Toscana
Poste, se l’ufficio chiude ci pensa la Regione
di Ennio Cicali
Piccoli uffici postali chiudono, è la conseguenza della razionalizzazione, il mercato non perdona chi non rende. A luglio gli uffici postali presenti in Toscana erano 1020: un terzo poteva contare su un solo operatore, sette su cento aprivano un paio di volte la settimana o addirittura per un solo giorno al mese. Sono alcuni dei dati raccolti dagli uffici regionali nel corso dell’analisi che ha preceduto la stesura della proposta di legge per aiutare i comuni più disagiati.
Dal 2004 Poste italiane ha investito principalmente sugli sportelli più strutturati, sulla rete business e sugli uffici a più elevato indice di potenziale commerciale, tagliando e accorpando funzioni intermedie alla ricerca di migliori economie di scala. Oggi un comune toscano su quattro conta oggi appena un ufficio postale e i comuni con uno o due uffici sono poco più della metà.
Un aiuto per i paesi più piccoli o comunque disagiati, per migliorare oggi i servizi postali e domani altri servizi che si rivolgono ai cittadini, è l’oggetto di una recente proposta di legge regionale. La giunta l’ha approvata nei giorni scorsi: 300 mila euro sono già disponibili per quest’anno. Ora il testo passa all’esame del Consiglio regionale, che si spera possa approvato entro novembre. «La Regione non ha competenze dirette in materia di servizi postali ricorda l’assessore alle riforme istituzionali Agostino Fragai ma ci siamo posti ugualmente il problema dei disagi che in alcuni comuni e paesi isolati si sono verificati a seguito della chiusura o della riduzione di orario di numerosi uffici postali, operata da Poste spa a partire dall’anno scorso Abbiamo incontrato a più riprese Poste spa e i Comuni, per meglio capire. Abbiamo coinvolto anche il Ministero. E adesso avanziamo delle proposte».
Via libera dunque ad incentivi e centri multifunzionali per garantire, in territori isolati e con la collaborazione di pubblico e privato, servizi essenziali per la collettività e minori disagi, soprattutto per gli anziani.
Le possibilità sono tante. Spetterà ai Comuni proporre progetti da finanziare: avranno priorità quelli che si associano tra loro. Sarà possibile organizzare servizi di navetta, perché, se riaprire un ufficio è impossibile, una soluzione può essere anche quella di organizzare un miglior servizio di trasporto verso altri uffici.
«Poste spa aggiunge Fragai potrebbe affidare alcuni dei propri servizi a soggetti già presenti sul territorio, ad esercizi commerciali, empori polifunzionali, patronati e sindacati, che sono gli altri soggetti previsti dalla legge. Potrebbero inoltre nascere. grazie ad accordi tra le aziende di gas, acqua. rifiuti e Poste. Sportelli unici che svolgano non solo servizi postali ma che diventino il punto di riferimento per tutte le utenze di casa».
In Europa qualcosa di simile già accade. In Gran Bretagna, dove tra il 2000 cd il 2005 gli sportelli si sono ridotti del 18%. si è proceduto da tempo ad accordi con esercizi commerciali, anche se in questi giorni sono in corso scioperi del personale contro il taglio dei servizi. Intese simili, a volte coinvolgendo i Comuni, sono state fatte in Germania e in Francia.
La necessità di affrontare le situazioni di disagio è il punto di partenza della legge che affronterà anche l’orizzonte più ampio di tutti i servizi di prossimità, non solo quelli postali, sostenendo anche in questo caso soprattutto i progetti che vedranno più Comuni associarsi tra loro.