Toscana
Sinodo, una Parola che rinnova
Domenica 5 ottobre, con una solenne concelebrazione, presieduta dal Papa nella basilica di San Paolo Fuori le Mura, a Roma, prende il via la XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. I lavori, che si svolgeranno in Vaticano dal 5 al 26 ottobre, saranno centrati sul tema: «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa». Ne parliamo con mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi.
Dopo il Sinodo sull’Eucaristia, ecco quello sulla Parola di Dio: quali le motivazioni che hanno portato a questa scelta?
«L’Eucaristia e la Parola di Dio sono inscindibilmente unite. L’ascolto della Parola di Dio rafforza la fede dei fedeli che comunicandosi all’Eucaristia riconoscono sotto le specie del pane e del vino il Signore Gesù Cristo veramente, realmente e sostanzialmente presente, che diventa per coloro che se ne nutrono il cibo della vita eterna. Del resto, l’Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis ha dedicato una parte significativa (nn. 44, 45, 46) al tema della Parola di Dio. Esiste una sensibilità sempre più diffusa dell’importanza della Parola di Dio per la vita della Chiesa e, in particolare, per la sua rinnovata missione di evangelizzazione e di promozione nel mondo attuale».
Quali reazioni sono state raccolte dopo la pubblicazione dell’«Instrumentum laboris»?
«Per sua natura l’Instrumentum laboris è un documento particolare che raccoglie le risposte dei vescovi sulle questioni suggerite dai Lineamenta. Nel documento sono elencati prevalentemente aspetti positivi per quanto riguarda l’importanza della Parola di Dio nella vita della Chiesa e nella sua missione nel mondo contemporaneo. Sono, però, segnalati alcuni aspetti che dovrebbero essere migliorati e integrati e, in particolare, un maggiore accesso alla Bibbia e una sua migliore intelligenza ecclesiale che avrebbero come conseguenza un maggiore dinamismo missionario. Del resto, il documento sarà discusso e approfondito nel corso dell’assise sinodale».
Il Sinodo si terrà a 40 anni dalla «Dei Verbum»: quali le luci e le ombre del rapporto con «la Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa»?
«La Dei Verbum, Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, ha avuto notevole influsso nella vita ecclesiale degli ultimi decenni. Basti pensare alla riforma liturgica e soprattutto alla ricchezza delle letture delle celebrazioni eucaristiche dell’anno liturgico. Come hanno segnalato vari vescovi rispondendo alle domande dei Lineamenta, tale Costituzione è, però, conosciuta piuttosto nei circoli ristretti degli specialisti. Pertanto, sarebbe auspicabile che venga riletta e che sia riscoperto il suo ricco contenuto tuttora non applicato in tutte le sue potenzialità. Credo che i due documenti pubblicati dalla Segreteria generale del Sinodo (Lineamenta e Instrumentum laboris), hanno dato un notevole contributo alla riattualizzazione della Dei Verbum, riletta secondo la sensibilità dell’uomo contemporaneo e dell’attuale ambiente culturale. Ovviamente, si è tenuto conto anche di altri importanti pronunciamenti della Chiesa, quali il Catechismo della Chiesa cattolica (11 ottobre 1992), o i due documenti della Pontificia Commissione biblica: L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa (15 aprile 1993) e Il Popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia cristiana (24 maggio 2001)».
In che modo questo Sinodo potrà rilanciare la pastorale biblica?
«La preparazione all’Assemblea ha già apportato importanti frutti. Vi sono numerose pubblicazioni sulla Parola di Dio. Vari vescovi hanno scritto Lettere pastorali sull’argomento dedicando l’anno pastorale all’approfondimento di tale tema. Si stanno organizzando convegni, simposi, incontri. Si sta diffondendo sempre di più la pratica della Lectio divina. Cresce la coscienza che i fedeli devono conoscere di più e meglio la Bibbia, il libro più tradotto nel mondo ma purtroppo non sufficientemente letto. Sono state fatte alcune inchieste circa la frequentazione della Scrittura da parte dei fedeli e degli uomini di buona volontà. I risultati non sono incoraggianti. Per esempio, secondo i dati forniti da Eurisko, in Italia solo il 38% dei praticanti ha letto un brano della Bibbia nel corso di un anno. La percentuale scende al 27% quando si prende in esame la popolazione totale adulta. Ovviamente, i cattolici praticanti sono privilegiati perché partecipano ogni domenica e giorno di precetto all’Eucaristia, ascoltano la Parola di Dio e l’omelia che dovrebbe spiegarne la portata per la loro vita personale, familiare e sociale. Occorre riscoprire una lettura ecclesiale della Bibbia, che deve inserirsi nel solco della Tradizione e nell’ascolto dei pronunciamenti del Magistero della Chiesa».
C’è interesse al tema della Parola di Dio da parte delle altre denominazioni religiose, cristiane e non, e anche dai non credenti?
«Il tema sinodale ha suscitato notevole interesse anche presso le altre Chiese e comunità cristiane. Del resto, la Bibbia e il sacramento del Battesimo sono due realtà che uniscono tutti i cristiani. Pertanto, la riscoperta della Parola di Dio ha grande importanza ecumenica. Conoscendo meglio la Scrittura i cristiani conosceranno meglio Gesù Cristo e il suo comandamento amatevi gli uni gli altri (Gv 15,17) come pure che tutti siano una sola cosa (Gv 17,21). All’Assemblea sinodale parteciperanno, come è ormai abitudine, delegati fraterni, rappresentanti di varie Chiese e comunità cristiane. Un rapporto del tutto particolare esiste tra i cristiani e gli ebrei, in quanto hanno in comune tanti libri della Bibbia, quelli che i cristiani chiamano l’Antico Testamento. Pertanto, l’Assemblea sinodale sulla Parola di Dio può favorire una ripresa, ancora più intensa, del dialogo cristiano-ebraico. La riflessione sulla Bibbia, libro ispirato dei cristiani, può essere l’occasione per approfondire il dialogo interreligioso, soprattutto con le altre religioni che venerano i loro libri sacri. Tale dialogo diventa sempre più necessario nel mondo attuale. Ovviamente, occorre sempre tenere presente che il cristianesimo non è tanto religione del libro quanto di una Persona, di Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato in cui sono raccolte tutte le parole che Dio Padre ha voluto rivelare agli uomini per la loro salvezza».
Dopo 40 anni è stato aggiornato il Regolamento del Sinodo dei vescovi: quali le principali novità?
«Nel passato sono stati fatti vari aggiustamenti ad hoc della metodologia sinodale. Era maturo il tempo di rivedere il testo nell’insieme, anche tenendo conto delle norme del Codice di diritto canonico e del Codice dei canoni delle Chiese orientali, promulgati rispettivamente nel 1983 e nel 1990, e cioè dopo le norme valide per il Sinodo dei vescovi emanate nel 1966 e, poi, riviste nel 1969 e nel 1971. Tra le novità occorre segnalare una maggiore omogeneità della terminologia. Inoltre, vi è più equilibrio tra le Conferenze episcopali e le Chiese orientali cattoliche. Nel passato, infatti, le Chiese orientali cattoliche venivano rappresentante ex officio dal loro capo. La norma attuale prevede invece che il capo di una di tali Chiese, se impedito, può delegare, con il consenso del Sinodo della Chiesa sui iuris, un altro vescovo. Inoltre, il Sinodo può scegliere un altro rappresentante se il numero dei membri della Chiesa in questione è superiore a 25. Si chiariscono meglio le prerogative del relatore generale che è, secondo la prassi ormai collaudata, un cardinale, e del segretario speciale, normalmente un vescovo esperto nella materia da trattare nel Sinodo. Sono menzionati per la prima volta i membri del Sinodo dei vescovi senza diritto di voto quali i delegati fraterni, gli esperti e gli uditori. È introdotta la possibilità di discussione libera, soprattutto l’ultima ora, dalle 18 alle 19, delle rispettive Congregazioni generali. Sono state aggiornate anche le norme di procedura nei Circoli minori, cioè nei gruppi di lavoro».
LA SCHEDA