Toscana

Statuto, un pasticcio istituzionale

E’ un vero e proprio «pasticcio istituzionale» quello che si è creato dopo la decisione del consiglio dei ministri del 3 agosto di impugnare davanti alla Corte Costituzionale il nuovo Statuto della regione toscana, da poco approvato con una larghissima maggioranza. Non solo perché apre un altro fronte di dissidio tra le due istituzioni, ma anche perché mette in forse il voto nel 2005 con la nuova legge elettorale regionale che la Toscana si è data. E in più la contrapposizione spacca le forze politiche con An toscana fortemente critica nei confronti del governo, mentre il partito di Fini applaude a livello nazionale alla «bocciatura». Imbarazzo anche in Forza Italia, partito al quale appartiene il presidente della commissione Statuto, Piero Pizzi, mentre plaude alla decisione del governo l’Udc. Ma ecco le reazioni e quali scenari si aprono adesso.

I rilievi del governoSono prevalentemente «invasioni della competenza esclusiva statale» le contestazioni mosse dal Governo allo Statuto della Regione Toscana. Riguardo alla promozione del diritto di voto agli emigrati, il Governo ha rilevato che la previsione dello Statuto «contrasta con l’articolo 48 della Costituzione, il quale riserva il diritto di elettorato attivo ai soli cittadini italiani». La disposizione sul «riconoscimento delle altre forme di convivenza», per il Governo «esula dalle competenze regionali e segnatamente dalla fonte statutaria»; in particolare opera «un’invasione della competenza esclusiva statale in materia di ordinamento civile». Riguardo alla tutela dell’ambiente, il governo ha evidenziato che essa è di «competenza esclusiva dello Stato», mentre l’articolo sulla tutela del patrimonio storico, artistico e paesaggistico «risulta invasivo della competenza esclusiva statale nella materia della tutela dei beni culturali»; a loro volta «la sola valorizzazione dei beni culturali e ambientali e la promozione ed organizzazione di attività culturali devono essere esercitate nel rispetto dei principi statalì.

Quanto alla promozione dello sviluppo economico il Governo ha contestato che le norme «risultano invasive della competenza esclusiva statale rispettivamente nelle materia della tutela della concorrenza e dell’ordinamento civile». In particolare, il settore della cooperazione – ha rilevato il Governo – «è stato attribuito al Ministero delle attività produttive». Quanto ai tempi per l’approvazione da parte del consiglio regionale del programma di governo del presidente della giunta, l’esecutivo nazionale ha rilevato che la disposizione è in contrasto «con il principio di elezione a suffragio universale diretto del presidente della Regione». Per il diritto di accesso agli atti amministrativi il governo ha affermato che «la richiesta di accesso ai documenti comporta un controllo generalizzato (ed immotivato) sull’attività dell’ amministrazione ed attribuisce rilevanza giuridica anche a portatori di interessi di mero fatto, e non già solo a portatori di diritti e di interessi legittimi». Circa la motivazione degli atti amministrativi il Governo ha sostenuto che «l’esclusione dell’obbligo di motivare gli atti meramente esecutivi risulta, invece, in contrasto con i principi del buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione».

Per quanto riguarda la possibilità prevista dallo Statuto di disciplinare l’organizzazione e lo svolgimento delle funzioni conferite agli enti locali per assicurare requisiti essenziali di uniformità, il governo ha affermato che «la disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni è attribuita agli stessi enti». Per l’articolo dello Statuto sui tributi propri degli enti locali il governo ha rivendicato la potestà esclusiva statale sulle materia. Contrasta, invece, con le norme statali l’articolo dello Statuto toscano sulle decisioni sugli atti comunitari.

Infine, riguardo alla maggioranza per la validità del referendum abrogativo il governo ha evidenziato il contrasto con l’articolo 75 della Costituzione che prevede che il referendum venga approvato se partecipa alla votazione la maggioranza degli aventi diritto.

Le reazioni: molta delusione e qualche applausoMolta delusione e una manciata di applausi le reazioni degli esponenti politici all’impugnazione dello statuto regionale della Toscana da parte del consiglio dei ministri. Hanno puntualizzato le loro critiche al governo i Ds con il coordinatore della direzione nazionale Vannino Chiti («il governo è federalista solo a parole»), il presidente della Regione Toscana Claudio Martini, che ha parlato di «clamoroso autogol», il verde Pecoraro Scanio («governo centralista e illiberale») e perfino il gruppo di An al Consiglio regionale della Toscana che aveva votato compatto (insieme a Forza Italia) a favore del testo, il 19 luglio scorso, e che in una conferenza stampa non ha esitato a dire che «il governo ha sbagliato».

A favore dell’impugnazione, invece, si sono espressi il sottosegretario al welfare Grazia Sestini, che ha parlato di «tutela dell’unità dello Stato» portando l’esempio della tutela dei beni culturali; il sottosegretario alla difesa Francesco Bosi che riconosce al suo Udc il fatto «di aver previsto la bocciatura»; il presidente della Regione Lazio, Francesco Storace («saggia decisione del consiglio dei ministri»), ma non ha trovato sponda nei «suoi» di An in Toscana. Proprio l’impugnazione dello statuto da parte del Consiglio dei ministri ha agitato le acque in Alleanza Nazionale. Infatti, mentre a Roma Storace e il senatore Riccardo Pedrizzi, responsabile di An per le politiche della famiglia, hanno plaudito al governo, in Toscana il deputato fiorentino Riccardo Migliori («il governo ha avuto un’insolazione agostana»), seguito poi dai consiglieri regionali del partito di Fini, hanno nettamente criticato le eccezioni di costituzionalità contestate dal consiglio dei ministri. Bricolo, vicepresidente del gruppo della Lega Nord alla Camera ha indicato il centrosinistra «come paladini dei non valori».

Da parte di Forza Italia, attraverso Denis Verdini, coordinatore toscano, si osserva che «il centrosinistra toscano ha seminato vento e ora raccoglie tempesta», mentre il consigliere regionale Piero Pizzi, sempre di Forza Italia e presidente della commissione statuto, si è detto «un po’ amareggiato perché è un ottimo statuto frutto di un responsabile accordo istituzionale fra le forze politiche che, anche attraverso la scelta dell’elezione diretta del presidente, ridà ruolo e dignità all’assemblea regionale». Lo statuto regionale è infatti considerato il fiore all’occhiello del Consiglio regionale della Toscana nella legislatura in corso.

Il presidente toscano della Margherita Erasmo D’Angelis teme «un azzeramento del testo», una sensazione che si coglie tra i membri dell’assemblea e che ha cercato di stigmatizzare il presidente del consiglio Riccardo Nencini facendo dei forti richiami ai valori di laicità e di unità dello Stato contenuti nel testo. Nencini ha sostenuto che «è uno statuto innovativo e non ci sono punti di incostituzionalità « e stamani, durante la commemorazione per il decennale della morte di Giovanni Spadolini, ha ricordato che “la Toscana è figlia di queste radici: laicità e unità dello Stato». C’è spazio anche per la caccia ai retroscena: il consigliere regionale dello Sdi, Pieraldo Ciucchi, ha addirittura ipotizzato «un’imboscata politica con il concorso della Cei». A rischio il voto con la nuova legge elettorale regionaleLa «bocciatura» del nuovo Statuto della Toscana da parte del governo potrebbe far slittare l’entrata in vigore della nuova legge regionale elettorale (n. 25 del 2004), la prima in Italia (nelle altre regioni vige la legge nazionale), votata il 7 maggio scorso, il giorno dopo l’approvazione in prima seduta della costituzione regionale, e che fra le novità annovera in particolare l’abolizione del sistema delle preferenze. L’attuale amministrazione regionale scadrà l’anno prossimo, e così il rinnovo potrebbe essere regolato dalla vecchia normativa. Come ha ricordato Piero Pizzi (FI), presidente della commissione speciale Statuto della Regione, l’articolo 26 delle nuova legge elettorale, intitolato «Decorrenza», stabilisce che «la presente legge si applica a decorrere dalla prima elezione del consiglio regionale e del presidente della giunta regionale successiva all’entrata in vigore del nuovo statuto regionale». La sua entrata in vigore dipenderà ora così non solo dalle valutazioni della Corte costituzionale sullo Statuto, ma anche dai tempi del suo pronunciamento, oltre a quelli delle elezioni regionali in Toscana, se ad esempio si andrà alle urne ad aprile o a giugno 2005.

Frutto di una lunga mediazione, la legge è passata con un consenso e un dissenso trasversali: ha avuto il «si» di Ds, Verdi, An, FI e Sdi, contrari Margherita e Udc (quest’ultima promotrice anche di una raccolta di firme per la richiesta di un referendum abrogativo), astenuto il Prc mentre il Pdci, che aveva dichiarato la sua astensione, al momento del voto non era presente in aula. Al centro del dibattito, in particolare, l’articolo 13 che non prevede le preferenze nella scheda elettorale, fra le priorità indicate dai Ds, e l’aumento dei consiglieri, fra le priorità indicate da FI, saliti da 50 a 65. Previsione quest’ultima contenuta anche nello Statuto così come quella sull’elezione diretta del presidente della giunta regionale.

Alla nuova legge elettorale si ricollega poi una proposta di normativa, allo studio di una commissione speciale nata il 23 giugno scorso, «per la partecipazione dei cittadini alla selezione delle candidature» per le elezioni regionali, ovvero sulle primarie. Lo stop del Governo allo Statuto, «è il più autorevole intervento in grado di sanare la ferita che era stata inferta alla democrazia e alla partecipazione dei cittadini» commenta ora il segretario toscano dell’Udc, Nedo Poli, rimarcando la «forzatura voluta dal centrosinistra e purtroppo avvallata anche dai maggiori partiti del centro-destra, ma non da noi, di incrementare sensibilmente il numero dei consiglieri regionali e di cancellare il voto di preferenza». «Resta un nostro obiettivo andare alle elezioni con la nuova legge – commenta il consigliere regionale Ds e vicepresidente della commissione statuto Sandro Starnini – con i tempi però siamo al limite».

L’impugnazione dello Statuto, ricorda il consigliere regionale dei Ds Agostino Fragai, non blocca comunque il lavoro sulla normativa per le primarie che, per i Ds toscani, sono una «regola fondamentale non solo dentro il partito ma anche dentro la coalizione». E comunque in queste ore, spiega Fragai, «si sta valutando se può essere approvata la legge elettorale in assenza dello Statuto. Se ciò fosse possibile, sul piano politico da parte nostra non ci sarebbe difficoltà a valutare questa opportunita». La questione, da un punto di vista tecnico-giuridico, appare complessa: non è chiaro se il nodo possa risolversi con la sola modifica dell’articolo 26 sulla decorrenza delle legge. C’è anche l’aumento dei consiglieri, previsto nella nuova normativa e introdotto dal nuovo Statuto. Possibilista sulla soluzione legata all’articolo 26 si dice il presidente della commissione Statuto Pizzi, ma, precisa: «I tempi sono comunque stretti».

Cosa succede adesso: la parola alla ConsultaIl percorso giuridico, dopo la decisione del 3 agosto scorso del Consiglio di Ministri di impugnare 11 punti del nuovo Statuto della Regione Toscana, comincia dall’Avvocatura dello Stato che deve trasformare i punti della contestazione in ricorso alla Corte Costituzionale. I passaggi giuridici li ha spiegati il costituzionalista Stefano Grassi. Entro 90 giorni dalla presentazione del ricorso la Corte terrà l’udienza. «Il giudizio – evidenzia Grassi, docente di diritto costituzionale generale all’università di Firenze – è comunque rapido e la decisione potrebbe arrivare entro dicembre». Se la Corte dovesse accogliere completamente o solo in parte i rilievi di incostituzionalità mossi dal governo per lo Statuto toscano si potrebbero aprire due strade. L’assemblea potrebbe semplicemente prendere atto delle parti eventualmente dichiarate incostituzionali, rimuovendole dal testo, e passare alla promulgazione dello Statuto (da parte del presidente della Regione) e alla pubblicazione sul bollettino ufficiale. Se, invece, l’assemblea ritenesse opportuno modificare il testo eventualmente censurato dalla Corte Costituzionale si dovrebbe riavviare la procedura dell’approvazione con due letture. «Per una parte della dottrina – aggiunge Grassi – questa procedura dovrebbe essere seguita anche per prendere semplicemente atto delle eventuali censure».

«L’articolo 123 della Costituzione – ricorda Grassi – prevede che lo Statuto debba essere in armonia con la Costituzione. La Corte Costituzionale ha precisato che gli Statuti come tutte le leggi devono rispettare tutte le norme giuridiche dell’ordinamento e, quindi, ogni disposizione della Costituzione, ma gli statuti devono anche rispettare lo spirito della Costituzione e devono essere in armonia con i precetti e i principi della Carta. L’ampiezza dell’autonomia statutaria è notevole – rileva Grassi – e l’individuazione in concreto di quali sono i principi costituzionali con i quali può entrare in contrasto lo statuto è una delicata opera di interpretazione che spetta alla Corte». Quanto ai principali rilievi finora noti che il governo ha mosso allo Statuto toscano per Grassi gli articoli sui «beni culturali e le convivenze sono affermazioni di livello interpretativo e hanno una efficacia giuridica limitata», mentre «è singolare che si possano rilevare disarmonie con la Costituzione di fronte ad un consenso nel consiglio regionale bipartisan».