Toscana
Le famiglie numerose chiedono giustizia
di Claudio Turrini
Nel 1961 in Italia le famiglie numerose (con almeno 6 componenti) erano circa 2 milioni, il 14,4% del totale. Nel 2001 erano già ridotte a 370 mila. Nel 2004 erano appena 302 mila, l’1,7%. Se fossero scimmie o uccelli ci sarebbero state già mobilitazioni di massa in difesa di questa specie in via d’estinzione. Purtroppo per loro sono solo famiglie numerose che la politica nostrana vede come fumo negli occhi. Basta pensare alle tariffe dell’acqua potabile. Una coppia con quattro figli paga quanto sei «single», ciascuno con la propria casa e la propria macchina. E se si presentano alla cassa di un cinema o di un museo si sentono chiedere cifre da capogiro. Eppure sono loro che tengono a galla il nostro saldo demografico (rapporto tra nati e morti) e ancora loro che tengono accesa in noi la speranza di ricevere un giorno la pensione. Dimenticate dalle istituzioni, in barba all’art. 31 della Costituzione, le famiglie numerose si stanno rimboccando le maniche decise a far da sé. Del resto hanno imparato da tempo ad arrangiarsi. L’Associazione famiglie numerose, nata a Brescia nel 2004, è oggi presente anche in Toscana.
Abbiamo incontrato i responsabili Raffaele e Carla Amoruso, due pratesi di 42 e 40 anni, con quattro figli e uno in arrivo. A Carla abbiamo chiesto di raccontarci la sua giornata tipo. E a Raffaele, operaio specializzato, impegnato in parrocchia e candidato al diaconato permanente, abbiamo posto qualche domanda sugli scopi e l’attività dell’Associazione.
Raffaele, come ha conosciuto l’Associazione famiglie numerose?
«Attraverso mia moglie, che l’aveva trovata su internet. A dire il vero in quel momento ero talmente preso dagli impegni che non le ho dato molto ascolto. Ma poi guardando il materiale che aveva scaricato e stampato mi sono subito reso conto dell’importanza dell’Associazione».
Cosa vi ha colpito?
«Mi ha colpito il suo modo di parlare laicamente di certi valori nei quali credo come apertura alla vita, alla solidarietà. Allora ho scritto un’email al presidente e subito siamo entrati in sintonia. Abbiamo deciso di aderire non soltanto perché ne condividiamo la Carta dei valori, che chi si associa deve sottoscrivere, ma perché vogliamo dare un futuro migliore ai nostri figli e ai figli di tutti».
Tra i toscani siete stati i primi ad aderire?
«Siamo stati i secondi. La prima è stata una famiglia di Pontassieve che ha 9 figli».
Attualmente quante sono le famiglie toscane che aderiscono?
Per voi cosa significa il concetto di paternità e maternità responsabile?
«Con la nascita di un figlio arrivano determinati problemi, economici, familiari… Anche la donna ha bisogno di tempo per ristabilirsi. Allora è giusto e caritatevole verso se stessi e anche verso i bambini che si vorrebbe mettere al mondo, aspettare il momento adatto. Quando si è ristabilito questo equilibrio allora si può accogliere un’altra vita, mettendo da parte l’egoismo, le scuse, e tutte le paure che ci chiudono alla vita… Magari invece di prendere una macchina da 40 mila euro, ne prendiamo una da 20 mila e abbiamo qualche figlio in più. Noi, ogni tre anni circa, quando si ristabiliva il nostro equilibrio familiare, responsabilmente abbiamo deciso insieme di accogliere un altro bambino. Adesso, ad esempio stiamo aspettando il quinto…».
Avere tanti figli comporta anche dei problemi pratici…
«Come dice il Vangelo, chi cerca la propria vita la perde e chi invece la dona, la trova. E noi l’abbiamo sperimentato anche a livello di un amore umano. La prima figlia, che oggi ha 14 anni, si sentiva sola. Entrambi lavoravamo e lei stava da una nonna o dall’altra, ma anche quando era a casa si lamentava. Invece con la nascita della seconda bambina è diventata più calma, più serena. E così anche con la nascita degli altri c’è stata una continua crescita umana. La famiglia numerosa diventa un’autentica scuola di vita e una scuola d’amore. Anche noi, con loro, impariamo ad accoglierci vicendevolmente, con i nostri difetti, a rinunciare per l’altro e a condividere».
Insisto. Accanto ai lati positivi ci sono anche le difficoltà…
«Certo, sono tante, perché questa società non aiuta la famiglia. Quando abbiamo dovuto prendere un mutuo non siamo stati agevolati, pur avendo già tre bambini. A scuola siamo arrivati a dover dare 30 euro al mese alla cassa scolastica per ogni figlio. E questo ci sembra assurdo, visto che paghiamo regolarmente le tasse».
Di assegni familiari quanto prende?
«Con quattro figli piccoli sono sui 400 euro, che si aggiungono ai 1.300 di stipendio. L’ingiustizia è che mentre per i consumi come le tariffe dei servizi ogni componente della famiglia viene valutato per uno, quando invece la famiglia deve essere sostenuta, come nel caso del calcolo dell’Isee, il figlio vale solo lo 0,35. In Francia invece il quoziente familiare viene calcolato in base ai componenti e ogni figlio vale per uno».
Come associazione vi state muovendo sul fronte delle tariffe?
«Stiamo facendo ricorsi contro molte di queste tariffe che giudichiamo incostituzionali. Ne abbiamo una in corso con l’Enel che speriamo di vincere. Non faremo causa a tutti, ma vogliamo farci sentire. Anche nell’attuale Finanziaria abbiamo fatto proposte precise, che hanno trovato il sostegno di Fi, An e Udc e che speriamo possano essere accolte. Le famiglie numerose non chiedono elemosina o carità, ma verità, giustizia, equità».
A livello regionale riuscite a farvi sentire?
«Questo varia da regione a regione. Dove siamo già in tanti, siamo riusciti a farci sentire. Ad esempio in Lombardia e a Bologna abbiamo il 30% di riduzione della Tarsu alle famiglie numerose».
E sul piano pratico che vantaggi ha chi si associa?
«Sono in corso accordi con delle grandi aziende. Ne abbiamo stipulato uno con un produttore di pannolini che ce li fornisce a casa al costo di 3 euro a pacco. Stiamo facendo un accordo con la Fiat per uno sconto per ciascun figlio e una dilazione senza interessi. A Brescia c’è una convenzione con la società dei trasporti per l’abbonamento gratuito ai figli fino a 13 anni».
Il vostro impegno riguarda solo le famiglie numerose?
«Vorremmo che la famiglia fosse sostenuta fin dal suo nascere. Oggi tanti giovani non si sposano perché non hanno nessuna agevolazione per la casa, per il lavoro. E se poi riescono a sposarsi, con grandi sacrifici, sono costretti a rimandare la nascita dei figli. La provincia di Trento eroga alle nuove coppie il 40% del costo della casa.Vogliamo fare proposte anche a prescindere dal nostro carisma di famiglie numerose».