Toscana

G8, solo qualche briciola?

“L’evento mediatico, dal concerto alle mobilitazioni di massa, semplifica dei messaggi ma impedisce di entrare con efficacia nella soluzione dei problemi. C’è il rischio che le concessioni che il G8 farà alle richieste dell’opinione pubblica non saranno poi così efficaci. Perché, se qualcuno vuole mistificare, consente le mistificazioni”. È il parere espresso al Sir dell’economista RICCARDO MORO, presidente della Fondazione Cei giustizia e solidarietà, alla vigilia dell’apertura dei lavori del G8 a Gleneagles, in Scozia (6-8 luglio). L’Africa e la povertà, l’ambiente e l’effetto serra, la pace in Medio Oriente, l’aumento dei prezzi del petrolio sono tra i temi principali che verranno discussi dagli otto «grandi», cioè Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti, più i cosiddetti «Paesi emergenti» (Messico, Brasile e Cina) e alcuni Paesi africani (Algeria, Senegal, Ghana, Nigeria, Etiopia, Tanzania, Sudafrica).

DEBITO, AIUTI, COMMERCIO. Moro analizza le tre principali questioni al centro del G8 che riguardano in particolare l’Africa: la cancellazione del debito, gli aiuti allo sviluppo, le regole del commercio. “La cancellazione annunciata giorni fa a favore di 18 Paesi – osserva – è stata un’intesa importante. Ma è ancora troppo poco, perché destinata solamente ad alcuni Paesi”. A suo avviso dal G8 “non ci sarà nulla di più sul debito”. Riguardo alle promesse sul raddoppio degli aiuti, fa notare, “il rischio è che queste maggiori risorse possano coprire le perdite nei bilanci della Banca mondiale e del Fondo monetario per i mancati incassi dei pagamenti dei debiti. Se questi nuovi contributi andranno lì non sarà un vero aiuto allo sviluppo”.

Ma il nodo cruciale, come richiesto anche dalle associazioni degli agricoltori africani – riuniti nella rete “Roppa” (Reseau des organisations paysannes et de producteurs agricoles de l’Afrique de l’Ouest), che rappresenta oltre 60 organizzazioni in 10 Paesi dell’Africa occidentale – sono le regole del commercio: “L’Europa, che è il principale importatore dall’Africa, deve rivedere la politica agricola comunitaria – afferma Moro -. Non è possibile mettere in atto una politica di protezione così forte della nostra agricoltura quando altri Paesi potrebbero venderci invece i loro prodotti a prezzi competitivi, auto-finanziando così lo sviluppo delle loro comunità. Bisogna consentire a questi Paesi di dipendere dalla loro capacità di fare impresa, perché sarebbero in grado di produrre anche per i nostri mercati. Ma su questo non credo potremo aspettarci molto”. Un’altra nota dolente è il clima, su cui pesa il “no” americano, che non riconosce evidenza scientifica alle tesi sul riscaldamento del pianeta dovuto alla presenza umana. Su questo punto “ci si attende solo una generica dichiarazione di intenti”.

“OTTO SIGNORI DI MEZZA ETÀ”. I promotori delle campagne di pressione dicevano alle tv britanniche: “Questi otto signori di mezza età possono cambiare il mondo”. Secondo Moro “non è così semplice: sono otto signori di mezza età che in ragione delle responsabilità che rivestono hanno l’opportunità di favorire dei processi in un senso o nell’altro. Sarebbe giusto che i G8 potessero costruire processi in grado di procurare maggiori risorse e raggiungere consensi in sede internazionale, verso regole più eque. Non spetterebbe ai G8 prendere decisioni, perché è solo uno strumento di lobbying per costruire consensi. I luoghi da cui si devono aspettare delle risposte sono invece il Wto, la Banca mondiale e il Fmi”.

Altro aspetto da sottolineare, a suo avviso, è che “oggi la società civile riesce ad essere interlocutrice credibile del governo, paradossalmente non accade lo stesso con i Parlamenti, che viceversa dovrebbero essere i protagonisti principali”. Tra i vari soggetti che fanno proposte per un mondo più giusto ci sono le Chiese, come dimostrano le iniziative e le dichiarazioni della Chiesa scozzese, che “ha preso posizione in modo netto anche in dialogo con le altre Chiese. C’è una attenzione che sta tornando a esprimersi, soprattutto a livello di Chiesa cattolica locale”.

LA VOCE DELLE ASSOCIAZIONI. Potrà una cartolina farsi strumento di sensibilizzazione presso le presidenze del Consiglio di Inghilterra (Tony Blair) e dell’Italia (Silvio Berlusconi) sui problemi dei Paesi poveri? È quanto sperano una decina di realtà del mondo cattolico – Caritas italiana e Volontari nel mondo–Focsiv, quali capofila, in collaborazione con Acli, Associazione Papa Giovanni XXIII, Azione Cattolica, Cisl, Cvx, Cimi, Fuci, Masci, Mcl, Movimento giovanile salesiano – nel rilanciare, alla vigilia del G8, la campagna internazionale sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio “I poveri non possono aspettare”. Ad oggi sono 50.000 le cartoline inviate solo dall’Italia, e 265.000 quelle inviate a Blair da cittadini dei vari Paesi europei. Con esse si torna a chiedere ai leader degli otto Paesi un impegno concreto a favore della lotta alla povertà. Per approfondimenti: www.caritasitaliana.it e www.focsiv.it.

a cura di Patrizia Caiffa

Africa, non c’è tempo da perdere