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Francia, candidati a confronto. Le elezioni diventano un referendum sull’Unione europea

Gli aspiranti all'Eliseo sono undici. Esaminando la campagna dei cinque principali contendenti, emerge un costante riferimento al rapporto tra politica francese e costruzione dell'edificio comunitario. I punti fermi di Marine Le Pen (Front National, destra), Jean-Luc Mélenchon (sinistra estrema), François Fillon (Républicains), Benoît Hamon (Partito socialista) ed Emmanuel Macron (movimento En Marche).

Gli ultimi dibattiti televisivi e i diversi interventi pubblici dei candidati alle presidenziali in Francia – il primo turno è fissato per domenica 23 aprile – hanno sottolineato una netta divergenza, diciamo pure una frattura, sulla questione europea. Se consideriamo i cinque principali candidati, degli 11 in corsa, la frattura passa in particolare tra i due candidati «estremi», Marine Le Pen (sul fronte di destra) e Jean-Luc Mélenchon (sinistra) e gli altri tre, François Fillon (Républicains, centrodestra gollista), Benoît Hamon (Partito socialista) e Emmanuel Macron (movimento En Marche, sinistra riformista). Ma questi ultimi tre esponenti politici sono separati da visioni molto diverse tra di loro.

Per i primi due, Le Pen e Mélenchon, l’implosione dell’Unione europea e della zona euro è la conditio sine qua non della realizzazione del loro progetto politico. Nella visione della Le Pen, l’Europa è l’origine di tutti i mali francesi; sistematicamente, ad ogni domanda rivoltale in campagna elettorale, risponde «Europa da distruggere». A suo avviso senza l’Europa, la crisi economica e la disoccupazione sarebbero finite da tempo, la felicità tornerebbe subito a diffondersi… Il progetto lepenista è nazionalista, fondato sul ritorno a una sovranità statale totale sotto la protezione di frontiere chiuse, impermeabili.

Secondo Mélenchon, i trattati europei non sono compatibili con il suo progetto economico-sociale. Vuole liberarsi dalle regole di solidarietà europee, auspica un’alleanza privilegiata con la Russia (come i vecchi partiti comunisti con l’Unione sovietica) e – non è uno scherzo – propone di sostituire l’Unione europea con una unione bolivariana (Alliance bolivarienne) con Cuba e il Venezuela, i suoi modelli democratici.

Gli altri tre competitori difendono l’Ue, ma con progetti assai differenti. Il neogollista Fillon propone di ridurre l’influenza delle istituzioni sovranazionali, in particolare della Commissione, per tornare all’Europa degli Stati, fondata sugli accordi tra capi di Stato e di governo.

Il socialista Hamon vede l’Europa come uno spazio nel quale la Francia è integrata, ma non esprime un approfondimento di tale visione; così anche l’Europa potrebbe rappresentare un ostacolo per la sua politica economica assai segnata dalla visione marxista.

Al contrario, Macron presenta un vero programma europeista, perché vede nell’Europa una promessa di progresso e di protezione contro la globalizzazione; è convinto della necessità di riformare le istituzioni per migliorarne il funzionamento, del dovere di far funzionare di nuovo il motore europeo con il protagonismo dei Paesi fondatori, in particolare Francia e Germania. Per Macron l’Ue è una necessità assoluta al fine di assicurare la pace interna europea e internazionale.

L’elezione del Presidente francese prende complessivamente l’aspetto di un referendum sull’Europa e, al contempo, un referendum sul ruolo della Francia in Europa.