Toscana

Prezzi, stangata d’autunno per i bilanci delle famiglie

di Ennio Cicali

Archiviate estate e vacanze, per chi ha potuto, le famiglie toscane fanno i conti con gli aumenti che hanno colpito tutti i generi di prima necessità, dal pane alla pasta, dal latte alla carne, senza trascurare le altre voci di spesa, dall’abbigliamento alle bollette, al costo dei carburanti. I riflessi del caro-petrolio si faranno sentire ancora. Nonostante il prezzo tenda a calare, benzina e gasolio, registrano aumenti tendenziali rispettivamente del 10,6 e del 23,9 per cento. Frena l’inflazione, secondo l’Istat i prezzi in agosto sono aumentati «solo» del 4%, crollano i consumi: a giugno le vendite al dettaglio sono diminuite del 3,4%. Le famiglie non spendono, costrette a stringere la cinghia dal carovita rimandano l’acquisto di capi di abbigliamento o si orientano verso oggetti a prezzo più basso, atteggiamento che spiega il forte calo dei saldi e il successo dei mercatini.  Aumenti record per gli alimentari in agosto (+6,2%), secondi solo alle spese per abitazione e bollette (+8,2%). La pasta è cresciuta del 25, % in agosto. Resta alto, anche se in flessione, il prezzo del pane: + 12,1 di agosto.

Gli aumenti di autunno non risparmieranno nessuna voce di spesa. Secondo le associazioni dei consumatori, Federconsumatori e Adusbef, si prospetta un aumento di 600 euro annui: dal riscaldamento alle spese scolastiche (ne parliamo in altra parte del giornale). Dal 1° ottobre dovrebbe toccare a luce e gas. La crisi dei consumi colpisce soprattutto i piccoli negozi – le «botteghe» sottocasa, spesso a conduzione familiare – nei centri storici il 20% ha già abbassato la saracinesca. Soffre meno la grande distribuzione, anche se le vendite calano e i consumatori si orientano verso prodotti più a buon mercato. Si scopre così che talvolta il costo dell’imballaggio incide, secondo la Coldiretti, fino al 30% del costo del prodotto. È il caso dei fagioli in scatola dove l’imballaggio incide per il 26% sul prezzo industriale di vendita, mentre per la passata di pomodoro in bottiglia da 700 grammi si arriva al 25%, per il succo di frutta in brick al 20% e per il latte in bottiglia di plastica sopra il 10 per cento.

Per contrastare l’aumento dei prezzi si moltiplicano le iniziative come l’acquisto diretto nelle aziende agricole o nei distributori di vino o latte sfusi. Si riscoprono la filiera corta o i mercatali. Lo scopo è uno solo, risparmiare. I mercatali, mercati contadini di qualità, in cui si vendono prodotti di stagione, oltre a olio, vino, marmellate, formaggi e altre tipicità, vantano in Toscana una decina di esperienze, guidate da quella pilota di Montevarchi. È il caso della Fierucola di Firenze, del pagliaio di Greve in Chianti, della Fierucola di Prato, del mercato contadino di Pisa, della Zucca Barucca di Pistoia, del mercato di Cecina, del mercatale di Bibbiena. Grazie ai progetti che saranno cofinanziati dalla Regione, la rete si allargherà ad altri tredici nuovi mercati che sorgeranno a Firenze città, Grosseto, Livorno, Prato, e ancora nella provincia di Pisa (Volterra, e San Miniato), Massa (Fivizzano), Pistoia (Appennino Pistoiese), Siena (Castelnuovo Berardenga e Sovicille), Firenze (Pontassieve, Empoli), Arezzo (Sansepolcro). Molti mercati avranno valenza comprensoriale (quello di Empoli sarà il mercato del circondario, quello in Piazza S. Croce a Firenze sarà aperto a tutti i produttori agricoli della provincia), alcuni coinvolgeranno anche altri settori oltre a quello agricolo (al mercato di Livorno parteciperanno i pescatori professionali a quello di Volterra una ventina di aziende artigianali). Quasi tutti i mercati avranno cadenza mensile, con alcune eccezioni: quindicinale sarà il mercato di Grosseto e Fivizzano, settimanali quelli di Livorno e Volterra.

I prezzi impazziti hanno costretto gli italiani a fare la spesa con gli occhi ben aperti e se notano delle anomalie sono i primi a segnalarle a Mr Prezzi. Da febbraio, il call center delle Camere di Commercio a disposizione dei cittadini per raccogliere denunce e lamentele da girare al Garante Antonio Lirosi ha, infatti, ricevuto quasi 3.000 segnalazioni. Le chiamate sono partite soprattutto di fronte ai rincari del pane, già finito sotto la lente di mr. Prezzi e dell’Antitrust.

«Sciopero del pane» il 18 settembreAltro che quarta settimana, ormai molte famiglie hanno problemi anche ad arrivare alla terza. Governo ed enti locali non possono più stare con le mani in mano: devono intervenire immediatamente per frenare il caro-prezzi». A lanciare il nuovo allarme è Adiconsum Toscana, con la sua segretaria regionale Grazia Simone. «I cittadini-consumatori leggono quotidianamente della corsa ai rincari: riscaldamento, alimenti, libri, benzina trasporti. Sono costantemente aggrediti da aumenti di ogni tipo, ingiustificati nella maggior parte dei casi. Lo dimostra il fatto che al ribasso del costo delle materie prime, che prosegue ormai da mesi, fanno riscontro non ribassi ma nuovi aumenti dei prezzi dei prodotti finali. Non viene attuata neppure una buona idea come quella lanciata dalla CIA (Confederazione Italiana Agricoltori), del doppio prezzo sul prodotto (prezzo di acquisto e prezzo di vendita). Un sistema semplice, che impedirebbe la speculazione sui prodotti di ogni tipo e non comporterebbe costi per gli operatori». Secondo la segretaria dell’Adiconsum toscana «non funziona invece il paniere proposto dal ministro Zaia. Ogni famiglia ha il suo paniere, non si può costringere la gente a mangiare quello che costa meno. In un Paese democratico vige la libertà di scelta e le autorità debbono preoccuparsi di limitare la speculazione di pochi a danno dei molti, non decidere, come nei regimi, quello che i cittadini devono acquistare e mangiare». «Per questo – ricorda Grazia Simone – le associazioni dei consumatori hanno indetto per il 18 settembre uno “Sciopero del pane”. Un segnale forte per far capire che i cittadini-consumatori non ci stanno ad essere spellati».