Toscana

Primi passi per il «cenacolo»

DI MARCO LAPIIl nome è ancora da definire, i dettagli anche ma il «cenacolo ecologico toscano» – com’è stato provvisoriamente chiamato – sta già cominciando a muovere i primi passi. L’idea, nata durante la preparazione del terzo Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato promosso dall’associazione culturale Greenaccord e svoltosi di recente a Firenze, ha riscosso consensi non solo tra i giornalisti di area cattolica (e in primo luogo dell’Ucsi toscana) interessati a queste problematiche, ma anche tra diversi esponenti dell’ambientalismo toscano vicini alle posizioni della Chiesa in questo campo. Ne parliamo oggi in questo spazio proprio perché anche la nostra rubrica è nata dal rapporto con Greenaccord e dal suo invito a prendere più sul serio, anche sul nostro giornale, le questioni ecologiche.

Il primo appuntamento pubblico del «cenacolo» dovrebbe tenersi a Camaldoli domenica 24 settembre: un luogo altamente significativo per celebrare degnamente la prima Giornata per la salvaguardia del creato promossa dalla Chiesa italiana per il 1° settembre ma con possibilità di organizzare iniziative lungo tutto il mese. In quella circostanza la nuova associazione dovrebbe costituirsi ufficialmente e dovrebbero al tempo stesso essere messe a punto, attraverso un momento di confronto comune, altre iniziative tra le quali probabilmente un premio giornalistico dedicato ai problemi dell’ambiente in Toscana.

Per il momento, il comitato promotore ha deciso di raccogliere ulteriori adesioni sulla base di un manifesto programmatico redatto dall’amico Lorenzo Orioli e adottato all’unanimità. Lo pubblichiamo integralmente qui a fianco: chiunque intenda aderire o intervenire in merito può farlo scrivendo una e-mail a ambiente@toscanaoggi.it .

È possibile un ambientalismo cattolico?Il prossimo 1° settembre sarà celebrata, per la prima volta in Italia, la Giornata per la Salvaguardia del Creato, voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei), grazie all’impegno della Commisione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, sui temi dell’ambiente.

Forti di questa iniziativa ufficiale della Chiesa Italiana, ci si può chiedere se non è il momento – finalmente – che un ambientalismo di matrice cattolica venga fuori, emerga, dopo decenni di timidezza, di subalternità ideologica rispetto all’ecologismo d’area laicista, comunque proveniente da istanze, da sensibilità e da fermenti sociali che la cultura cosidetta di sinistra, almeno in Italia, ha saputo ben raccogliere ed orientare in buone pratiche ecologiche.

È agli occhi di tutti l’importanza che negli anni le associazioni ambientaliste hanno assunto sul piano sociale e su quello politico, pur con mille differenziazioni, quelle che caratterizzano l’arcipelago ideologico verde. La Chiesa è arrivata lentamente, e così anche il laicato, ad accogliere quei germi di inquietudine, quelle preoccupazioni, che le ragioni ambientaliste sostenevano rispetto alla salvaguardia del pianeta, che noi chiamiamo Creato. Già la parola «ambientalismo» suona ancora male ed ancor più se aggettivata da quel «cattolico» che sempre ha avversato le tesi filosofiche sottese da quel sostantivo: sarebbe l’ora di uscire fuori da cliché di pensiero che contrappongono difesa della vita umana, da una parte, e difesa degli ecosistemi dall’altra; uscire fuori da quel timore di scadere nel panteismo da new age ogni volta che si invoca una spiritualità che fa riferimento alla natura, diremmo noi sgorgante dalla contemplazione del Creato; uscire fuori dalla diffidenza verso chi, in nome dell’ecologia, afferma anche principi di giustizia sociale, sapendo che il degrado ambientale fa da contesto alla miseria urbana e rurale, e senza tema d’incappare nell’anti-globalismo violento sfascia vetrine.

Il momento per venire a galla, per emergere con una propria ossatura solida di pensiero, sorretta dalla Dottrina Sociale della Chiesa e dall’insegnamento lasciatoci da Giovanni Paolo II, è maturo; così pensiamo lo sia anche la posizione di un laicato adulto capace di interloquire col «resto del mondo» in materie di sfida etica, materie border-line come si dice, dove, veramente, l’ambiente, la questione ambientale, rappresenta un terreno comune per il futuro, un bene comune obbligato, poiché nesso necessario alla sopravvivenza di tutti. È tempo oramai di affermare una nuova «ecologia umana» nel solco dell’insegnamento di Giovanni Paolo II.

Una posizione originale, lo affermiamo convinti, è possibile, non in virtù di una contrapposizione rispetto alla tematiche dei cosidetti ecologisti radicali, ma in dialogo, poiché forti e consapevoli della tradizione millenaria della Chiesa nella difesa dell’ambiente e nell’equilibrio creatura-Creato. Un patrimonio ricco, ricchissimo, dunque da recuperare, da valorizzare; una luce da mettere sopra il moggio in modo che possa tutti illuminare ed arricchire, credenti e non credenti, ambientalisti ed anti-ambientalisti.Lorenzo Oriolimembro del comitato promotore del «cenacolo ecologico toscano»