Toscana

Nottolini, un acquedotto dimenticato

DI MARCO LAPIChissà quante volte l’abbiamo visto, percorrendo l’autostrada Firenze-Mare. Per chi viene dal capoluogo toscano, sembra messo lì a preannunciare il casello di Lucca. Che altra utilità potrebbe infatti avere lo storico acquedotto del Nottolini, spezzato com’è in due dal grande nastro d’asfalto? Un’ingiuria che risale al tempo del raddoppio dell’A11 quando, negli anni del cosiddetto «miracolo economico», non si cercò minimamente di salvaguardare questa caratteristica e suggestiva opera di ingegneria idraulica, magari con un incanalamento delle corsie aggiuntive sotto le stesse arcate (che certo sarebbe potuto risultare pericoloso più per il traffico attuale che per quello dell’epoca) o con un ben più complesso e costoso sottopasso capace di sostenere le soprastanti arcate.

L’acquedotto progettato dal regio architetto lucchese Lorenzo Nottolini fu iniziato nel 1823 e terminato completamente nel 1851, dopo molteplici interruzioni dei lavori. Dall’elegante tempietto-cisterna neoclassico di Guamo, che raccoglieva le limpide acque di alcune sorgenti del versante settentrionale del Monte Pisano, la fila degli oltre quattrocento archi alti 12 metri che sorreggono il condotto si dirige verso l’altro tempietto-cisterna di San Concordio, poco a Sud delle mura, da dove l’acqua veniva convogliata in città attraverso un condotto sotterraneo percorribile che giunge fino al baluardo di San Colombano.

Il tracciato complessivo, di circa 3250 metri, è costeggiato da sentieri e un ponte consente di scavalcare l’autrostrada in corrispondenza dell’interruzione. Purtoppo però l’acquedotto, oltre che da quest’ultima, è offeso dallo «stato di totale abbandono» denunciato, ormai un anno e mezzo fa, dai consiglieri dell’Ulivo della Circoscrizione 7 attraverso un comunicato ripreso dal giornale on-line www.luccagiornale.com. «Il tempietto di San Concordio – si leggeva nella denuncia – è da tempo transennato perché pericolante e il rischio crollo della struttura è evitato solo grazie ad apposite impalcature di sostegno (…). Il percorso delle arcate è aggredito da rami ed erbe infestanti che, oltre ad impedire la possibilità di passeggiate, attaccano le opere idrauliche e ne determinano il deperimento. Inoltre, nel punto in cui l’acquedotto è stato interrotto in prossimità dell’autostrada, gli archi presso le due estremità sono puntellati a causa di evidenti fratture: anche in questo caso sono troppi anni che si attendono restauri di consolidamento, sembrerebbe quasi che le impalcature che impediscono il crollo dei due archi siano intese come interventi definitivi e non provvisori».

La speranza è che l’ormai prossima, nuova amministrazione lucchese, assieme a quella di Capannori e alla Provincia, prenda maggiormente a cuore l’acquedotto per giungere, come scrivevano gli stessi consiglieri circoscrizionali, «a valorizzare il complesso con la realizzazione di quel parco del Nottolini tanto decantato ma mai seriamente preso in considerazione», consistente «in un insieme di percorsi naturalistici pedonali o ciclabili lungo il tracciato degli archi, inteso a valorizzare, attraverso specifici itinerari, anche le storiche corti delle frazioni da cui passa l’acquedotto e la circostante campagna».