Toscana

Alpini e bersaglieri si incontrano in Toscana

Alpini e bersaglieri si incontrano in Toscana a una settimana di distanza. Si inizia questa domenica, 10 settembre, a Fiesole con il gruppo fiorentino delle «penne nere» che festeggia il patrono San Maurizio. E si termina il fine settimana successivo – 16 e 17 – con i bersaglieri che hanno organizzato a Montevarchi il 35º raduno regionale. Due occasioni diverse per ricordare l’importante funzione che questi corpi dell’esercito hanno avuto nel passato e il ruolo centrale che ancora oggi rivestono nelle missioni internazionali di «peace-keeping».

In primo luogo gli alpini che festeggiano il patrono San Maurizio. Il comune di Fiesole, nell’occasione, dedica una via a mons. Giovanni Giorgis, vescovo di Fiesole dal 1937 al 1954 e alpino durante la Prima Guerra Mondiale. «Fiesole vanta un grande rapporto con gli Alpini – spiega Giovanni Parigi, capogruppo delle penne nere fiorentine – in quanto il vescovo Giorgis contribuì alla alla costituzione sul territorio del “Gruppo Alpini Fiesole” con la benedizione e consegna del gagliardetto il 16 maggio 1948». Non solo. «Dal 1916 al 1919 – continua Parigi – mons. Giorgis fu Tenente Cappellano militare del Battaglione “Val d’Adige” del 6º reggimento Alpini riportando anche la medaglia al Valor Militare. Ma mons. Giorgis ebbe anche un altro merito: l’aver determinato insieme ad altri sacerdoti-alpini la scelta di San Maurizio quale Patrono degli Alpini».

Il programma di questa domenica prevede, alle 10.30, la Messa in Cattedrale celebrata dal vescovo Luciano Giovannetti e alle 12 la sfilata alpina verso San Francesco per la scopertura della targa di intitolazione della via a monsignor Giorgis. Nel pomeriggio, alle 16, presso il Teatro Romano i cori degli Alpini.

E poi ecco i bersaglieri che sabato 16 e domenica 17 settembre si radunano a Montevarchi (Arezzo). L’evento farà convenire nella cittadina valdarnese centinaia e centinaia di ex bersaglieri accompagnati dalle loro famiglie, autorità civili e militari e tanti visitatori. Il 17 settembre ci sarà la sfilata di otto fanfare dei bersaglieri. In questa occasione è aperta una mostra storica sui bersaglieri organizzata dal Circolo Filatelico di Montevarchi presso il palazzo del Cassero.

Gli alpinidi Ennio CicaliAffidare la difesa delle vallate alpine agli stessi valligiani: da quest’idea del capitano Giuseppe Domenico Perrucchetti, un ufficiale dello Stato maggiore, gli Alpini sono nati nel 1873. Fin dalla loro nascita gli Alpini hanno, oltre allo zaino, il cappello con la penna. Nel 1906 sperimentano per primi la divisa grigioverde e il cappello rigido è sostituito da quello floscio, con la penna nera, di corvo. Penna a cui gli alpini non rinunciano e portano con gli attuali ipertecnologici elemetti.

Inquadrati nei battaglioni che portano i nomi dei paesi, delle valli e dei monti a loro famigliari, gli Alpini seppero trarre e traggono tuttora, dall’affetto per la loro terra quell’amor di patria che non li abbandona poi per tutta la vita.

Nati per le Alpi, gli Alpini, contrariamente ad ogni previsione, ebbero il loro battesimo del fuoco in Africa nelle campagne di Eritrea e di Libia dando prova di capacità di adattamento fuori del comune. La prima guerra mondiale vede gli Alpini schierati lungo tutto il fronte partecipare ai principali fatti d’arme e combattimenti sostenuti nelle zone alpine ed in particolare sulle cime dei gruppi montuosi dell’Ortles, dell’Adamello e delle Dolomiti.

Nella seconda guerra mondiale gli alpini sono schierati su tutti i fronti: in Albania, in Grecia, sul fronte occidentale. La pagina più eroica e tragica del Corpo è scritta dagli alpini sul fronte russo, nel 1942 – 43, dove sono i protagonisti della strenua difesa sul fiume Don e delle estenuanti battaglie di ripiegamento.

Il dramma dell’armistizio, nel settembre 1943, travolge anche gli Alpini. Mentre alcuni reparti in Montenegro danno vita alla divisione “Garibaldi”, altri sono sopraffatti dai tedeschi con l’inganno e subiscono la dura prigionia nei lager. Altri sono in prima linea con le formazione partigiane delle «Fiamme Verdi» o con i reparti del Corpo italiano di liberazione.

Tornata la pace, risorgono i reggimenti che danno vita alle brigate: Taurinense, Orobica, Tridentina, Cadore e Julia. Al tradizionale reclutamento regionale, si è aggiunto, a partire dal 1995, l’arruolamento «volontario», nato dall’esigenza, sempre più attuale, di adeguarsi all’evoluzione tecnologica che, mettendo a disposizione mezzi e materiali sempre più avanzati e sofisticati, ne impone l’impiego da parte di veri e propri professionisti.

Lo spirito di corpo, la solidarietà e l’abnegazione, che sin dalle origini hanno contraddistinto l’operato delle Truppe Alpine, trovano ancora oggi nello spirito di emulazione e di attaccamento al reparto che si sviluppa durante il servizio, la facoltà di auto perpetuarsi proiettandosi nell’Associazione Nazionale Alpini che, con i suoi 300.000 associati e le innumerevoli sedi, in Italia e all’estero, riunisce gli Alpini in congedo e in servizio costituendo un inestimabile patrimonio di fratellanza e solidarietà umana a disposizione del nostro Paese.

Gli Alpini, infatti, sono presenti e preziosi per tutte le esigenze nazionali, dal servizio pubblico in Alto Adige, all’alluvione del Vajont e di Firenze, ai terremoti del Friuli, Campania e Basilicata. Sono stati e sono tuttora impiegati in operazioni per mantenimento della pace in Mozambico, ex Jugoslavia, Albania, Afganistan e Iraq.La Toscana ha un particolare legame con gli Alpini, in particolare la provincia di Massa Carrara, per la sua vicinanza con le Alpi Apuane, che conta numerose sezioni della loro associazione. I bersaglieriCentosettant’anni, ma non li dimostrano: i bersaglieri, nati nel 1836, hanno conservato nel tempo quella caratteristica di fanteria scelta, agile, mobilissima. La prima compagnia si forma nel 1831 per iniziativa del capitano Alessandro Lamarmora dell’esercito sabaudo. Nei primi anni di vita si conquistano il successo e la popolarità grazie alla preparazione atletica e al passo rapido, quale pratica normale in caserma e fuori servizio. La fanfara contribuisce a elevare lo spirito dei bersaglieri. Elementi di una tradizione che dura tuttora e si perpetua nell’intramontabile cappello piumato e nel fez rosso cremisi, adoperato durante le esercitazioni e con l’uniforme da libera uscita. I bersaglieri non rinunciano al piumetto, anche con gli attuali ipertecnologici elmetti.

Nel 1848 nella guerra contro l’Austria, i bersaglieri ricevono il battesimo del fuoco a Goito. L’anno successivo alla difesa di Roma sono agli ordini di Garibaldi. Protagonisti di questo periodo le nobili figure di Luciano Manara, Dandolo, Morosini e Mameli. Nel 1855 agli ordini di Lamarmora partecipano alla campagna di Crimea. Sono poi presenti a Palestro, S. Martino, Volturno, Castelfidardo nel 1859-60; a Custoza, Villafranca nel 1866, a Porta Pia nel 1870. Nel 1895-96, combattono gloriosamente in Africa. Seguono (1897 e 1900) due spedizioni internazionali (Candia e Cina) e nel 1911 la Libia: Sciara Sciat rappresenta il sacrificio dell’11° Bersaglieri. Alla guerra 1915-18 i bersaglieri combattono nelle situazioni più cruente e disperate: Carso, Trentino, Cadore, Piave, Libia, Macedonia, Albania, Francia e Palestina rappresentano il loro vasto campo di operazioni, sempre sanno adattarsi al combattimento con generoso slancio. Dopo la prima guerra mondiale, le nuove concezioni d’impiego esigono la trasformazione del Corpo con i reparti motociclisti, autotrasportati e carri veloci. La Toscana vanta forti legami con i Bersaglieri: fino al 1936 il 3° era di stanza a Livorno, a Siena aveva sede il 5° reggimento che ha dato origine alla divisione corazzata «Centauro».

Nella seconda guerra mondiale i Bersaglieri partecipano su tutti i fronti con i reggimenti autotrasportati e motorizzati. secondo moderni criteri, anche se spesso sono costretti a marciare o, al massimo, usare la bicicletta. Sono impegnati sul fronte greco-albanese, in Africa, sul fronte russo: ovunque si distinguono per il sacrificio e l’eroismo che molti pagano con la vita.

I successivi avvenimenti trovano ancora i Bersaglieri al loro posto dl combattimento dalla difesa di Roma nel 1943 – sacrificio magnifico seppur vano – alla guerra di liberazione, dalla battaglia di Montelungo, la prima del rinnovato esercito italiano, alla liberazione di Bologna. Nella moderna concezione per l’impiego delle truppe motorizzate e corazzate i Bersaglieri rappresentano ancora una volta i reparti celeri, ardimentosi e spregiudicati nello spazio con fisionomia ben definita per dottrina d’impiego e funzionalità organica. Le missioni di pace che impegnano i soldati italiani all’estero vedono i Bersaglieri in prima fila: sono i primi ad arrivare a Beirut nel 1982, in soccorso di quelle popolazioni martoriate. In pace o in guerra i Bersaglieri mantengono quelle caratteristiche che sono all’origine della loro nascita: generosità e dinamismo.E.C.

Associazione nazionale Alpini

Associazione nazionale Bersaglieri