Toscana

In difesa di Lucchio, paese da fiaba

di MARCO LAPILucchio, secondo un detto popolare, era il paese dove le massaie attaccavano un sacchetto al posteriore delle galline per evitare che le uova rotolassero giù, tanto ripide sono le stradine di questo borgo abbarbicato sulle pendici dell’omonima Penna che sovrasta la Val di Lima. Per parlare del suo stato attuale cediamo volentieri questa settimana la parola al nostro collaboratore Mario Pellegrini, che scrive: «Da quando l’ultima emigrazione di massa – cioè dall’ultimo dopo guerra – ha ridotto i residenti ad una sessantina di persone (tutte meriterebbero, se non altro, una medaglia di riconoscenza) e la stragrande maggioranza delle case ridursi gradatamente a dei ruderi più o meno mascherati, tutte le amministrazioni comunali che da quel momento si sono avvicendate a Bagni di Lucca non si sono certo dannate l’anima per tentare minimamente di frenare il degrado di questa frazione che – possiamo ben dirlo – come posizione geografica e dislocazione urbanistica è da considerarsi un vero e proprio agglomerato urbano di rara valenza storica e monumentale. Quindi un’autentica ricchezza per un territorio che ormai da molto tempo sta attendendo una sia pur minima riqualificazione sotto tutti i punti di vista». Solo l’«Associazione Lucchio Ambiente onlus» presieduta da Pier Luigi Niccolai, afferma ancora Pellegrini, è stata capace «di articolare un sia pur minimo programma d’intenti e di opere di rivitalizzazione che, fortunatamente, comincia a dare i suoi frutti».

Esempi: la valorizzazione di quanto resta dei mulini, da quello a vento nei pressi della Rocca ai cinque ad acqua situati lungo la Forra Fredda. Dunque, «essere stati capaci di ristrutturare la vecchia canonica facendone la sede dell’associazione (con conseguente rivitalizzazione della piazzetta che la separa dalla chiesa parrocchiale), di restaurare la “Fontana vecchia” (la sua prima notizia risale al 1605) e di seguire con occhio attento tutto ciò che riguarda il presente e il futuro della “Rocca” – sostiene il nostro collaboratore – sono piccole-grandi cose che debbono far riflettere, in primo luogo chi ha la responsabilità politica e amministrativa del territorio».

«Non sempre, infatti – conclude Pellegrini – la buona volontà è sufficiente a reggere l’urto delle necessità contingenti, come appunto si fa rilevare l’Associazione “Lucchio Ambiente”, dove si paventa un proditorio attacco alla Val di Lima nel tratto di Tana a Termini per due impianti che si stanno realizzando nel fondo valle: uno di compostaggio ed uno idroelettrico. Quest’ultimo, infine, è addirittura destinato a modificare il corso del fiume e di conseguenza il flusso delle acque per la loro intubazione. Come se questo non bastasse, Lucchio si colloca poi sulla sommità di un contrafforte sottoposto non solo a forte rischio idrogeologico – come dimostrato dagli smottamenti che ne hanno anche interrotto per lungo tempo la strada di accesso – ma anche a rischio sismico, trovandosi lungo la faglia che dall’Appenino, e lungo la Val di Serchio, si allunga – dopo avere attraversato il pistoiese – fino al Mugello fiorentino. Con tutto quello che ne può conseguire».