Toscana

Preoccupa la situazione dell’economia toscana

di Ennio CicaliAncora un anno da dimenticare: il 2005 è stato difficile, se il prodotto interno lordo nazionale – il tanto evocato Pil – è rimasto sui livelli del 2004, quello toscano è sceso a –0,2%. Un risultato preoccupante, il terzo anno degli ultimi cinque che chiude con il calo del Pil, l’indice della ricchezza prodotta. La preoccupante situazione dell’economia regionale è illustrata dal rapporto Unioncamere–Irpet.

Il primo dato negativo viene dalla caduta delle esportazioni, diminuite del 2,3% (in Italia sono aumentate dello 0,4). Unica nota positiva l’aumento della spesa turistica, dopo le perdite degli anni scorsi. In aumento presenze e spesa degli stranieri – più 6,4 contro l’1,1 del resto d’Italia – in crescita anche gli italiani che vengono in Toscana dalle altre regioni (+5,1).

A fare le spese della difficile situazione sono gli investimenti, crescono solo nelle costruzioni e opere pubbliche (+2,1%). In calo la produzione industriale, tessile e abbigliamento i più esposti – perdono il 5,2% – concia, pelli e cuoio, calzature segnano un – 3,1, lapideo e minerali non metalliferi – 3,2. Segno negativo anche per quei settori che in passato avevano retto maggiormente: editoria e carta (-1,6), gomma-plastica e chimica (entrambe a 1,4).

Uniche note positive dalla meccanica strumentale (+1,1) e dai mezzi di trasporto (+0,6). Anno negativo anche per l’agricoltura. Anche il terziario registra risultati deludenti. È soprattutto l’occupazione a fare le spese della difficile situazione: la domanda di lavoro ha subito una flessione di circa 6.700 unità (-0,4%), in linea con la media nazionale, mentre il tasso di disoccupazione è passato dal 5,2 al 5,3, superiore a quello delle regioni del nord Italia.

Cambia la fisionomia industriale della Toscana, regione della meccanica piuttosto che della moda: dopo il «sorpasso» del 2004 il peso della prima supera la seconda sul totale manifatturiero (29,5 vs. 26,6%).

Nelle aree di Prato, Empoli, Santa Croce, Castelfiorentino e Valdarno superiore cede la struttura imprenditoriale e occupazionale, specie nella piccola impresa. Non se la passano meglio altri sistemi industriali che alla moda affiancano altre specializzazioni (Val d’Era, distretto di Capannori, Casentino). La crisi del calzaturiero ha pesantemente condizionato il già negativo andamento della Valdinievole.

L’area di Arezzo ha un andamento differenziato: il comparto orafo, a esempio, migliora la posizione sui mercati esteri, con aumento delle vendite. Particolarmente penalizzata, a causa della specializzazione mista manifatturiero–agricoltura specializzata l’area pistoiese, insieme al Mugello e Valdinievole, e alle aree turistico–rurali della provincia aretina (Alta Val Tiberina, Val di Chiana).

Difficoltà meno marcate, se non moderatamente positive, nei sistemi turistici e urbani della costa e turistico-rurali dell’interno. Troppi dati negativi per non preoccupare, spiega Alessandro Petretto, direttore dell’Irpet, «è vero che la ripresa sembra essere alle porte – osserva – ma è anche vero che le previsioni che si possono fare lasciano intravedere crescite nel 2006 e 2007 ancora molto basse e c’è il rischio che, dopo il 2007, il quadro possa di nuovo peggiorare».

«A questo sistema la “manutenzione” non basta più – dice Claudio Martini, presidente della giunta regionale – occorre cambiare qualche pezzo». Un ruolo importante è riservato agli investimenti: il nuovo piano regionale di sviluppo prevede una spesa di 14 miliardi di euro in quattro anni (28 mila miliardi delle vecchie lire). La speranza è che ad essi si aggiungano anche quelli privati.

Antichi (Cdl): stato di calamitàLa Toscana va peggio dell’Italia e anche di altre aree del mondo con le quali dovremmo confrontarci». La pensa così il portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale Alessandro Antichi. «Le imprese toscane – continua – stanno vivendo la più lunga fase di stagnazione economica degli ultimi decenni. Le imprese toscane hanno tentato di mantenersi sui mercati internazionali comprimendo i prezzi e i profitti. Il turismo regge, ma senza le punte di eccellenza e di qualità che sarebbero possibili. I consumi delle famiglie sono fermi, perché fermi sono i redditi. In calo sono gli investimenti a causa di un elevato tasso di capacità produttiva inutilizzata. Le spese in costruzioni ed opere pubbliche sono cresciuti ma poco, mentre la Regione è piena di cantieri incompiuti. La Toscana sta registrando la peggior performance del mondo occidentale a causa dell’asfissia politica e culturale della sua classe dirigente».