Toscana

Se la Gioconda si rigira nella tomba

DI MARCO LAPI«Donna fu di Francesco del Giocondo morì addì 15 di luglio 1542 sotterrossi in S. Orsola tolse tutto il capitolo». Poche parole nell’italiano del XVI secolo, reperite in un registro dei decessi della parrocchia di San Lorenzo, hanno convinto lo studioso Giuseppe Pallanti che la gentildonna ritratta da Leonardo nel suo più famoso quadro è realmente esistita e che si chiamava Lisa Gherardini, sepolta in quel convento perché lì vissuta, negli anni della vedovanza, accanto alla figlia divenuta monaca orsolina. La notizia dei giorni scorsi, rimbalzata sui media quantomeno a livello nazionale, ha anche suscitato reazioni piuttosto scettiche da parte di altri esperti, come solitamente avviene in questi casi.

Ma non è certo nostra intenzione addentrarci nelle argomentazioni a favore dell’una o dell’altra tesi, quanto semplicemente soffermare la nostra attenzione sul luogo stesso della sepoltura. Che, come ben sanno i fiorentini dello storico quartiere laurenziano – da cui proveniva la stessa famiglia dei Medici – è da tempo trasformato in un eccezionale monumento al degrado. Anni, anzi decenni, di parole e di passaggi di mano, dall’Università che vi avrebbe voluto realizzare alcune aule nonché una casa dello studente, alla Guardia di Finanza che intendeva invece trasformarlo nella sede del proprio comando. I lavori iniziarono ma poi, lievitati i costi, furono abbandonati e nel 2000 le Fiamme Gialle decisero di indirizzarsi altrove.

Nell’ottobre 2004 si giunse così a un protocollo di intesa tra Comune di Firenze, Finanza, Università e Demanio per sancire una sorta di «partita di giro» nella quale il Comune avrebbe rilevato la proprietà di Sant’Orsola (con destinazione d’uso commerciale e artigianale al piano terreno e abitativa ai piani superiori), mentre alle Fiamme Gialle sarebbe andata l’attuale sede della Facoltà di Agraria alle Cascine che, a sua volta, avrebbe trovato posto presso il nuovo polo scientifico di Sesto Fiorentino. Passati altri due anni, nell’ottobre scorso l’assessore all’urbanistica Gianni Biagi – precisato che le «attività istruttorie» del protocollo erano ancora in corso e che «quindi ad oggi le modalità con le quali si potrà intervenire per recuperare il complesso di Sant’Orsola non sono state definite appieno» – ha annunciato uno stanziamento nell’assestamento di bilancio di 275mila euro per eliminare alcune delle cause di degrado causato dal cantiere abbandonato. Che, al momento, è sì completamente coperto da «pietosi veli», ma anche trasformato, qua e là, in orinatoio pubblico, per non dire peggio.

«È la vergogna di Firenze! È vuota dal 1971 e dal 1992 ci sono le impalcature. E meno male che il nostro centro storico è patrimonio dell’umanità! Speriamo che ora con Monna Lisa ce l’aggiustino, ma ne dubito. Sempre ammesso che la tomba ci sia davvero o che non sia stata nel frattempo distrutta». Lo sfogo di una signora che ci vede intenti a sbirciare tra gli ondulati del cantiere dice tutto. E chissà cosa ne penserebbero i Medici, che già dal loro Giardino di Boboli sarebbero oggi costretti ad ammirare, guardando oltre Palazzo Pitti verso Monte Morello, la mole del nuovo Palazzo di Giustizia, che particolarmente da qui appare come una specie di stegosauro che si staglia al cielo. Ma soprattutto, se davvero Monna Lisa è sepolta là sotto, sarebbe opportuno cambiarle soprannome. Perché chissà quante volte, in questi ultimi anni, si è rigirata nella tomba.