Toscana

Rigassificatore, i Comitati dichiarano guerra alla Regione

di Simone PitossiIl rigassificatore? «Mette a rischio la Torre pendente e i Quattro Mori». I Comitati contro l’impianto di Pisa e Livorno non hanno dubbi. Il progetto di quell’impianto nel mare al largo di Tirrenia – dove il metano arriva dalle navi allo stato liquido e viene di nuovo trasformato in gas per l’uso domestico – è pericoloso: se dovesse esplodere sarebbe paragonabile a 50 bombe atomiche. Per questo i neonati Comitati e la federazione dei Verdi delle due città toscane hanno annunciato una petizione e un ricorso al Tar. In autonomia dai vertici regionali e dall’assessore regionale all’ambiente Artusa, Verde anche lui, d’accordo con il presidente Martini. La risposta dalla Regione – che ha approvato il progetto del Governo insieme a Comuni e Province interessate – non è tardata ad arrivare. Per il presidente Claudio Martini si tratta di una campagna «sciagurata, irresponsabile, terroristica, che semina in maniera improvvida paure che non hanno ragion d’essere».

Ma andiamo per gradi. Prima di tutto, la posizione dell’impianto. Il progetto della piattaforma off–shore di rigassificazione ha avuto il via libera dalla giunta regionale il 20 febbraio scorso. La Regione ha sottolineato che l’attuale progetto – come era stato chiesto il 5 settembre 2005 in un protocollo d’intesa da Giunta regionale, Province comuni di Livorno e Pisa – è più a sud rispetto all’ipotesi originaria: più vicino a Livorno e più lontano dalla foce dell’Arno. Ma su questo c’è disaccordo con i Comitati che osservano come questo spostamento sia smentito dai documenti ufficiali. Infatti, nella Valutazione di impatto ambientale (Via) ministeriale del 15 dicembre 2004 si legge: «La localizzazione dell’ormeggio del terminale è prevista in uno specchio di mare a Nordovest del porto di Livorno, a 12 miglia nautiche al largo del litorale tra Livorno e la foce dell’Arno (Marina di Pisa), coordinate 43°,38′,40″ N e 9°,59′,20″ E».

L’autorizzazione ministeriale del 23 febbraio scorso, al comma 2 dell’art 1, recita: «L’unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione, permanente ancorata al fondo marino, sarà localizzata all’interno dell’area di sversamento dei fanghi di dragaggio del porto di Livorno, nel punto di coordinate 43°,38′,40” N – 9°,59′,20” E». Apparentemente nessuno spostamento. «Dunque – commentano i comitati – il concordato spostamento a sud del sito del rigassificatore è stata una sceneggiata».

In secondo luogo il problema sicurezza sicurezza. La Giunta ha affidato l’incarico all’assessore regionale all’ambiente Marino Artusa, esponente dei Verdi, di contattare Olt (la ditta che gestirà l’impianto di rigassificazione) per aprire un tavolo di confronto con esperti internazionali. La ditta, secondo la Regione, avrebbe peraltro già deciso di affidare a Dnv – organismo norvegese di certificazione – un incarico sulla sicurezza dell’impianto e delle operazione marittime. «Il problema della sicurezza – ha aggiunto Martini – è già stato risolto in sede di conferenza di servizi e quando i lavori partiranno ci saranno ulteriori verifiche in corso d’opera». Il presidente ha inoltre aggiunto che «saranno stanziati ulteriori fondi per consulenze tecniche internazionali». Ma Mario Martelli, presidente del Comitato contro il terminale gas Off–Shore e docente di ingegneria alla Facotà di Pisa, non è convinto: «Ma allora la sicurezza c’è o non c’è? Le nostre preoccupazioni originarie ora aumentano, visto che, per ammissione della stessa Giunta Regionale, si dà contraddittoriamente una autorizzazione senza che preventivamente siano stati fugati tutti i dubbi sulla sicurezza». Martelli rilancia: «Dispiace molto apprendere le dichiarazioni del presidente della Regione Martini, il quale afferma che sarebbero irresponsabili e farebbero allarmismo coloro che, in realtà, si limitano a aprire gli occhi ai cittadini».

A sostegno arriva anche Monica Sgherri, capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio regionale: «Le preoccupazioni rispetto alla sicurezza non vanno sottovalutate né demonizzate. Quando vengono esposti possibili pericoli l’unica via è quella del confronto». Politicamente, questa spaccatura nella sinistra, disturba Martini. «Se questa campagna cesserà dopo le elezioni politiche – è il durissimo commento del presidente – la giudicherò solo come un esempio di infantilismo politico. Ma se continuerà si porranno problematiche politiche serie sul territorio». Nel frattempo, questo venerdì 7 aprile alle ore 17.30, in via del Giglio a Livorno si svolge un presidio e una manifestazione contro il rigassificatore. La battaglia, è solo all’inizio.

La schedaIl rigassificatore che sarà collocato davanti alla costa di Tirrenia, a dodici miglia al largo, altro non è che una nave: una nave lunga 240 metri e larga 40, con un doppio scafo e 4 serbatoi sferici. Il primo ed al momento unico gassificatore in Europa ospitato su una nave invece che su una piattaforma su palafitte.

Il gas naturale arriverà con le metaniere allo stato liquido e sarà stoccato e vaporizzato sulla nave piattaforma, collegata a terra attraverso una condotta sottomarina che porterà il gas fino alla rete di trasporto nazionale Snam nel territorio del comune di Collesalvetti. I 4 serbatoi sferici in lega di alluminio e magnesio per il contenimento del gas naturale liquefatto, che sarà conservato a –161 gradi centigradi, avranno una capacità complessiva di 137.000 metri cubi. Le metaniere usate per trasportare il gas fino al terminale si accosteranno con l’aiuto di rimorchiatori provenienti dal porto di Livorno. Ci sarà anche una nave di appoggio che sarà presente notte e giorno nell’area del terminale: controllerà il braccio di mare in modo da evitare l’avvicinamento dei natanti non autorizzati. L’equipaggio a bordo del terminale sarà composto da circa 40 persone.

Secondo i Comitati e i Verdi locali, se l’impianto dovesse esplodere per incidente o attentato, svilupperebbe un’energia pari a cinquanta ordigni nucleari e distruggerebbe ogni cosa nel raggio di 55 chilometri, quindi anche le zone costiere e il monumento simbolo di Pisa, la Torre pendente, e i Quattro Mori di Livorno. Studi scientifici di vulcanologi, ingegneri, geologi e di vari istituti di ricerca, europei e americani, confermerebbero l’ipotesi.