Toscana

Adeguare le quote, un meccanismo complicato

Nelle ultime settimane, quelle successive all’insediamento del Governo, si è parlato molto sui mass-media di una possibile «sanatoria» o «regolarizzazione» di extracomunitari, in qualche modo collegata alle domande del Decreto Flussi 2006. Cerchiamo di capire di cosa si parla. Come molti ricorderanno, in base all’attuale legislazione in materia di immigrazione, il Governo, ogni anno, con uno o più decreti, determina quanti e quali extracomunitari possono entrare nel nostro Paese per motivi di lavoro (le c.d. «quote»).

L’emanazione del decreto determina quindi la possibilità per i datori di lavoro (comprese le famiglie, per quanto riguarda le lavoratrici domestiche) di chiedere i nulla osta all’ingresso per i lavoratori stranieri che vogliono assumere. Come si ricorderà, per il 2006 il vecchio Governo aveva quantificato in complessive 170.000 unità questi nuovi ingressi.

Alla fine del primo giorno di presentazione delle domande (alle Poste, lo scorso 14 marzo) le domande avevano raggiunto quasi le 500.000 richieste (quindi con uno scarto molto elevato rispetto alle quote concesse). Rilevata questa situazione, il Governo in carica sta studiando – secondo le prerogative già previste dall’attuale legislazione – un nuovo decreto per adeguare le quote alle richieste pervenute (in tal senso si farebbe riferimento alle richieste presentate fino al 30 maggio), in modo da soddisfare tutte le richieste dei datori di lavoro e le aspettative degli extracomunitari che attendono il nulla osta al lavoro. Con ciò prendendo atto di una situazione sotto gli occhi di tutti: che cioè gli extracomunitari per i quali si chiede il nulla osta all’ingresso per lavoro, in realtà, in grandissima parte, sono già in Italia impegnati in un lavoro sommerso.

Il riadeguamento delle quote alle richieste quindi favorirebbe l’emersione di questo lavoro, con una fuoriuscita di molti stranieri e datori di lavoro (comprese le famiglie che stanno utilizzando una colf o badante straniera presente irregolarmente) da una situazione di lavoro nero. Ciò con evidenti benefici in termini di legalità sul territorio e di ritorni economici (contributi previdenziali ed entrate fiscali) per la collettività. In questo senso – tra l’altro – si sono recentemente espresse con un proprio appello moltissime associazioni ed organizzazioni sindacali della Toscana.

Da parte nostra rileviamo una difficoltà concreta. Per i meccanismi del decreto flussi (già illustrati in precedenti articoli), la concessione da parte degli Sportelli Unici per l’Immigrazione presso le Prefetture del nulla osta all’ingresso per lavoro comporta – nella maggior parte dei casi – che lo straniero si presenti al consolato italiano del proprio Paese di origine per ottenere il visto d’ingresso per lavoro.

Se è vero che la maggior parte degli extracomunitari per i quali è stata fatta la richiesta di ingresso sono di fatto già in Italia, se è vero che gli uffici consolari italiani all’estero – ormai strutturalmente a corto di personale – impiegheranno mesi e mesi per gestire un’operazione massiccia di rilascio dei visti di ingresso, se è vero che il permanere di questa massiccia presenza di lavoro sommerso determina pericolose situazione di irregolarità e sostanziose perdite per l’erario, non sarebbe opportuno studiare la fattibilità di un provvedimento che faciliti sia il datore che il lavoratore?Simone Consani e Marco Nocianolf.toscana@cisl.it