Toscana
Costi politica, la Commissione per i tagli parte con il piede sbagliato
di Simone Pitossi
Parte in salita la strada della Commissione consiliare che dovrebbe tagliare il numero dei consiglieri regionali (oggi 65, erano 50 nel 2005). E si rischia di perdere del tempo prezioso. Infatti, dopo l’elezione del presidente Marco Remaschi (Partito Democratico), c’era stato un momento di impasse. In pratica per una serie di veti incrociati la Commissione in tre votazioni non era riuscita a raggiungere il quorum necessario (3/5) per eleggere vicepresidente e segretario. Ora l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale ha preso in mano la situazione ed ha nominato provvisoriamente i restanti membri: Marco Carraresi (Udc) come vicepresidente e Mario Lupi (Verdi) come segretario.
Si tratta, come detto, di un provvedimento «provvisorio» per permettere l’inizio dei lavori, altrimenti bloccati. Ma ora la palla ripassa al presidente Remaschi che, entro il prossimo 23 febbraio, dovrà promuovere l’elezione dell’ufficio di presidenza definitivo.
La Commissione speciale è nata per l’attuazione dell’ordine del giorno consiliare del 27 giugno 2007. Quel giorno il Consiglio regionale si era impegnato ad una significativa riduzione del numero dei consiglieri, ad un proporzionale adeguamento del numero di assessori, ad una valorizzazione del ruolo di indirizzo e controllo dell’assemblea, ad un riordino del sistema degli enti regionali. L’avevano votato tutti. Escluso Verdi (astenuti), Udc e Pdci (contrari) perché volevano un taglio non posticipato oppure fissare subito il numero massimo di eletti. Ma per ora che cosa si è fatto? Poco o niente. Si è creata la commissione ed è stato eletto il presidente.
Neanche sull’ufficio di presidenza si è trovato accordo. E la commissione speciale scade il 30 aprile. Ora il rischio è che non si faccia nulla. Infatti per ridurre i consiglieri è necessatio cambiare lo Statuto. Quindi serve una doppia approvazione a distanza minima di due mesi, come previsto dalla Costituzione. E, nel frattempo, dovrà essere messa mano anche alla legge elettorale. Insomma un’insieme di cose non facili da scrivere e tantomeno da concordare. Prova ne è il dibattitto che si è già acceso. Forza Italia per il popolo delle libertà vorrebbe 33 consiglieri regionali, il Pd 50. Ma tra le due parti, anche gli interessati negano, si potrebbe trovare un accordo che, nella legge elettorale, penalizzi le forze più piccole. E questo ha provocato una sollevazione sia nella maggioranza che all’opposizione.
La «convergenza di interessi» tra Forza Italia e il Partito democratico «avrebbe, forse, dalla sua l’arroganza dei numeri», ma alla fine porterebbe «ad una legge elettorale che sarebbe incapace di rappresentare appieno l’elettorato toscano, aprendo inevitabilmente la strada ad un inaccettabile consociativismo fra maggioranza ed opposizione». Sono parole del presidente del gruppo Udc in Consiglio regionale, Marco Carraresi. «In nome della presunta necessità di una semplificazione del quadro politico in Toscana» dove, ricorda Carraresi, c’è il «più basso numero di gruppi consiliari», Fi e Pd vogliono «cancellare ogni voce fuori dal coro, soprattutto di quelle forze politiche che in questi anni, in maniera spesso solitaria, sono state le uniche a fare vera opposizione e a tentare di contrastare gli interessi e lo strapotere della sinistra». Secondo l’Udc, se il disegno bipartitico si realizzasse, «ogni spartizione sarebbe più facile: non solo dei seggi in Consiglio regionale e delle poltrone e poltroncine nelle centinaia di enti del sottogoverno regionale, ma anche dell’intera realtà economica, commerciale e imprenditoriale nella nostra regione».
A Carraresi fa eco Pieraldo Ciucchi, capogruppo del Partito socialista: «La proposta di riforma statutaria ed elettorale avanzata dal coordinatore regionale di Forza Italia Denis Verdini e subito accolta con favore dal Pd contiene in sé un rischio che rappresenta uno schiaffo micidiale alla democrazia toscana e al percorso di dialogo fatto sinora: quello cioé che porterebbe due soli partiti ad assicurarsi, con poco più del 55% dei voti, il 100% del potere».
L’affondo è del capogruppo di An Maurizio Bianconi: «La pretesa di rimettere mano a tutto ciò che conviene agli interessi particolari di FI, per una commissione che non ha che il compito di determinare la diminuzione del numero di consiglieri e gli altri obiettivi per ridurre i costi della politica e per l’efficacia delle azioni del Consiglio, non è che l’ultimo atto di una escalation di richieste e pretese che hanno prima minato e distrutto la Cdl in Consiglio regionale, e che ora rischiano di distruggere anche i fondamenti istituzionali della Regione». «Senza contare conclude Bianconi che neppure Eta Beta riuscirebbe in due mesi a prendere in esame uno stravolgimento così sostanziale delle istituzioni». Eta Beta no… Ma i consiglieri regionali?
L’ultimo di questi provvedimenti è stata la fusione tra la Mediateca regionale e la Fondazione sistema Toscana, che gestisce il portale della Regione www.intoscana.it. I precedenti: la chiusura dell’agenzia per l’energia, la riduzione da 10 a 3 degli Ato per i rifiuti, la fusione delle tre aziende per il diritto allo studio universitario. Ma il cammino è ancora lungo. Infine, proprio martedì scorso è arrivato il via libera del Consiglio regionale alla nuova legge sulle nomine e designazioni degli organi amministrativi di competenza della Regione. La legge è stata approvata a maggioranza, con l’astensione di Forza Italia e un voto contrario, quello del capogruppo azzurro Maurizio Dinelli. Tra le incompatibilità: non potranno essere nominati sindaci o assessori dei comuni con più di 15.000 abitanti; gli assessori o i presidenti di Provincia; i componenti gli esecutivi di comunità montane, circondari o ambiti territoriali ottimali; i magistrati e gli appartenenti alle forze armate. Gli incarichi non sono cumulabili e la nomina non è possibile per più di due mandati consecutivi.