media regionale, si registrano nella provincia di Massa Carrara causa la brusca frenata dell’edilizia; e nell’artigianato pisano, complici le variazioni molto negative del sistema della moda e della metalmeccanica.

Le aree più in crisi sono le province di Pisa e di Arezzo, nel settore moda, in quello degli immobili e nell’edilizia. In difficoltà anche i distretti della pelle e del cuoio, (S. Croce, Castelfiorentino, Valdinievole, Valdarno) e quello pratese del tessile.

Reggono i distretti manifatturieri del mobile, Poggibonsi una variazione di fatturato negativa abbastanza contenuta e migliore di quella del distretto di Sinalunga. Una situazione di stallo per il settore lapideo di Carrara, mentre tende a diminuire il fatturato nel distretto cartario di Capannori. Segnali preoccupanti arrivano dai dati sull’occupazione, che riguardano i comparti dell’edilizia e dei servizi, di quasi tutte le province.

Grosseto, Livorno, Siena e Lucca sono le uniche province a registrare variazioni positive degli addetti; ed, a sorpresa, si registra un dato positivo in quello della moda valdarnese. Crescono le forme più di rapporti flessibili e si ridimensiona quella dei dipendenti a tempo pieno, con una diminuzione netta di oltre 4.500 persone.